Salute / Giovani

Hikikomori, un fenomeno in aumento. Una mamma: “Mio figlio rinchiuso in camera da anni»

Il toccante racconto in un confronto organizzato dall'associazione Hikikomori Italia in collaborazione con l'Università di Trento e il Rotary Club Rovereto Vallagarina: “Pensavamo che tutto dipendesse dal computer, dal fatto che rimaneva attaccato a quello per ore, e abbiamo cercato di limitarne l'uso. Lì si sono iniziati i drammi”

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di Patrizia Todesco

ROVERETO. Anche il Trentino si interroga sugli Hikikomori, termine che indica i giovani che decidono di isolarsi dal mondo, vivendo buona parte della giornata nelle loro stanze, collegati solo con un computer. Se ne è parlato in un convegno a Rovereto, con una mamma che ha raccontato la sua esperienza: “Mio figlio ha iniziato a isolarsi 12 anni fa, quando era in prima liceo. Pensavamo che tutto dipendesse dal computer, dal fatto che rimaneva attaccato a quello per ore, e abbiamo cercato di limitarne l'uso. Lì si sono iniziati i drammi. È diventato violento, rabbioso”.

Ci vuole coraggio per raccontare le sofferenze del proprio figlio e quelle della famiglia. Mamma Danila B, ieri, sabato 25 novembre, l'ha fatto nel corso di un confronto organizzato dall'associazione Hikikomori Italia in collaborazione con l'Università di Trento e il Rotary Club Rovereto Vallagarina.

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