Cantieri / L’allarme

Galleria della Tav sotto la Marzola, l'uomo che si è letto tutte le 1800 pagine del progetto: "Sarà devastante"

Elio Bonfanti, ex consigliere comunale, l’ha analizzato riga per riga: «Una parte è in inglese, non si sono neanche degnati di tradurla. E poi i terreni inquinati di Sloi e Carbochimica...»

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di Chiara Zomer

TRENTO. "L'impatto di quest'opera sarà davvero devastante". Elio Bonfanti (ex consigliere comunale di Trento) si è preso la briga di leggersi tutte le 1.800 pagine di progetto depositato da Italferr, riguardo alla circonvallazione ferroviaria che Rfi vuol realizzare grazie ai fondi del Pnrr - 900 milioni, ma l'opera dev'essere finita entro il 2026 - e quel che ne è uscito, dal suo punto di vista, è una bocciatura senza appello.

Per più di un motivo: il tema dei terreni inquinati, la questione delle falde, il problema dei rumori e delle vibrazioni, la gestione del materiale di risulta che arriva dall'ex Carbochimica. E poi ancora il sacrificio di terreno e quello che subirà il paesaggio, per finire con le ripercussioni sulla vivibilità, nelle case a ridosso del cantiere.

La prima cosa che Bonfanti contesta è la poca attenzione messa nella redazione del progetto: "Persino la lunghezza della galleria è indicata diversamente, a seconda delle relazioni, mentre uno degli approfondimenti è scritto tutto in inglese, non si sono presi la briga di tradurlo".

Segno secondo lui della poca voglia di coinvolgere le persone. Ma è nel merito che si dice preoccupato: "La prima cosa che è evidente è che non fanno la stazione provvisoria allo scalo Filzi. E poi c'è il tema delle vibrazioni e dei rumori".

Quello è analizzato in due diverse relazioni del progetto di Rfi. "Sì, ma a preoccupare sono i disagi sia durante i lavori che nella fase di esercizio. Perché si ipotizza di chiedere una deroga, e questo per forza li metterebbe a posto. Ma non inciderebbe sui disagi. E soprattutto perché non si è fatta un'analisi che parta dal presupposto di avere due talpe in funzione".

Per rispettare i tempi dati dal Pnrr l'opera va conclusa entro il 2026, il che significa scavare contemporaneamente sia da nord che da sud: "Non l'ha mai fatto nessuno. Mai. E non c'è uno studio approfondito al riguardo".

E quanto alle barriere antirumore, "sono previsti 3 chilometri di barriere, che in alcuni punti arriveranno a 10 metri, che divideranno a metà la valle. Altro che eliminare la cesura est ovest".

Ad agitare gli animi sono però soprattutto le conseguenze degli espropri: "In San Martino dovranno chiudere 10 attività e 21 famiglie si dovranno spostare. Ma io non penso che saranno gli unici ad essere toccati. Anche perché all'imbocco nord il progetto prevede uno scavo abbottonato, dal basso verso l'alto, quindi non con le trivelle. Dovranno usare esplosivi. E a quel punto i disagi saranno notevolmente più grandi anche alle civili abitazioni che ora non è previsto di espropriare. Senza contare le campagne, a Mattarello. Portano via 30 ettari, altri 27 li avevano portati via anni fa. Poi si piccano di essere il comune con più superficie coltivata. Non credo per molto".

Ultimo argomento che Bonfanti tocca è quello che sembra preoccuparlo di più: i terreni inquinati di Carbochimica e Sloi. "Non si capisce dove portano il materiale che asportano, quei 48 mila metri cubi stimati. Ma è la stessa quantificazione del materiale inquinato che non convince".

Lui un conto diverso lo fa, calcolando la pendenza del tracciato, e indica in 60 mila metri cubi un'ipotesi credibile, cui si aggiungerebbero i 9.300 metri cubi di materiale inquinato stimato per le rogge.

"E poi resta il tema della fossa degli Armanelli - conclude Bonfanti - ma il problema vero è che non si sa come faranno il lavoro. Io credo che cercheranno di farsi approvare il progetto e poi ci ragioneranno al tavolo tecnico che si aprirà. E questo è preoccupante".

Questi i motivi per cui lui - a differenza per esempio della Rete dei Cittadini, che ha presentato un progetto alternativo in destra Adige - propende per l'opzione zero: "La mitigazione degli effetti climatici è la prima cosa da valutare, lo si è ribadito anche a Glasgow. Questo viene prima di qualsiasi ragionamento di sviluppo".

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