Giustizia / Il caso

La verità della professoressa Francesca Gino: «Tutto un complotto contro di me»

La docente trentina era stata accusata di aver manomesso i dati di quattro ricerche e per questo è stata messa in aspettativa non pagata dalla Harvard Business School. Un'accusa pesante, soprattutto negli Stati Uniti e soprattutto ad Harvard, dove la docente venne assunta come "full professor" dieci anni fa

L'ACCUSA "Ricerche con dati falsati"

TRENTO. «Non ho manipolato alcuna ricerca, c'è stato un complotto contro di me». La professoressa di Harvard Francesca Gino, classe 1978, nata e cresciuta a Tione, ha detto la sua verità sulla vicenda esplosa nel giugno del 2023 e che ha fatto il giro di tutti i media internazionali, a partire dal New York Times. Per la prima volta Gino ha parlato in una lunga intervista pubblicata su La Stampa di domenica e realizzata dall'inviato del quotidiano Alberto Simoni, apprezzata "penna" trentina oggi operativa negli Stati Uniti.

La docente trentina era stata accusata di aver manomesso i dati di quattro ricerche e per questo è stata messa in aspettativa non pagata dalla Harvard Business School. Un'accusa pesante, soprattutto negli Stati Uniti e soprattutto ad Harvard, dove la docente venne assunta come "full professor" dieci anni fa. E, nell'arco di pochi giorni, Gino passò da essere una delle menti più apprezzate a livello internazionale al "patibolo" non solo mediatico. Gino ha poi fatto causa per 25 milioni di dollari accusando la prestigiosa università americana di "campagna diffamatoria".

I due trentini, prof e giornalista (che, come riportato nell'articolo, si conoscono dai tempi del liceo anche se l'ultimo contatto risaliva a quasi venti anni fa), si sono incontrati a Cambridge e per la prima volta lei ha voluto raccontare la vicenda che le ha stravolto la vita. E qui riportiamo stralci dell'intervista. «Non ho manomesso i dati», dice prima di ripercorrere la vicenda. «Il 27 ottobre 2021 vennero formalizzate le accuse, con una email del Research Integrity Officer della HBS. Accuse anonime.

L'indagine di Harvard ha prodotto 1.281, ma lunghezza e approfondimento non vanno confuse. Il report finale, infatti, era di sole 41 pagine». Gino fornisce i dettagli e ricostruisce i fatti, partendo dalle varie email ricevute e sottolineando una serie di episodi "strani" e varie incongruenze. Tra pochi giorni, il 26 aprile, è fissata la prima udienza con il giudice che deciderà quali parti della causa archiviare e quali andranno a processo. «Perché ho scelto di denunciare? La sera del 13 di giugno del 2023, una professoressa di Harvard ha ricevuto l'incarico di dirmi, "ehi fatti da parte, dimettiti, è la scelta migliore per te e la famiglia". Ma ha fatto il contrario. Si è presa la briga di leggere le 1281 pagine, di porsi delle domande. Mi ha contattata, aveva dei dubbi, e mi ha detto, mi sembra un'ingiustizia, resisti, fai causa. Così è cominciata. E ho fatto causa per cospirazione: riteniamo che Data Colada e Harvard abbiano fatto un accordo. È stato un professore della HBS a dirmelo».

La professoressa trentina parla di come sia cambiata la sua vita, delle speranze e dei sogni. «Se chiudo gli occhi sogno di tornare a quel che facevo prima, alla mia posizione ad Harvard, a quello che amo fare: ricerca e insegnare. Non merito di aver perso il lavoro perché non ho fatto nulla di quello che mi accusano. Sai cosa vorrei? Rinascere dalle ceneri. Al domani chiederei di ripulire il mio nome, questa idea di riemergere dalle ceneri è forse troppo ottimista, forse impossibile visto il danno, ma voglio rimettere le cose a posto. Oggi sono semplicemente una persona che vuole la verità. E provo a essere una roccia, come i monti da dove veniamo. Ma non è sempre facile».

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