Trasporti / Grandi opere

"Sulla circonvallazione ferroviaria di Trento serve più chiarezza"

Comune, i consiglieri Carli, Maschio e Urbani sollecitano una seduta specifica e la pubblicazione dei dettagli del progetto

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I CANTIERI Circonvallazione: i dubbi delle associazioni e le risposte del sindaco

di Dadiele Benfanti

TRENTO. Siamo «Sì Tav» ma a questo punto serve capire come si farà la circonvallazione ferroviaria di Trento. Che serve, ma solleva dubbi.

In sintesi è questa la filosofia che anima l'asse trasversale d'opposizione composto dai consiglieri comunali Marcello Carli di Rinascimento Trento, Andrea Maschio di Onda Civica e Pino Urbani di Fratelli d'Italia.

In conferenza stampa a Palazzo Thun i tre consiglieri (Urbani e Carli in presenza, Maschio da remoto) hanno presentato la mozione con cui chiedono al Comune di ascoltare circoscrizioni e cittadini e dedicare a breve (il 19 o 20 ottobre) un consiglio comunale specifico al progetto di Rfi - Rete ferroviaria italiana di bypass ferroviario della città da realizzare entro il 2026 con i fondi del Pnrr.

Un progetto ancora «segreto» nei dettagli, l'ha definito Urbani.

Per Maschio non è più tempo di accontentarsi di risposte di questo tenore: «Il progetto si farà, non sappiamo ancora come». «Sono parole che generano preoccupazione e paura nella popolazione».

«Non si tratta di decidere se fare l'opera - hanno detto i tre cofirmatari della mozione - ma di sollecitare a entrare nel dettaglio per farla al meglio e senza troppi disagi per la città e i cittadini. Siamo ancora convinti che il tracciato in destra Adige fosse preferibile, ma la Provincia l'ha bocciato a suo tempo. Non vorremmo che l'obiettivo positivo di spostare sempre più traffico su rotaia si pagasse con costi ambientali elevati per il cantiere e disagi di inquinamento acustico e vibrazioni per i residenti».

Diversi i punti critici che i tre consiglieri comunali di minoranza sollevano: si va dal rischio di compromettere una zona di pregio come l'Acquaviva, a sud di Mattarello, per l'imbocco sud della galleria («Sfruttiamo una galleria paramassi già presente poco più a sud» propone Carli), al timore che quattro «talpe» impegnate in contemporanea per «aggredire» lo scavo per fare in fretta siano troppe. Chi pagherà eventuali danni alle case esistenti o l'impatto delle vibrazioni al passaggio dei 260 treni merci al giorno? C'è scarsa fiducia che il Comune, poi, possa rivalersi su Rfi, titolare del progetto.

«Non vogliamo che i nodi e i dubbi vengano spostati su altri residenti» ha detto Urbani «e riteniamo che anche il Pd possa condividere la nostra mozione».

Sia Carli che Urbani hanno ripetuto la loro perplessità di fronte al silenzio della Provincia su questo tema: «Piazza Dante tace da troppo tempo. Non c'è mai stata».

Alla Provincia si chiede anche di intervenire economicamente nel caso in cui servissero varianti e modifiche al progetto iniziale per tutelare edifici, falde acquifere e sorgenti, qualità della vita, ambiente, nel corso dei lavori e a linea funzionante.

Duro Urbani su TrentoLab, lo spazio che nei progetti del Comune dovrebbe spiegare l'opera ai cittadini e recepirne dubbi e domande: «Di concreto non c'è nulla.

I cittadini dicono: bei pannelli, ma non si capisce niente. È una pillola di zucchero, non si parla dei cantieri». Per Maschio ancora troppi interrogativi sulla delicata bonifica delle aree ex Sloi e Carbochimica.

Per superare il problema, Carli propone una stazione ipogea all'ex scalo Filzi profonda 27 e non 11 metri, da mantenere poi come stazione stabile della città, collegata al centro dalla nuova tranvia su via Brennero.

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