Salute / Intervista

Influenza in Trentino: resta lo stato d'allerta, un morto e cinque pazienti in terapia intensiva

Il virus H3N2 ha fatto la sua prima vittima, un uomo ultrasettantenne che era stato ricoverato per problemi respiratori. L'analisi e i consigli della dottoressa Maria Grazia Zuccali del Dipartimento di prevenzione Apss: «Il picco è ancora lontano, meglio fare il vaccino»

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di Patrizia Todesco

TRENTO. File negli ambulatori dei medici di famiglia e dei pediatri. Ma anche degli accessi al Pronto soccorso e in alcuni casi anche ricoveri.

Nei giorni scorsi in Trentino l'influenza, il virus H3N2 ha fatto anche la sua prima vittima.

Un uomo ultrasettantenne che era stato ricoverato per problemi respiratori e che non ce l'ha fatta. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Maria Grazia Zuccali, a capo del dipartimento di Prevenzione dell'Apss.

Dottoressa Zuccalli, in tutta Italia aumentano i casi e i ricoveri. Com è la situazione in Trentino?

Come previsto dalle circolari ministeriali, le Regioni e Province autonome sono tenute a segnalare al Ministero e all'Istituto Superiore di Sanità i casi gravi e complicati di influenza confermata in laboratorio, le cui condizioni prevedano il ricovero in terapia intensiva. In Trentino, fino ad ora, abbiamo avuto cinque casi gravi e uno di questi pazienti è deceduto. Ora che il laboratorio di microbiologia ha la possibilità di tipizzare il virus siamo in grado anche di capire il tipo virus che sta circolando. Si tratta di un virus contenuto nel vaccino, a differenza di quando era accaduto in altre occasioni in cui quindi la copertura non era ottimale. Nel caso dell'H3N2, essendo appunto contenuto nel vaccino, siamo di fronte ad una forma prevenibile.

Dei cinque ricoverati nessuno era stato vaccinato anche se fra queste persone c'erano anche soggetti considerati "fragili", come il 59enne da poco in ospedale.Pazienti tutti ricoverati in rianimazione?

Si, tutti ricoverati in terapia intensiva per insufficienza respiratoria. Sappiamo poi di diversi casi di ricoveri in pediatria e neonatologia. Ricoveri dovuti non solo all'influenza, ma anche a una somma di virus respiratori. Questo ha portato ad un aumento inaspettato del numero di piccoli che hanno avuto bisogno di cure. E intanto il numero dei contagi continua a salire.

Anche i dati di Influnet di questa mattina segnalano un modesto aumento rispetto alla scorsa settimana.

Per i bambini della fascia 0-4 eravamo ad un'incidenza del 42 per mille circa, più bassa della media nazionale.

Ora ci stiamo avvicinando ai 50 casi per mille. C'è una previsione di quando arriveremo al picco?

La curva è ancora in forte ascesa e ha raggiunto valori superiori a quelli raggiunti negli ultimi 13 anni. Bisogna attendere che ci sia un rallentamento che al momento non si vede e che probabilmente arriverà tra qualche settimana.

Chi vuole vaccinarsi ora è ancora in tempo?

Diciamo di sì, è ancora in tempo, anche se in ritardo perché il virus sta circolando bene e comunque prima che si attivi la protezione ci vogliono un paio di settimane. Potrebbe valerne comunque la pena vaccinarsi anche perché la vaccinazione non interferisce con un eventuale contagio. Anche se stessimo incubando l'influenza la vaccinazione non influisce.

Quante dosi sono state somministrate quest'anno?

Quelle registrate sono 87 mila, ma quelle effettuate sono sicuramente di più perché a volte passa del tempo tra la somministrazione e la registrazione.

Chi si è vaccinato?

Soprattutto la popolazione anziana, ma ci sono anche le 3 mila dosi somministrate ai bambini grazie alla collaborazione con i pediatri.

Quest'anno avevate ordinato anche il vaccino spray per i bambini? È stato utilizzato?

Certo, lo hanno utilizzato proprio i pediatri per i loro assistiti. Ne sono state somministrate 2.600 dosi, tutte quelle arrivate. Poi altri 400 vaccini intramuscolo.

Quanti vaccini aveva acquistato complessivamente l'Azienda?

In un primo tempo 90 mila con possibilità di aumentare del 30%. Infatti abbiamo proceduto ad un secondo ordine per accontentare tutti.

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