Il nonno degli alpini morto a 100 anni

Da metà gennaio 1941 fu impegnato invece sul fronte greco albanese e successivamente nei Balcani fino all'agosto 1942. A fine agosto dell'anno successivo, Gabos rientrò in Italia in seguito al suo ferimento in combattimento

di Andrea Bergamo

Il nonno degli alpini di Cles Riccardo Gabos è andato avanti. A marzo avrebbe compiuto 101 anni. Era un personaggio conosciutissimo in val di Non per la professione di sarto che ha svolto fino all'età di 88 anni: si è spento negli scorsi giorni circondato dall'affetto della moglie Gemma e dei figli Claudio, Rosangela e Marco. Al suo funerale le penne nere non sono volute mancare e gli hanno tributato un commosso saluto.

«Nostro padre entrò nel mondo dei tessuti all'età di 13 anni, quando venne assunto in un'importante sartoria di Bolzano» ricorda il figlio Claudio. La professionalità dell'uomo - che aveva lavorato sia in società sia in modo autonomo - era riconosciuta da più parti, tanto che proprio Riccardo Gabos aveva confezionato le divise di vigili e messi comunali. Solo una settimana fa, in occasione dell'assemblea annuale delle penne nere, l'anziano era stato ricordato dal capogruppo Bernhard Avanzo che gli aveva inviato un caloroso saluto e un augurio da parte dell'intero gruppo. Gabos era peraltro l'alpino di Cles più longevo, oltre che il più anziano tra i maschi iscritti all'anagrafe comunale. Forte era il suo legame con il gruppo, anche se non partecipava spesso alle attività: «A oltre settant'anni dalla conclusione del secondo conflitto mondiale, a papà capitava talvolta di sognare i difficili anni al fronte, e forse cercava così di rimuovere quella terribile esperienza».

Rari erano anche i racconti che l'anziano faceva ai familiari sulla sua movimentata esperienza durante la guerra. All'età di 19 anni, Gabos si era arruolato nel sesto reggimento alpini, e il 26 giugno 1940 (a pochi giorni dalla dichiarazione di guerra) Gabos fu inquadrato nell'undicesimo battaglione alpini, che lo portò sul fronte alpino occidentale. Da metà gennaio 1941 fu impegnato invece sul fronte greco albanese e successivamente nei Balcani fino all'agosto 1942. A fine agosto dell'anno successivo - dopo un periodo trascorso in Francia - Gabos rientrò in Italia in seguito al suo ferimento in combattimento.

«L'esperienza al fronte lo aveva profondamente segnato» commenta il figlio Claudio, che ricorda un episodio narrato dal padre: «Nel corso di un combattimento fu sorpreso dalla stanchezza, mentre si trovava in un territorio di montagna. Decise così di arrampicarsi su una pianta e legarsi a un ramo con la cintura per non cascare. Il mattino seguente si accorse della fortuna che aveva avuto, per non essere scivolato in un dirupo che si trovava a pochi metri: scrisse così alla morosa, che sarebbe poi diventata mia madre, di far celebrare una messa di ringraziamento».

Nel 1966 Riccardo Gabos era stato insignito della croce al merito di guerra, e in occasione del suo centesimo compleanno aveva ricevuto una targa dagli alpini del paese, consegnata dai vertici del gruppo che erano andati a fargli visita a casa con l'allora sindaco Maria Pia Flaim.

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