Sanità / La protesta

I medici trentini si mobilitano e sono pronti allo sciopero, denunciano una situazione drammatica

Oggi, 30 novembre, la conferenza dei sindacati cui potrebbero seguire decisioni clamorose. Sabato scenderanno in piazza politici, associazioni e Ordini per difendere il diritto alla salute: nel mirino le politiche della Provincia. Il presidente di Anpo Fulvio Campolongo, e  Sonia Brugnara, segretaria del Cimo, confermano che l'emergenza è diffusa in tutti gli ospedali

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di Matteo Lunelli

TRENTO. Qualche mese fa si parlava di sanità trentina in difficoltà. Poi si è parlato di una sanità sull'orlo del baratro. Oggi, senza mezzi termini, i medici parlano di «situazione francamente drammatica».

E lo sciopero non è più una "minaccia" velata e lontana, tra le righe in fondo a un comunicato o fatta solo percepire in una dichiarazione: è un'ipotesi concreta. Domani mattina i sindacati della dirigenza medica, sanitaria e veterinaria spiegheranno le loro ragioni in una conferenza all'ospedale Santa Chiara. E ribadiscono che «siamo pronti a ricorrere ad ogni forma di protesta per portare in piazza tutto il disappunto per questa situazione intollerabile». Tradotto, si va verso lo sciopero.

A spiegare è il presidente di Anpo Fulvio Campolongo, medico ed ex primario dell'Unità operativa multizonale di chirurgia maxillo-facciale e odontostomatologia al Santa Chiara: «Inutile girarci intorno: la situazione è drammatica. E lo è in tutti gli ospedali della provincia, non si tratta di qualche problema solo il determinati reparti». E anche Sonia Brugnara, segretaria del Cimo e dirigente medico in Oncologia al Santa Chiara, è dello stesso avviso: «La situazione è difficile in maniera diffusa, in tutti gli ospedali».

A Campolongo chiediamo se si tratti "solamente" di questioni sindacali e contrattuali. Ma lui è chiarissimo: «Per noi l'aspetto economico è forse l'ultimo dei problemi: uno parla di contratto e si pensa subito ai "tabellari", alle cifre. Il punto centrale non è quello, fermo restando che anche di quello si dovrà discutere. Il punto è che la nostra categoria, ma credo di poter parlare anche per gli infermieri e le altre figure sanitarie, è esausta. I tempi e le modalità di lavoro che vanno avanti da mesi e mesi non funzionano. Questo porta poi a compiere errori: e tutti sappiamo bene che in sanità gli errori non vanno commessi. La situazione è devastante per i pazienti, che non sono ovviamente contenti di farsi operare da chi arriva da turni di dodici ore, ma lo è anche per i lavoratori».

Le risposte-tampone che arrivano dall'alto non bastano: «Quando sento il direttore generale dell'Azienda sanitaria sostenere che la soluzione è spostare alcuni chirurghi in Pronto soccorso, penso che così stiamo calpestando i principi della medicina e delle specializzazioni. Ogni settore richiede competenze specifiche. Capisco la necessità di soluzioni fantasiose, ma se questi medici vanno in Pronto soccorso allora restano in Chirurgia due medici che si sobbarcano tutto il lavoro, i turni, le guardie, le notti».

Restando nelle risposte arrivate fino ad ora, il dottor Fulvio Campolongo entra nel merito: «Stanno garantendo i turni con degli ordini di servizio che sarebbero dovuti durare poche settimane e invece vanno avanti da mesi. Servono della soluzioni accattivanti per reclutare personale, non marketing turistico. E questo passa anche attraverso i contratti: quello trentino è peggiorativo rispetto a quello nazionale. Nelle assemblee che abbiamo fatto nelle scorse settimane, tutte molto partecipate, è emersa con forza la voglia di dire basta. Bisogna chiudere un capitolo e aprirne un altro».

A fotografare la situazione è anche la dottoressa Sonia Brugnara: «La situazione sta precipitando e il caposaldo di uno sblocco è legato al contratto: non solo per le questioni economiche, ma per quelle normative. Da 16 anni tutto è fermo e in sedici anni è cambiato tutto. Anzi, pensiamo solamente a come è cambiato il mondo negli ultimi due. La politica fino ad ora ha sempre lasciato cadere nel vuoto le richieste e siamo fermi. Vogliamo essere pratici e pragmatici: gli accordi nazionali sono la base, il faro da seguire. Ma bisogna mettersi di buona lena a studiare i vari punti. La stanchezza di tutti è enorme, non si può fare finta di non accorgersi di come siamo messi».

Che sia sciopero o meno, in ogni caso emerge un quadro decisamente preoccupante. Le tante sigle sono compatte (Aaroi Emac, Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Anpo, Ascoti, Cimo, Cimop, Fesmed, Fials Medici, Cgil, Fassid, Fvm e Uil Dirigenza medica), i professionisti di tutti gli ospedali trentini anche. Domani mattina si saprà quali decisioni sono state prese.

Restando in tema di mobilitazioni, non va dimenticata la grande manifestazione prevista nel fine settimana: sabato 3, infatti, è in agenda un'assemblea pubblica in piazza Dante per la difesa del diritto alla salute. Ci sarà la politica (tra gli altri hanno aderito i consiglieri provinciali Paola Demagri, Paolo Zanella, Luca Zeni, Lucia Coppola e Ugo Rossi), ma l'appello è stato già firmato dai presidenti degli Ordini di medici, degli infermieri, degli psicologi e degli assistenti sociali, dalla Consulta della salute e da quella delle politiche sociali, dai Cgil, Cisl e Uil, dalle Acli, da Arci, da Cnca, da Consolida, dall'Area Impegno Sociale Arcidiocesi.

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