Sanità / I dati

Ospedale di Cles, i numeri del 2023: 23mila accessi al Pronto soccorso, quattromila ricoveri e 2.300 operazioni

I dati di quest’anno (fino a novembre) sono stati illustrati al nuovo assessore alla Sanità Mario Tonina che ha fatto tappa in Val di Non. Temi «caldi» rimangono sempre la carenza di personale, la capacità di trattenere i professionisti e la difficoltà di attrarne di nuovi, criticità che si sentono soprattutto in alcuni settori (anestesia, emergenza-urgenza, pediatria e ginecologia)

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CLES. Continua «l’operazione ascolto» del neo assessore alla Salute Mario Tonina, che dopo Tione, Cavalese e Borgo Valsugana ha fatto oggi 14 dicembre tappa a Cles per incontrare direttori di Unità operativa, coordinatori e il personale dell’ospedale di riferimento delle Valli del Noce e del distretto ovest. Al centro del dibattito, le eccellenze e anche le difficoltà di un ospedale come quello di Cles con un ruolo strategico nella rete dei servizi ospedalieri trentini, ma che, al pari di altri presidi territoriali, sconta una costante criticità nel reperimento di personale. Su questo fronte massimo impegno è stato garantito dall’assessore e dai vertici dell’Azienda sanitaria nel mantenere anche a livello territoriale servizi di qualità, rendendo la struttura di riferimento per le Valli di Non e Sole sempre più attrattiva per i professionisti e per i pazienti.

I numeri del 2023 (fino a novembre) parlano di quasi 23mila accessi al pronto soccorso, che fanno dell’ospedale di Cles il terzo presidio per l’emergenza e i traumi dopo Trento e Rovereto. Sono stati oltre 4mila i ricoveri (compresi i day hospital), oltre 2.300 le operazioni, in particolare per ortopedia e traumi, e oltre 28mila gli accessi in ambulatorio. Con oltre 400 operatori in organico, 133 posti letto e un bacino di utenti di oltre 90mila residenti, l’ospedale di Cles è un nodo fondamentale della rete ospedaliera trentina. Alle necessità della popolazione residente vanno poi sommate quelle dei turisti: in Valle di Non e soprattutto Val di Sole in inverno si registra il 30-35% delle presenze turistiche di tutto Trentino.

A presentare i dati di attività dell’ospedale, ad evidenziare il pieno recupero dei volumi pre-pandemia, è stato il direttore Borghesi, che ha ripercorso i recenti interventi strutturali che hanno consentito un’importante rimodulazione organizzativa degli spazi e quindi una migliore funzionalità e logistica.

La riqualificazione strutturale ha permesso di creare una sezione di Terapia semi-intensiva nel reparto di medicina e una sezione di Terapia Intensiva Post Operatoria (T.I.P.O.) nell’area chirurgica, che sarà attivata effettivamente tra qualche settimana, consentendo di aumentare la complessità degli interventi chirurgici e ortopedici, di evitare il trasferimento agli ospedali centrali di pazienti fragili e di garantire maggiore sicurezza non solo ai pazienti chirurgici, ma anche a quelli in condizioni critiche degli altri reparti. Sul fronte del pronto soccorso, per migliorarne la funzionalità, sono stati realizzati due nuovi ambulatori ortopedico-traumatologici che saranno operativi a fine dicembre 2023.

Tra i punti qualificanti citati dal direttore dell’ospedale, i risultati sul fronte di Fast-Track, il protocollo applicato agli interventi di protesi all’anca e al ginocchio che consente di ridurre al minimo il ricovero e riprendere velocemente una vita normale e la proficua collaborazione con le chirurgie di Trento, così come anche la dotazione e l’utilizzo di una delle colonne laparoscopiche più avanzate nella disponibilità di Apss. Punti di forza e buone pratiche che fanno di Cles uno snodo importante della rete ospedaliera trentina, ma che non devono far dimenticare alcune problematiche oggettive, emerse anche dal dibattito con i direttori medici e gli operatori.

Temi «caldi» rimangono sempre la carenza di personale, la capacità di trattenere i professionisti e la difficoltà di attrarne di nuovi, criticità che si sentono soprattutto in alcuni settori (anestesia, emergenza-urgenza, pediatria e ginecologia). Strategica risulta anche la capacità di essere attrattivi verso l’esterno, facilitando anche il reperimento degli alloggi. Dal dibattito è emersa anche la necessità di valorizzare il personale interno mettendo a punto strategie per migliorare l’attaccamento al proprio lavoro e all’azienda.

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