Punti pericolosi sulle strade Mappa di Transdolomites

«C'è una preoccupazione diffusa da tempo e riguarda la mancanza di sicurezza sulle strade di Fiemme e Fassa, come confermano i tragici fatti di cronaca di quest'anno, che devono farci riflettere con urgenza e con grande senso di programmazione, avviando un preciso lavoro di censimento, metro dopo metro, da paese a paese, per mappare quanto più possibile i punti di criticità ed avviare un'operazione organica e ben coordinata tra la Provincia di Trento, le Comunità di Valle ed i Comuni facendo si che il territorio sia maggiormente ospitale».

Sono le dichiarazioni di Massimo Girardi, presidente della associazione Transdolomites di Pozza di Fassa, che per altro raccoglie da anni adesioni e consensi anche in Fiemme e Cembra, impegnata com'è sul fronte della mobilità e della viabilità, specialmente attraverso una insistente, puntuale serie di iniziative a favore della proposta di collegamento ferroviario da Trento a Penia di Canazei.

Ma l'impegno di Girardi è rivolto anche alla sicurezza sulle strade e per questo si è fatto promotore di una articolata serie di sopralluoghi dal Passo di San Lugano fino a Vigo di Fassa per capire dal vivo dove sono i maggiori punti di criticità relativamente soprattutto agli attraversamenti pedonali ed alla illuminazione pubblica che spesso (si veda la situazione a Forno di Moena, con il tragico incidente di poche settimane fa vicino allo svincolo tra la strada delle Dolomiti e quella che collega la frazione) lascia molto a desiderare, creando vere e proprie insidie per automobilisti, ciclisti e pedoni.

La ricognizione sul territorio è stata meticolosa e ha portato importanti elementi di riflessione per chi di dovere, chiamato al più presto, in forma concreta, non con inutili chiacchiere e vuote promesse, ad intervenire in maniera rapida e risolutiva. Si comincia da San Lugano , dove, all'incrocio con la strada per Anterivo, la ciclabile termina, per cui gli utenti sono costretti a proseguire verso la valle di Fiemme lungo la statale, in mezzo ai veicoli a motore. All'altezza di Aguai , i ciclisti sono costretti ad imboccare la galleria, mentre sarebbe più sicuro aggirarla percorrendo la vecchia statale, attualmente chiusa. Va ricordato l'investimento mortale della scorsa primavera. Basterebbe ripristinare il manto stradale e riattivare la bretella.

Inutile dire che, verso località «Cèla», sarebbe opportuno realizzare, a valle della statale, una pista ciclabile bidirezionale, mentre, in assenza di strisce pedonali, è pericolosa la fermata degli autobus.

Stessa cosa all'altezza del ristorante «Vecchia stazione», dove manca il marciapiede e i pullman fermano sul bordo strada.

All'ingresso di Cavalese , dove c'è il caseificio, manca il marciapiede o c'è un viale dissestato per i pedoni. Uscendo dal paese, in direzione di Tesero, all'altezza della galleria Lagorai, vale lo stesso discorso di Aguai, dopodiché, alle porte di Tesero, mancano i marciapiedi in direzione della frazione di Piera , molto frequentata per la presenza di numerose attività commerciali. E non esiste una ciclabile.

Manca il marciapiede tra Panchià e Ziano, paese quest'ultimo dove c'è una buona protezione dei pedoni grazie ai semafori a chiamata ma si nota qualche carenza di segnaletica sui passaggi pedonali.

Di Forno di Moena abbiamo detto: mancano i marciapiedi e all'altezza del bar «Giardino» e del ristorante «Foresta» sarebbero opportuni un attraversamento pedonale e un semaforo a chiamata, visto che la strada è molto trafficata e la fermata degli autobus è a bordo strada su entrambi i lati.

Un impianto di illuminazione, all'altezza dello svincolo per Forno, sarebbe indispensabile e tra l'altro è chiesto con insistenza (ma finora inutilmente) da tempo. In località San Giovanni , l'incrocio tra la statale 48 e la statale 241 è un punto molto critico e gli attraversamenti pedonali, privi di illuminazione, sono ad alto rischio investimenti, senza contare che il ponte sul rio di Vael è stretto è privo di marciapiedi.

All'ingresso di Vigo, lungo la nuova bretella, realizzata a suo tempo dopo molte polemiche, i pedoni, all'altezza di località «Ciampian» sono costretti a muoversi a zig zag, visto che il marciapiede all'inizio è sulla destra e dopo la galleria prosegue a sinistra. All'altezza di «Col de la Sia», si deve nuovamente attraversare per accedere al paese. Da San Giovanni a Pozza , l'illuminazione è scadente, nonostante la presenza di alberghi, delle scuole, dell'asilo e del centro commerciale.

A Pozza è buona l'illuminazione lungo via Meida ma i marciapiedi, a tratti, sono stretti e spesso si è costretti a scendere nella sede stradale, nonostante questa strada sia molto trafficata, visto che tra l'altro porta alla partenza degli impianti del Buffaure.

Senza dimenticare che da «Aloch» verso la val San Nicolò, il muretto esistente, già basso di per sé, è privo di protezione, in una zona che in inverno non prende mai il sole ed è sempre gelata, con alto rischio di scivolamento nel torrente. Per non parlare dell'attraversamento di Pera, sempre più rischioso, con marciapiedi a singhiozzo, vecchie abitazioni che arrivano fin sul ciglio della strada, macchine che non rispettano il limite di velocità ed incidenti che si ripetono. L'ultimo, mortale, poche settimane fa.

«È evidente» il commento finale di Girardi «che queste valli sono a misura di auto, che c'è un uso spropositato della macchina privata e che esiste una situazione di pericolo per chi si sposta a piedi o in bici. Bisogna investire sull'offerta di trasporto pubblico, che deve avere un ruolo di servizio e non diventare un businnes economico. Il mio»conclude «non vuole essere un atto di accusa nei confronti di nessuno, ma un invito alla riflessione.

Senza dimenticare che è decisivo il comportamento di chi guida. Ed una guida responsabile, oltre che il comportamento anche di chi utilizza la bicicletta, spesso priva di catarifrangenti e con gli utenti che usano gli auricolari, disconnettendosi dalla realtà, sono la migliore delle prevenzioni». I motivi di analisi e di approfondimento quindi sono davvero molti.

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