Il caseificio Val di Fiemme festeggia i suoi primi 50 anni

Iil presidente Saverio Trettel e il casaro Paolo Campi hanno “scoperto” la prima forma dell’inedito formaggio a basso contenuto di lattosio

Grande festa oggi per i 50 anni compiuti dal caseificio Val di Fiemme c’è tutta la tenacia, il sacrificio e la voglia di superare le crisi dei propri soci. La struttura di Carano, alle porte di Cavalese, è moderna capace di reggere con flessibilità alle tante richieste dei mercati.

“Siamo proiettati – ha affermato il presidente, Saverio Trettel - al futuro e all’innovazione, rimanendo però sempre coerenti con la nostra identità di allevatori di montagna e convinti dell’importanza di continuare ad alimentare il nostro bestiame in modo naturale e controllato, mantenendo la massima tradizionalità  in tutte le fasi produttive”.

L’ultima creazione, presentata proprio stamani, si chiama “Buon Per Te”, il primo formaggio a basso contenuto di lattosio, una caciotta di circa 800 grammi, con una breve stagionatura di 15-20 giorni, a pasta chiara e morbida, dal sapore dolce e aromatico. Un primo assaggio, durante la festa, è stato curato dallo chef stellato Alessandro Gilmozzi.

 

Oggi il caseificio Val di Fiemme – Cavalese conta 93 soci e 16 dipendenti, che consentono alla struttura di essere operativa 365 giorni l’anno. Un impegno quotidiano che ha sempre dato ottimi frutti: solo nel 2015 sono stati lavorati 70mila quintali di latte, di cui oltre il 50% trasformato in Trentingrana, formaggio Dop con la montagna nel cuore, il 20% in Fontal di Cavalese, il 15% nel famoso Formae Val di Fiemme, il 4% in tutte le versioni di caprini, e il restante negli altri formaggi prodotti, tra cui il Puzzone di Moena DOP.

Quasi un quinto della propria produzione viene venduto direttamente dallo spaccio aziendale della sede. Alla cerimonia hanno partecipato anche alcuni ospiti dell’Anfass del Laboratorio sociale di Cavalese, che hanno realizzato uno speciale omaggio per i soci presenti alla cerimonia: recuperate le ultime scandole del tetto del santuario di Pietralba, le hanno decorate con l’immagine di Sant’Antonio Abate, protettore degli allevatori.

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