Sanità / L’intervento

In un anno 90 medici “gettonisti”: coprono i turni nei pronto soccorso e nei punti nascita

Lo ha detto l'assessora Segnana rispondendo a un'interrogazione di Zanella, che è preoccupato per il futuro: “Serve più lungimiranza, investendo maggiormente nella capacità di trattenere, aumentando i contratti del personale sanitario e migliorando il clima organizzativo. Altrimenti il sistema sarà destinato ad implodere e la sanità sarà privatizzata”

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TRENTO. Nel corso del 2022 sono stati una novantina i medici "gettonisti", ovvero liberi professionisti esterni all'Azienda sanitaria, a cui si è ricorso per tamponare i "buchi" nei turni del personale negli ospedali trentini. Lo ha detto ieri l'assessora provinciale alla salute, Stefania Segnana, rispondendo a una interrogazione del consigliere provinciale Paolo Zanella, considerato il massiccio ricorso a questi medici, che vengono pagati molto (1.200 euro per coprire un turno), ma sono per definizione provvisori - la maggior parte sono pensionati - e quindi non integrati con il resto del personale del reparto in cui si ritrovano inseriti. Si tratta di circa il 10% del totale se si considera che i dirigenti medici dell'Azienda erano 1.083, quindi iniziano ad essere una presenza rilevante.

L'assessora ha spiegato che i gettonisti sono stati impiegati «per quasi la metà nei pronto soccorso aziendali, settore dove è ampiamente nota la grave carenza di professionisti. I restanti gettonisti sono stati impiegati per tamponare situazioni temporanee di carenza, nelle more dell'espletamento delle procedure concorsuali indette per le relative discipline (quindi per situazioni transitorie) o per potenziamenti stagionali (ad esempio pronto soccorsi ortopedici), nonché per garantire i professionisti (ostetrici e pediatri) impegnati nell'apertura dei punti nascita di Cles e Cavalese».

D'altra parte, come ha insistito nel dire ieri l'assessora Segnana: «Quella della carenza dei medici è un'emergenza nazionale non solo della Provincia di Trento» e questo si deve «a scelte del passato come il numero chiuso nelle Scuole di Medicina e alle quali nel lungo periodo abbiamo cercato di dare una risposta di programmazione a livello locale con l'attivazione del corso di laurea in Medicina e chirurgia a Trento nel 2020».

Segnana ha comunque confermato che: «La via prioritaria per l'Azienda è l'acquisizione di personale dipendente» e nel corso del 2022 per fare fronte all'aggravarsi della carenza di medici in alcune discipline sono stati indetti 34 bandi di concorso, 17 procedure di mobilità e 13 selezioni pubbliche. Per il solo pronto soccorso ci sono stati due concorsi e due procedure di mobilità. Purtroppo poi molti concorsi vanno deserti.

E riguardo al costo particolarmente elevato dei gettonisti, Segnata ha aggiunto che: «Sui tavoli nazionali si sta lavorando per meglio regolamentare il fenomeno definendo un tetto massimo agli importi che possono essere riconosciuti ai professionisti eventualmente differenziato per sedi disagiate e per livello di esperienza».

Il consigliere Paolo Zanella ha commentato: «La questione dei libero professionisti a prestazione (gettonisti) ha ripercussioni negative sia sull'organizzazione interna, che sul sistema sanitario nel suo complesso. Internamente alle organizzazioni sanitarie, non essendo integrati nel team di cura, i gettonisti sentono meno responsabilità, garantendo meno appropriatezza delle cure, non avendo alcun obiettivo aziendale: in pronto soccorso, in caso di dubbio, perché non ricoverare, invece di dimettere? perché assumersene la responsabilità? E infatti i tassi di ricovero aumentano. Poi vi è il rischio di conflittualità legate a una notevole disparità retributiva coi colleghi e alla possibilità di decidere quanto e quando lavorare, con un potere contrattuale troppo forte ed eticamente discutibile».

«Per quanto riguarda il sistema nel suo complesso, con i pensionamenti che nei prossimi anni aumenteranno, - osserva Zanella - il rischio è che - se a livello nazionale non si pone rapidamente un tetto ai compensi - la spesa sanitaria sia destinata a esplodere. Serve più lungimiranza, investendo maggiormente nell'attrattività e nella capacità di trattenere, aumentando i contratti del personale sanitario e migliorando il clima organizzativo. Altrimenti il sistema sarà destinato ad implodere e la sanità sarà privatizzata, con l'impossibilità per la popolazione più fragile di accedere alle cure. Cosa da scongiurare».

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