Sanità / Il tema

Medici e infermieri "a gettone": il Trentino ha sborsato 12,4 milioni di euro in cinque anni

Ma la gran parte della spesa è concentrata nel 2022 e nel 2023, dopo la fase della pandemia: a certificare il dato è l'Anac, l'Autorità nazionale anticorruzione, che ha svolto un'analisi nazionale sugli affidamenti pubblici. L'auspicio dell'assessore Tonina: «Vorremmo arrivare ad avere solo personale stabile, sempre presente, che faccia squadra con il resto dell'équipe»

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di Matteo Lunelli

TRENTO. Per i gettonisti il Trentino ha speso 12,4 milioni di euro nel periodo compreso tra il 2019 e il 2023. A certificare il dato è l'Anac. L'Autorità nazionale anticorruzione ha svolto un'analisi nazionale sugli affidamenti pubblici riguardanti il servizio di fornitura di personale medico e infermieristico con l'obiettivo di verificare la diffusione del fenomeno dei cosiddetti "gettonisti".

E il totale nazionale è stato di 1,7 miliardi di euro, di cui appunto 12 milioni e 430 mila euro a livello provinciale. Dividendo per i cinque anni presi in considerazione, il totale trentino risulta piuttosto esiguo, con una spesa di poco più di 2 milioni all'anno per questa particolare tipologia di personale.

«Significa che siamo ancora attrattivi rispetto ad altre regioni - commenta l'assessore Mario Tonina - Sopratutto al nord in molti hanno un grande bisogno degli incarichi libero professionali. Inoltre si affidano costantemente alle cooperative».

I dati Anac confermano: in Lombardia, ad esempio, sono stati spesi 29 milioni per medici, 27 per infermieri e 114 per personale sanitario.

«In Trentino ci siamo affidati alle cooperative solo in un caso e per un breve periodo, per poter garantire la dialisi ai turisti».

Effettivamente, in pieno Covid (tra il 2020 e il 2022), mentre il personale completava il proprio periodo di formazione specifica, la Provincia affidò a una cooperativa la gestione di quel particolare servizio. Altri aspetto: i reparti che più di altri necessitano dei gettonisti per poter "sopravvivere" - conferma Tonina - sono i pronto soccorso e i punti nascita periferici.

E questo porta a un'ulteriore considerazione: la gran parte dei 12,4 milioni spesi in Trentino si riferisce al 2023 e al 2022, considerato che i punti nascita nel 2020 e 2021 sono rimasti praticamente sempre chiusi e che i pronto soccorso nel periodo di pandemia hanno vissuto un momento - a livello di quantità di accessi, con il quasi azzeramento di codici bianchi e verdi per via della "paura" del Covid - di relativa tranquillità. Inoltre, come sottolineato dall'assessore, «prima del Covid non si è mai nemmeno sentito parlare dei gettonisti, è una figura nata dopo il Covid vista la difficoltà nel reperimento del personale».

Insomma, quei 12 milioni e mezzo non sono equamente distribuiti nei cinque anni presi in considerazione da Anac, con il vero boom legato agli ultimi due anni. Ma l'obiettivo della politica trentina è quello di ridurre il più possibile quei numeri. «Vorremmo arrivare a non averne più. Non perché non siano bravi, anche perché noi li scegliamo tra le graduatorie, con le commissioni che valutano il curriculum, ma perché vogliamo personale stabile, sempre presente, che faccia squadra con il resto dell'équipe».

Se sui punti nascita periferici, costantemente in affanno per quanto riguarda il personale e "vittime" della denatalità, con numeri decisamente bassi di parti, qualche decisione è prevista nel prossimo futuro, sui pronto soccorso l'assessore ha le idee chiare: «Dobbiamo lavorare sui codici bianchi e verdi, abbassando gli accessi. E chi ha veramente bisogno deve essere assistito subito da personale qualificato e in totale sicurezza: per questo in quel reparto serve persone stabile e con contratti di lavoro a tempo indeterminato. Se lavori in Pronto soccorso con una maggioranza di medici gettonisti non va bene, quello è un biglietto da visita per i nostri cittadini che hanno bisogno di cure immediate».

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