Grandi opere / L'assemblea

Ferrovia, tunnel e cantieri a Trento nord: preoccupazione e rabbia fra i residenti

Il sindaco Franco Ianeselli e i tecnici hanno cercato di rassicurare gli abitanti che temono l'impatto sul territorio di anni di cantiere e poi del transito dei treni merce. Ma l'ipotesi di realizzare la nuova linea in Destra Adige è stata scartata a favore del tunnel sotto la collina

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di Daniele Benfanti

TRENTO. A un certo punto della serata il sindaco Franco Ianeselli ha dovuto alzarsi in piedi dietro il tavolo dei relatori, prendere il microfono, svestire momentaneamente i panni un po' scomodi di primo cittadino - che si affida ai numeri e alle perizie tecniche un po' fredde - e indossare quelli di ex-sindacalista, per creare maggiore empatia con il pubblico, che iniziava, con gli interventi liberi, a infittire il martellamento di perplessità, dubbi, contrarietà sulla circonvallazione ferroviaria ad alta velocità che entrerà in galleria proprio a ridosso del quartiere, secondo i piani già nel 2026, per non perdere il generoso finanziamento di 930 milioni di euro garantito dal Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato dall'Unione Europea.

Dei circa 200 presenti all'inizio della serata organizzata dal Comitato San Martino, più della metà hanno resistito fin oltre la mezzanotte, l'altra sera, al Parco della Predara.

Dal pubblico, interventi articolati, accesi e sentiti, più che domande ai quattro ingegneri presenti al tavolo: «Quanti camion passeranno ogni giorno su via Brennero per i lavori? Vero che saranno previsti 130 mila passaggi a pieno carico in quattro anni di cantiere? Dove verranno collocati gli inerti frutto di scavo, visto che si parla di 2 milioni di metri cubi di materiali scavati? Casa mia traballerà? Devo venderla? Come sarà il paesaggio in via Lavisotto? Avete pensato alle piene dell'Adige?».

E se il sindaco a inizio serata aveva scherzato proprio sul fatto di essere l'unico «non ingegnere» tra i cinque relatori del confronto sul progetto ferroviario, poi ha dato fondo alla dialettica da laureato in sociologia per tenere testa alla contrarietà dei cittadini al progetto di bypass ferroviario sotto la collina est di Trento.

Residenti decisamente (ma civilmente) arrabbiati.

Interventi a senso unico da parte del pubblico: vibrazioni, instabilità idrogeologica dei pendii del Calisio e della Marzola, inquinamento acustico, disagi per il cantiere che durerà almeno quattro anni, perplessità sull'utilità di una grande opera che pur toglierà traffico dalla gomma (due canne ferroviarie affiancate, con 12.5 km in galleria sotto San Martino e i quartieri collinari, fino a sbucare all'Acquaviva), sfiducia sui tempi, grandi punti interrogativi sulla sostenibilità ambientale del cantiere e dell'opera.

Una signora ha strappato parecchi applausi quando ha esclamato: «Da 15 anni Rfi (Rete ferroviaria italiana, che con Comune e Provincia ha siglato il protocollo per il bypass in galleria per i treni merci) ci promette barriere antirumore lungo tutto il tracciato urbano della ferrovia, ma si è fatto finora poco. Dobbiamo credere che un'opera così faraonica, cui si aggiungono i progetti di interramento della vecchia attuale ferrovia e il tram su via Brennero, sarà gestita con efficienza e senza impatti?».

Diversi gli interventi che hanno buttato la palla (e i binari...) al di là dell'Adige, chiedendo che si rispolveri in extremis il progetto bocciato dalla Provincia di fare il bypass in destra Adige, da Ischia Podetti a Mori. Idea accantonata, secondo molti cittadini, solo per blandire la categoria degli agricoltori, contrari al consumo di suolo tra vigneti e frutteti. Ianeselli ha ricordato che l'ipotesi destra Adige non sta in piedi: volerla recuperare ora significa non fare nulla.

«Questi progetti - ha ribadito il primo cittadino - non si misurano con l'applausometro ma con pareri tecnici fondati e la galleria ferroviaria sotto la collina di Trento è sicura e proprio per questo già finanziata. Avere la galleria per i treni merci ci permetterà di avere in tempi ragionevoli il modo di interrare la ferrovia sulla vecchia linea passeggeri».

La sfiducia dei cittadini, però, è palpabile.

Il pubblico ha rumoreggiato quando l'assessore alla mobilità del Comune, Ezio Facchin, ingegnere ed esperto di ingegneria ferroviaria, ha snocciolato dati e concetti tecnici ma non in grado di rasserenare gli animi: per essere rassicurati, i cittadini preferivano certezze e dettagli che la giunta comunale ancora non ha in mano.

«Vi assicuro che vigileremo su tutta l'opera» ha garantito Ianeselli.

Ma dalla platea si sono levate voci poco convinte: «Se è il Comune che deve vigilare, dov'è e cosa fa la Provincia? Il Comune si occupa di grandi opere, le Circoscrizioni di Europa e la Provincia di concerti di Vasco Rossi? C'è qualcosa che non va».

I fronti del dubbio si sono allargati man mano che la serata si inoltrava in una discussione in notturna: «Se per un anno non si riesce a fare un buco in piazza Centa, davvero in quattro anni avremo un'opera colossale come questa, pronta?».

E ancora: «Non parlate più di "metaprogetto"! Per riqualificare i nostri quartieri con opere compensative non occorre fare una stazione provvisoria dieci metri sotto terra e bucare una montagna instabile per trasportare container su treni lunghi quasi un chilometro».

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