Montagna / Il progetto

Campiglio, un’altra pista da sci da allargare: via 2,7 ettari di bosco

Documentazione preliminare depositata all’Appa per lo screening ambientale: nuovo volto per la “blu” Poza Vecia, lavori in una zona dove esiste una sorgente idropotabile captata. Obiettivi: aumentare la pendenza del tracciato su cui ora gli sciatori devono “racchettare” e garantire l’apertura a dicembre

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di Giorgia Cardini

MADONNA DI CAMPIGLIO. Nonostante da molte parti si dica che entro una decina di anni non sarà più possibile sciare, almeno a quote medie, a causa dei cambiamenti climatici in corso, le società impiantistiche continuano a investire per avere a disposizione impianti all'avanguardia e con maggiore portata, piste da sci più larghe, sistemi di innevamento più estesi. A farlo, da tempo, sono anche le Funivie Madonna di Campiglio spa, padrone delle stagioni bianche nel Trentino occidentale.

Il 22 gennaio scorso, la società ha depositato negli uffici dell'Appa la documentazione relativa alla sistemazione e allargamento della pista Poza Vecia, con completamente dell'impianto di innevamento programmato. L'aumento di superficie previsto è di 32.520 mq, che in parte ricadono all'interno dei confini del Parco Naturale Adamello Brenta, in una zona classificata come riserva controllata e habitat non prioritario: di qui la necessità di passare all'Appa col progetto, per verificarne l'assoggettabilità alla Valutazione di impatto ambientale.

La pista Poza Vecia è una "blu facile" dove non mancano momenti in cui bisogna racchettare. Il progetto proposto dalle Funivie Madonna di Campiglio spa, che ricade nel Comune di Tre Ville e interessa anche terreni della frazione di Monclassico e della Comunità delle Regole di Spinale e Manez prevede un ampliamento consistente del piano (+16.385 mq) e delle rampe (+17.415 mq), con sbancamenti per 38.165 mc. L'intervento interessa il tratto iniziale del tracciato, in prossimità delle stazioni di partenza delle seggiovie Rododendro e Vagliana, ad una quota tra 1.755 e 1.660 metri, all'incrocio con la pista "Nube D'Argento", per una lunghezza complessiva di circa 1.200 metri. Il segmento che sarà m odificato coincide per buona parte con quello della strada di servizio che sale al Grostè e riguarda, per i primi 470 metri di sviluppo, una zona del Parco, mentre il sacrificio a carico del bosco sarà complessivamente di 2,7 ettari.

Gli obiettivi perseguiti dalla spa sono sostanzialmente due: aumentare la pendenza nel tratto interessato ai lavori, dove oggi lo sciatore deve spingere, dando a esso una pendenza minima del 4%, e completare l'impianto di innevamento artificiale, attrezzando il tratto finale della pista, per una lunghezza pari a circa 1.200 metri. "Cannoni" che consentiranno di mettere in esercizio la pista anche quando la neve scarseggia e in cui potrebbe essere impossibile rientrare dal Grostè direttamente in altro modo, nel caso di fermo impianto della seggiovia "Calchera di Boch" (che collega il Grostè con lo Spinale). Gli sciatori - si legge nel progetto - in tal caso non avrebbero altra soluzione per scendere a valle che quella di utilizzare la telecabina "Grostè", soluzione quest'ultima che potrebbe essere impossibile nel malaugurato caso dovesse essere necessario chiudere anche la telecabina o la seggiovia "Rododendro"».

Certo, un fuori servizio "a catena" piuttosto improbabile ma non impossibile, secondo la società. Il cronoprogramma presentato ventila un cantiere aperto da giugno a novembre 2024, per riaprire in dicembre. I problemi ambientali, secondo la relazione, sono "trascurabili" (nonostante in parte si lavori in area protetta) ma poco a monte della strada che porta alle baite e ad ovest del tratto di pista da allargare, è presente una sorgente idropotabile da proteggere, visti i vasti sbancamenti previsti per l'opera.

Fino al 2 marzo, osservazioni aperte a tutti: chi fosse interessato ad approfondire può trovare tutta la documentazione del progetto sul sito Web Appa al link "pubblicazione dati procedimenti in corso" inserendo il codice SCR-2024-01.

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