Viabilità / Il nodo

Perché non si riesce a fare la ciclabile Lavis-Zambana, senza quel giro di 14 chilometri

Sottopassi abbandonati, ostacoli per passeggini e carrozzelle, e i due paesi che distano alcune centinaia di metri restano "separati". Previsto in futuro un nuovo percorso nell'ambito di una lottizzazione privata, ma anche qui non mancano difficoltà

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di Angelo Zambotti

ZAMBANA. Nel centro abitato di Zambana, unica porzione del comune di Terre d'Adige a sinistra del medesimo fiume, così come nel circostante territorio lavisano degli Aicheri, delle Pinzarelle e di Maso Callianer, esiste un problema di non poco conto: il collegamento ciclopedonale rapido e in sicurezza con Lavis, oltre agli accessi alle due stazioni di Trento-Malé e Trenitalia.

Partiamo dal collegamento ciclopedonale. Esiste la pista ciclabile lungo l'Adige che poi risale l'Avisio dalla confluenza tra i due fiumi all'ingresso sud di Lavis: un itinerario sicuro e piacevole, ma non certo veloce perché per andare dal centro di Zambana a quello di Lavis bisogna camminare o pedalare per almeno 7 chilometri, da replicare sulla via del ritorno. Insomma, un tracciato da percorrere più per diletto avendo diverso tempo a disposizione, più che per recarsi da un paese all'altro per qualsiasi esigenza o per una passeggiata alla portata di tutti.

La distanza effettiva tra il centro storico di Lavis e l'abitato di Zambana, infatti, è di poco superiore ai 2 chilometri. In questo senso, però, delle gradite novità sono più o meno all'orizzonte.

Dalla stazione ferroviaria di Lavis esiste già un tratto di ciclopedonale, per ora senza particolari sbocchi, diretta verso sud nei pressi della statale del Brennero. Da qui nell'ambito di una lottizzazione un privato realizzerà un nuovo percorso che collegherà l'esistente al sottopassaggio della rotatoria Sevignani, la rotonda che mette in comunicazione la statale alla bretella verso la Trento-Rocchetta.

Pure tale sottopassaggio, per ora senza illuminazione, è abbandonato a se stesso, visto che per avere un senso compiuto abbisogna della realizzazione del collegamento (già progettato ma non finanziato) con la nuova stazione Trento-Malè di Lavis, zona dalla quale grazie alle opere degli ultimi anni si può raggiungere anche il centro della borgata senza attraversamenti a raso.

Quando tali tracciati vedranno la luce, e passerà qualche anno, da Zambana e dalle abitazioni circostanti si potrà raggiungere a piedi Lavis in poco tempo e in sicurezza.

Rimane però un grande interrogativo: le carrozzine delle persone disabili o i passeggini dei neonati, come possono raggiungere tali itinerari senza avventurarsi in passaggi non certo agevoli come la rotonda della zona industriale Zarga, dove si imbocca il cavalcavia (questo sì, dotato di marciapiede) che raggiunge Zambana? E, per farla più breve, come potrebbero carrozzine o passeggini raggiungere le due stazioni che da Zambana distano pochi metri, dominati però dalle rotaie?

Esistono due sottopassaggi, di cui uno (quello per raggiungere il piazzale ex Cinque Comuni e poi la fermata della Trento-Malé) dotato di una rampa, la cui pendenza è però eccessiva. Con due buone braccia la si può utilizzare per spingervi una bicicletta, ma non certo un passeggino con un bambino. Per le persone disabili ci sarebbe un poco funzionale montascale.

Inutile utilizzare giri di parole: per rendere veramente fruibili a tutti le due stazioni, occorre almeno un sottopasso con pendenza adeguata. Se poi si considera che dal prossimo anno arriveranno in loco pure gli autobus elettrici della linea cittadina 17, si capisce quanto tali opere possano cambiare un paese, ora prigioniero delle barriere architettoniche, almeno per quanto riguarda alcuni collegamenti del trasporto pubblico.

«Nel nostro documento unico di programmazione si parla anche del collegamento con gli itinerari ciclopedonali verso Lavis e con le due stazioni - spiega il sindaco di Terre d'Adige Renato Tasin - occorrerà confrontarsi con le Ferrovie dello Stato: un nuovo sottopassaggio più funzionale dovrà essere realizzato da loro, poi a noi toccherà la gestione».

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