Ambiente / I dati

Raccolte 14.500 tonnellate di rifiuti a Rovereto nel 2023: la differenziata è scesa a 79,67%

Nell’ultimo anno la produzione di immondizia da parte dei roveretani è aumentata rispetto a quello precedente, ma è diminuita se riferita al biennio dell’emergenza covid. Destinate a discarica 2.629 tonnellate di scarti 

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di Nicola Guarnieri

ROVERETO. L'anno che si è appena chiuso ha visto un aumento della produzione di rifiuti domestici in città, quasi 1.500 tonnellate in più rispetto al 2022 ma, per contro, tremila in meno rispetto al periodo del Covid. In percentuale, poi, è scesa anche la raccolta differenziata che, dopo un triennio sopra l'80%, la notte di San Silvestro si è fermata a 79,67%.

Per carità, numeri considerevoli se rapportati al resto d'Italia e che, non a caso, non preoccupano anche se si spinge per riciclare ancora di più. Dolomiti Ambiente, comunque, nel 2023 ha recuperato a Rovereto 14.428 tonnellate di immondizia di cui 10.306 di differenziata e 2.629 di scarti da discarica o da inceneritore. Quello che, nelle intenzioni della Provincia, dovrebbe essere realizzato per chiudere il cerchio, un termovalorizzatore classico, come quello di Bolzano, da realizzare lungo l'asta dell'Adige, a Trento o a Rovereto, capace di bruciare 80mila tonnellate di rifiuti all'anno e contestualmente di produrre energia. Anche perché ad ogni cambio di calendario (ad eccezione del 2022), la produzione dei rifiuti aumenta. E meno male che i cittadini sono virtuosi riuscendo a dividere, e salvare dal metaforico cestino, la maggior parte di quanto si butta via.

Proprio sulla differenziata, la parte del leone, l'anno scorso, l'ha fatta l'organico, o umido che dir si voglia. Il 41% di quanto differenziato dai roveretani, infatti, è proprio questa frazione. Seguita a debita distanza da carta e cartone (24%), imballaggi leggeri (12%) e vetro (10%). In mezzo c'è un 13% di «altro», materiale vario ma comunque recuperabile. Pur avendo perso terreno rispetto agli ultimi tempi (come detto scendendo sotto quota 80% di differenziata), il capoluogo lagarino rimane ugualmente attento in quanto a sensibilità ambientale pur essendo sotto la media provinciale (a lungo superata in passato) che è dell'80,52%.

Una cifra, questa, che la colloca al sesto posto in Italia in una classifica che vede primeggiare la provincia di Treviso (88,73%) seguita da Mantova (86,02%), Belluno (84,57%), Novara (82,36%) e Reggio Emilia (82,28%). Il dato nazionale, tra l'altro, è decisamente distante: 65,16% con il Nord Italia al 71,78% e il Centrosud molto più basso (tanto per citare due capoluoghi di Regione, Roma è al 45,9% e Palermo al 15%). A margine dei residenti che si impegnano per differenziare la propria immondizia c'è poi il caso dei rifiuti abbandonati in alcuni angoli della città (zona industriale su tutti) e di gruppi di volontari che li recuperano. Ed è tanta roba. Basti pensare che solo gli amici di «Dai Neta» hanno raccolto 2,5 tonnellate di spazzatura in soli due anni di attività.

Per non parlare dei cestini collocati lungo le strade urbane che, spesso e volentieri, sollevano proteste e malumori tra i passanti perché troppo pieni. In proposito, l'assessore all'ambiente Andrea Miniucchi, la scorsa estate, ha deciso di prendere di petto la questione affidando un intervento che non era mai stato fatto prima d'ora: la mappatura dei cestini. «Non sappiamo in realtà quanti siano e non sappiamo nemmeno quanti servono e quanti no, nel senso che non li usa nessuno. Per questo, come Comune, abbiamo deciso di contarli una volta per tutte e di valutare la reale esigenza di questi raccoglitori di immondizia spiccia. Una volta ottenuto il quadro d'insieme decideremo come intervenire».

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