Sei Comunità di valle in rivolta: non toccate gli ospedali

Sette presidenti di altrettante Comunità di valle, uniti contro la Provincia per chiedere non solo il mantenimento ma anche il potenziamento degli ospedali periferici. «Perché l’autonomia del Trentino deve saper garantire sicurezza, qualità delle prestazioni e parità di trattamento a tutti i cittadini», scrivono in un documento

di Massimo Dalledonne

borgonovo reSei presidenti di altrettante Comunità di valle, uniti contro la Provincia per chiedere non solo il mantenimento ma anche il potenziamento degli ospedali periferici. «Perché l’autonomia del Trentino deve saper garantire sicurezza, qualità delle prestazioni e parità di trattamento a tutti i cittadini», concludono il loro documento unitario Patrizia Ballardini (Giudicarie), Sergio Menapace (Val di Non), Alessio Migazzi (Val di Sole), Sandro Dandrea (Valsugana e Tesino), Cristina Donei (Val di Fassa) e Raffaele Zancanella (Val di Fiemme).

 

Il testo, in calce al quale sono riportate le loro firme, sarà presentato lunedì pomeriggio al Consiglio delle Autonomie. Nel documento si ricorda come «il mantenimento di presidi ospedalieri efficienti, con servizi sicuri e di qualità» sia «la condizione imprescindibile per
garantire la qualità della vita e il bisogno di salute ai cittadini dei territori periferici del Trentino. Rivestono un ruolo rilevante anche rispetto alla proposta turistica che i territori esprimono e la politica sanitaria non può assolutamente basarsi sul mero numero delle prestazioni erogate. I nostri presidi devono essere incentivati e sostenuti come erogatori di servizi. E per questo diciamo no all’accentramento, presso i poli ospedalieri di Trento e Rovereto, dei servizi essenziali, quali sono quelli relativi alla salute».


Parole indirizzate al presidente Ugo Rossi, ma anche all’assessora Donata Borgonovo Re ed a tutti i consiglieri provinciali, ai quali viene ribadito come «in questi ultimi mesi ci sia stato poco coinvolgimento nella costruzione di una visione strategica d’insieme, che permetta una programmazione coerente - nel medio e lungo periodo
- del servizio ospedaliero nel suo complesso. Serve una programmazione generale e razionale, che giustifichi l’allocazione delle ingenti risorse che il bilancio provinciale giustamente riserva per la Sanità e le Politiche Sociali».


I presidenti delle Comunità della Val di Fiemme, della Valsugana e Tesino, della Val di Non, della Val di Sole e delle Giudicarie, insieme al Comun General de Fascia, scrivono anche a nome dei rispettivi Consigli per la salute per ribadire la loro «forte e decisa contrarietà al metodo utilizzato, finora, da Provincia e Azienda sanitaria».


Ma cosa chiedono alla giunta provinciale? «Ogni decisione in merito ai servizi ospedalieri e territoriali delle Comunità, d’ora in poi deve essere concertata e condivisa con i territori ed ai Consigli per la Salute va riconosciuta una reale funzione di partecipazione alla definizione e all’attuazione delle politiche per la salute e alla definizione degli atti di programmazione provinciale».


Per lunedì pomeriggio è stata indetta una conferenza stampa per presentare questa forte presa di posizione. Con i sette presidenti che chiedono «di sospendere qualunque decisione fino a che non sia stata predisposta una proposta organica e dettagliata. Nel nuovo Piano sanitario provinciale si deve anche arrivare a ripensare il progetto del Nuovo Ospedale del Trentino, che deve essere messo in rete con i sette attuali presidi ospedalieri. I territori ed i servizi ospedalieri periferici devono essere valorizzati, prevedendo presso gli stessi i servizi di base e di emergenza e punti di specializzazione qualificati».

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