Istruzione / Il nodo

Ritorno a scuola: il 13 settembre fino alle superiori, per le materne il 6 o 7, ma con vari problemi

Mancano circa 200 cattedre, Bisesti promette di «tamponare» con insegnanti a chiamata, critici i sindacati e dramma per i posti di sostegno (la Provincia non ha ancora attivato il canale di reclutamento)

I SINDACATI "Ora basta spot"

TRENTO. «La decisione va presa nel minore tempo possibile, perché la scuola ha bisogno di organizzarsi». Dopo due anni scolastici da incubo a causa del Covid, le parole dell'assessore provinciale all'istruzione Mirko Bisesti vogliono essere rassicuranti.

Era stato promesso che entro la fine di luglio si sarebbe saputo qualcosa di certo, e venerdì c'è stato un incontro con le organizzazioni sindacali per fare il punto della situazione, mentre già la prossima settimana sarà pronto il documento finale.

Quando suonerà la campanella? É tutto pronto?

«Il 13 settembre per le scuole fino alle superiori, e intorno al 6 - 7 settembre per quelle dell'infanzia. Stiamo facendo l possibile per riaprire in presenza, ci crediamo fermamente» ha detto Bisesti.

E il Covid? «Ovviamente presentiamo un piano con la consapevolezza che determinate disposizioni, che derivano da situazioni contingenti, non dipendono dal mondo della scuola. Restano aperti molti interrogativi, sui quali ci si sta ancora confrontando a livello nazionale, e che riguardano l'obbligo vaccinale e l'accesso ai mezzi di trasporto. Tutto quello che possiamo fare è partire dai dati attuali, e tenerci pronti nel malaugurato caso le cose dovessero cambiare».

I sindacati sono cauti: «Ci è stato garantito che si sta lavorando sui trasporti per permettere a tutti i ragazzi di viaggiare in sicurezza - spiega Stefania Galli (Cisl) - e che in caso di emergenza si potrebbe intervenire con alcune risorse organiche in più. Non abbiamo ancora a disposizione i dettagli, ma una prima osservazione è che se "progetto scuola" deve essere, allora si deve parlare di scuola tutta, partendo dall'infanzia, con i nidi sono i primi ad aprire, fino a superiori e professionali. A maggior ragione se la coperta è piccola non possiamo escludere settori».

La necessità di guardare alla scuola nel suo insieme viene sottolineata anche da Mauro Pericolo (Delsa): «Di primo acchito mi sembra ci sia la disponibilità ad investire per un ritorno in presenza - commenta - ma con una disparità di investimento nelle varie aree del sistema scolastico. È necessario invece fare un intervento paritario nel sistema scuola e ci sono anche delle situazioni, per esempio la 104, che hanno avuto molti problemi lo scorso anno e vanno studiate».

Fra le misure ipotizzate dal nuovo piano per il rientro c'è quella di un organico di emergenza di docenti pronti a intervenire su situazioni puntuali, proposta che convince poco la segretaria della Cgil Cinzia Mazzacca: «Per come funziona la scuola, intervenire a spot è poco fattibile perché le attività sono specifiche, dipende dalle classi e da molte altre variabili - spiega -. Se le risorse come ci hanno detto sono ridotte, vanno comunque investite per interventi strutturali facendo delle scelte politiche e non per potenziali interventi spot che in questo settore non funzionano. Diciamo che si esce da questo incontro con l'impressione netta che si speri di rimanere in zona bianca tutto l'anno scolastico: si parte infatti con organici uguali a due anni fa, prima del Covid, e in caso di peggioramento della pandemia non ci sono le risorse che hanno permesso lo scorso anno di sdoppiare le classi in tutti gli istituti, ma solo un intervento spot con questi docenti di emergenza».

Le risorse umane saranno meno anche per i collaboratori scolastici: lo scorso anno era stata aggiunta una sessantina di persone dal Progettone oltre a 120 collaboratori scolastici in più per riuscire a garantire le nuove misure di sicurezza: se le regole - misurazione della temperatura all'ingresso e sanificazioni - sono confermate, le risorse umane non sono le stesse: «Si interverrà solo con una settantina di persone dal Progettone - prosegue Mazzacca - c'è da chiedersi come si manterranno gli stessi servizi con così pochi collaboratori».

«Il Covid non è l'unica incognita che pesa su un regolare avvio dell'anno scolastico: a settembre saranno ancora numerose le cattedre scoperte. In Trentino, infatti, non ci sono sufficienti insegnanti di ruolo e in alcune discipline e nel sostegno la situazione è veramente grave. La conferma è arrivata oggi nel corso di un confronto tra Provincia e sindacati sul precariato» afferma la segretaria della Flc Cgil: «Piazza Dante - aggiunge - ha proposto una soluzione parziale al problema: verranno recepite le scelte adottate a livello nazionale, e dunque tutti gli insegnanti che hanno superato il concorso straordinario concluso nella primavera scorsa avranno una corsia preferenziale per andare a coprire le cattedre scoperte. Il problema però viene solo spostato, non risolto, dal momento che saranno assunzioni a tempo determinato». «Abbiamo chiesto alla Provincia di attivare canali di reclutamento straordinari sia per il sostegno sia per le discipline, come si è scelto di fare a livello nazionale. L'Autonomia consente di farlo. Serve la volontà», conclude Mazzacca.

Il dramma dei posti di sostegno. 

Sul problema del sostegno la Flc Cgil si fa sentire, ricordando un paradosso della Provincia di Trento: ci sono numeri importanti di cattedre scoperte da una parte e dall'altra dei docenti con abilitazione al sostegno che non possono essere assunti perché non è stato creato il canale di reclutamento. «Solo alle scuole medie le cattedre scoperte sul sostegno sono 42 - ricorda Cinzia Mazzacca - purtroppo ne fanno le spese gli studenti più fragili, quelli per i quali continuità della relazione e dell’insegnamento sono fondamentali per conseguire passi in avanti, Ma allo stesso tempo saranno assunti come precari insegnanti abilitati al sostegno che potrebbero invece essere inseriti di ruolo già quest'anno con una scelta provinciale».

Il paradosso si è creato perché nell'ultimo concorso straordinario - in primavera - inizialmente riceveva l'abilitazione solo chi vinceva il posto, gli altri che superavano la prova sarebbero stati ritenuti “idonei” ma non abilitati e per l'abilitazione era previsto un percorso diverso. Il Ministero ha però poi deciso di considerare tutti coloro che hanno superato la prova “abilitati” indipendentemente dall'assegnazione o meno di un posto. Serve un secondo passaggio, a questo punto: ovvero che venga stabilito un canale di reclutamento, in modo che gli abilitati possano accedere alle cattedre vacanti. Mentre a livello nazionale questo passaggio è stato fatto, risolvendo con una norma apposita la situazione, in provincia di Trento non si è ancora fatto, seppure ci sono rassicurazioni che si farà lo stesso ma a partire dal prossimo anno scolastico. A settembre il paradosso delle cattedre vacanti e degli insegnanti abilitati ma impossibilitati a prendere queste cattedre rimane. Il sostegno è il caso più eclatante, tuttavia anche inglese e tedesco alle elementari sono situazioni critiche in quanto a copertura di posti, italiano e matematica alle scuole medie, biologia e materie tecniche come informatica, elettronica e meccanica alle superiori. I posti verranno assegnati ad insegnanti precari, ma rimarrà compromessa la continuità didattica».

Pietro Di Fiore (Uil) chiede il tracciamento immediato, per scongiurare un ritorno alla Dad dopo pochi mesi come accaduto lo scorso anno: «Se non è possibile vaccinare i ragazzi sotto i 12 anni - spiega - va tenuto conto che tutta la scuola primaria si apre con allievi non vaccinati ed è necessario quindi agire prevedendo classi con meno studenti. Credo anche che si debba pensare ad un sistema per non bloccare gli istituti in caso di contagi, con un presidio sanitario in ogni scuola con test rapidi e tracciamento immediato».

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