Opere / Il caso

Pillon, l’uomo del Dibattito Pubblico sulla Tav di Trento: «Non sono equidistante, sono equivicino»

Da giorni promuove incontri, ascolta tutti e prepara il suo dossier: «Ci metterò tutto, anche le posizioni opzione zero dei No Tav, vedo che i trentini partecipano attivamente»

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di Franco Gottardi

TRENTO. «La più grande soddisfazione? Vedere che un'opera è cambiata, che sono state accolte le istanze per migliorarla». È uno strano lavoro quello di Andrea Pillon. Torinese, 54 anni, è l'esperto di partecipazione e mediazione dei conflitti individuato dal Ministero delle Infrastrutture come coordinatore del Dibattito Pubblico sul progetto di circonvallazione ferroviaria di Trento.

In pratica deve presentare il progetto, far emergere le possibili alternative, sviluppare un dibattito e alla fine mettere tutto in un dossier che finirà sul tavolo di chi prenderà la decisione finale: fare o non fare l'opera, tenerla così com'è o cambiarla.

Come sta andando, dottor Pillon?

Secondo me sta andando bene, io sono contento. Facciamo una quantità di incontri veramente molto densi dove i temi più caldi e sentiti stanno emergendo e questo è l'obiettivo del dibattito pubblico. La scelta metodologica è stata quella di andare nei quartieri interessati per spiegare cosa stesse succedendo e cercare di coinvolgere direttamente gli "impattati". Quindi abbiamo dei momenti di confronto più generali, su aspetti più ampi, a cui facciamo sempre seguire un incontro su aspetti più particolari.

Finora la formula funziona.

Questa è la prima volta che si fa un Dibattito Pubblico su un'opera legata al Pnrr. Il fatto che i tempi dell'iter di approvazione siano così stretti non rischia di inficiare il percorso?

Questi sono più o meno gli stessi tempi del Dibattito pubblico che abbiamo fatto l'anno scorso tra Natale e Capodanno sulla diga foranea di Genova. Quello che noto è che quando i tempi sono stretti c'è anche più attenzione. Certo così si costringe le persone a dare la disponibilità del loro tempo in maniera concentrata, ma forse proprio il poco tempo fa sì che ci si concentri subito sulle questioni importanti. Si va al sodo perché il poco tempo bisogna sfruttarlo bene. E mi pare che questo stia avvenendo qui. Ora le persone stanno anche iniziando a inviare contributi sui "quaderni degli attori". Ne abbiamo pubblicati tre e immagino ne arriveranno tanti. Abbiamo una sessantina di domande a incontro, riusciamo a dare la parola alle persone e in più questi contributi.

Ce la si fa con i tempi.

L'obiettivo naturalmente è arricchire il progetto con spunti e richieste, cosa che sta già avvenendo. Forse più difficile è riuscire a mettere veramente a confronto un progetto così strutturato come quello di Rfi con una possibile alternativa, nel caso trentino rappresentata dal progetto presentato dalla Rete dei cittadini. A occhio questa rischia di rimanere una testimonianza che non può reggere il confronto con un progetto a cui hanno lavorato per mesi una schiera di ingegneri.

In realtà io la prima persona che ho sentito e coinvolto venendo qui a Trento è proprio l'ingegner Zadra, della Rete dei cittadini. Lui ha presentato la sua idea e si è potuto confrontare per tre ore e mezzo con i tecnici di Rfi.

Compito del Dibattito Pubblico è proprio far emergere queste questioni di fronte al referente e lo abbiamo fatto. È vero che sono due progetti diversi ma l'alternativa viene analizzata; poi la cosa importante è che la relazione finale del coordinatore entra nella conferenza dei servizi. Dovrà essere presa in considerazione. Poi non so quale sarà l'esito ma il compito del Dibattito pubblico è questo: far emergere anche le alternative possibili a un'opera. Questo è stato fatto e sono contento, come sono contento che nei dibattiti partecipino anche le persone che pensano che l'opera non debba essere fatta. Abbiamo tantissimi interventi di chi propone l'opzione zero e anche queste posizioni entreranno nella relazione.

I trentini stanno partecipando?

Sì, si stanno dimostrando cittadini partecipativi. Anche quelli che di solito contestano: i No Tav. Vengono ai dibattiti, magari da soli e non in maniera organizzata, e dicono la loro.

E dunque sulla carta anche delle loro posizioni bisognerà tener conto. Si sente addosso un ruolo da difensore civico dei cittadini?

Guardi, come diceva sempre il mio maestro, il compianto Luigi Bobbio,"chi fa il mio mestiere non deve essere equidistante, deve essere equivicino". È una definizione che mi sento moltissimo addosso. C'è la responsabilità di far emergere le questioni, gli interessi del Comune, i tempi da rispettare. Io provo a interpretare il mio ruolo in questo modo e credo che essere equivicino sia una definizione più giusta, meno fredda di equidistante. L'obiettivo è capire quali sono gli interessi in gioco, farli emergere tutti e tenerne conto.

Per farli emergere le serate tematiche sono una modalità, ma anche il sito dpcirconvallazioneferroviariatrento.it ha una sua funzione no?

Certo. Ai dibattiti ci sono quelli che vogliono sfruttare l'occasione per intervenire e sostenere le proprie ragioni. Poi c'è chi preferisce altre modalità e quella di pubblicare i propri contributi sui "quaderni" è una delle più efficaci. Qualcuno ha già iniziato a sfruttarla e credo che altri seguiranno. Sapendo che ogni contributo andrà ad arricchire la relazione.Relazione che sarà fatta quando?Entro i primi di febbraio. A gennaio faremo due o tre incontri per mettere a fuoco gli argomenti che vale la pena approfondire. Saranno dei webinar che vorrei molto tecnici a cui inviteremo esperti. Poi avrò 15 giorni per scrivere la relazione.

Forse è un po' presto per farle questa domanda ma cosa pensa di portarsi a casa da Trento dopo questa esperienza?

Vorrò vedere com'era il progetto prima del dibattito pubblico e come sarà cambiato. È una cosa che faccio sempre a distanza di mesi e anche qui la mia speranza è che tutta questa grande macchina di ascolto messa in piedi possa servire non solo per decidere se fare o non fare l'opera ma anche per migliorarla.

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