Turismo / Il declino

Dieci alberghi chiusi negli ultimi 10 anni: “Levico è un paese che deve essere al più presto rilanciato”

Walter Arnoldo, ex presidente dell'associazione albergatori, è preoccupato: “I due anni di Covid sono stati tragici per il nostro settore. Anni a cui ora dobbiamo aggiungere la situazione della guerra e la chiusura all'investimento del Medical center alle terme, sul quale contavamo molto”

ALLARME La stagione estiva alle porte ma non si trovano lavoratori

di Luigi Oss Papot

LEVICO TERME. In Valsugana, il binomio Levico - accoglienza dei turisti è sempre stato imprescindibile: parlare della città termale ha sempre significato turismo, alberghi, campeggi. Ora però, in concomitanza con il periodo della pandemia, concausa ma non causa scatenante, è emerso un quadro come minimo preoccupante: molte strutture che già da anni erano sull'orlo della chiusura, hanno abbassato per sempre le serrande o comunque non hanno più riaperto; diverse altre potrebbero fare la stessa fine a breve, in vendita o lasciate chiuse.

Ma una volta sul mercato, sempre per la contingenza attuale, è difficile trovare in poco tempo degli acquirenti. Inoltre, e sempre da diversi anni, strutture ricettive abbandonate sono diventati ruderi, come l'ex albergo Due Laghi o il Miralago, che vengono poco alla volta celate alla vista dalla vegetazione che ne sta prendendo possesso.

Al di là del cambio di mentalità che è avvenuto e sta ancora avvenendo a livello turistico (non più stanziale, ma con desiderio di verde, spazi aperti, movimento giornaliero), anche il cambio generazionale che non è avvenuto ha contribuito alla disgregazione di un patrimonio nelle storiche famiglie di albergatori, nelle quali i figli non hanno più seguito le orme dei genitori. In tutto questo, il rincaro dell'energia e delle materie prime di questo periodo sicuramente non aiuterà.

«La situazione a Levico è seria - spiega Walter Arnoldo, già presidente dell'associazione albergatori ed ora consigliere - con già una decina di alberghi chiusi in questi anni. I due anni di Covid poi sono stati tragici per il nostro settore. Anni a cui ora dobbiamo aggiungere la situazione della guerra, che inizialmente ha bloccato l'interesse su Levico, e la chiusura all'investimento del Medical center alle terme, sul quale contavamo molto.
La fotografia che Massimo Oss ha fatto con la lettera all’Adige in cui segnalava la gravità della situazione è sicuramente condivisibile».

Si sono cercate comunque delle soluzioni: su incarico dell'amministrazione comunale, prosegue Arnoldo, è stata incaricata un'agenzia per il brand turistico per aiutare la città a cercare la sua identità nel panorama dell'accoglienza.

«Va cercato - secondo Arnoldo - qualcosa che contraddistingua la città. Ci sono alcune eccellenze che ancora investono, ma è difficile vengano seguite. Fare turismo sta diventando sicuramente difficile a Levico, nonostante si abbiano tante cose che potrebbero favorirlo. Serve un rilancio, un tavolo di lavoro con i rappresentanti del territorio che indichi la nuova strada da intraprendere».

La situazione non rosea per quanto riguarda l'accoglienza alberghiera si ripercuote poi a cascata su tutto il tessuto della città: meno posti letto equivalgono a meno persone che, seppur per poco tempo all'anno, "vivono" la città, le sue manifestazioni e soprattutto le sue attività commerciali. Sulle quali per prime quest'assenza si ripercuote, in un circolo davvero sempre più critico.

«Speriamo - conclude Arnoldo - che la stagione 2022 possa segnare un'inversione di tendenza di quanto visto in questi ultimi due anni».

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