Salute / Il nodo

Pronto soccorso di Rovereto, allarme personale: altre uscite e il deficit di infermieri sarà del 19%

Alfio Traverso (Cisl): «Con le ferie estive, è praticamente certo che il numero di operatori non sarà sufficiente a coprire i turni minimi, a meno di non saltare ancora riposi. Dagli anni del covid gli infermieri non si fermano, la tenuta psico-fisica è a rischio, anche per le frequenti aggressioni subite»

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di Matthias Pfaender

ROVERETO. È solo un caso che la Cisl Funzione pubblica del Trentino alla fine abbia scelto proprio la giornata di ieri per denunciare - per altro, non per la prima volta - le criticità dell'ospedale di Rovereto. Mentre a Trento l'assessore Mario Tonina e la direzione dell'azienda sanitaria incontravano in riunione plenaria il personale dell'Apss per progettare il futuro del sistema sanitario provinciale, a Rovereto, di fronte al Santa Maria del Carmine, il sindacalista Alfio Traverso snocciolava i numeri che fotografano lo stato di inadeguatezza, sul fronte del personale, di uno dei reparti più significativi della sanità pubblica in generale: il pronto soccorso.

«La pianta organica del reparto - argomenta Traverso - sarebbe di 32 infermieri. Il numero congruo per coprire i turni da 16 infermieri nelle 24 ore, con sei operatori al mattino, sei al pomeriggio e quattro la notte. Ad oggi gli infermieri sono 29 e diventeranno 26 entro il prossimo maggio a seguito di tre trasferimenti, dei quali la direzione dell'ospedale è perfettamente a conoscenza.

Quindi ci sarà praticamente il 19% in meno degli infermieri previsti. Ciononostante, la risposta della direzione è stata di non voler sostituire gli infermieri che se ne andranno. Ora, con l'approssimarsi delle ferie estive, è pacifico che ci saranno giorni in cui la disponibilità di infermieri non sarà sufficiente a coprire il contingente minimo. Non credo - sottolinea il sindacalista - occorra sottolineare quanto sia delicata l'attività di un pronto soccorso, e come questa nuova situazione sia vissuta dagli infermieri».

Sono diversi anni ormai che periodicamente si denuncia da corso Verona il livello di stress e fatica riscontrato in diversi reparti, a cominciare dal pronto soccorso.

«Mancano infermieri, i turni sono coperti da professionisti che saltano riposi e turni, e il tasso di assenze per malattia è sempre maggiore perché lo stress, accumulato fin dagli anni del Covid, ha da tempo superato il livello di guardia. Puoi lavorare due o tre mesi in emergenza, poi la gente non ce la fa più».

Il rischio di un cedimento della tenuta psico-fisica degli infermieri del pronto soccorso è acuito poi da una serie di dinamiche purtroppo condivise con gran parte dei nosocomi italiani, spesso destinatari dell'aumento della violenza generale della società e delle frustrazioni dei cittadini.

«Sono sempre più frequenti i casi di aggressioni e comportamenti violenti ai danni del personale sanitario - sottolinea Traverso -. Il posto di polizia all'interno dell'ospedale è aperto dalle 8 alle 18, ma spesso le situazioni più critiche si vivono di notte. Abbiamo più volte richiesto all'azienda di dotare il reparto di un corpo di vigilanza».

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