Sanità / Il caso

L’ex primario Saverio Tateo non rientra all'ospedale di Trento: «Non ci sono le condizioni»

L’Azienda sanitaria «pronta ad ottemperare» alla decisione del giudice Flaim sul reintegro. Scambio di lettere con l’ex guida del reparto di ginecologia dell’ospedale Santa Chiara. Da definire il risarcimento

GIUSTIZIA Tateo davanti al giudice, l’Asl chiederà il risarcimento 
LA DIFESA L'avvocato: "Processo alle streghe"
REAZIONI Apss: "Aspettiamo le motivazioni prima di parlare"
IL PODCAST Sara Pedri, una storia sospesa

di Francesca Cristoforetti

TRENTO. «Non ci sono più le condizioni» perché il dottor Saverio Tateo rientri all'ospedale Santa Chiara di Trento, nonostante l'Azienda provinciale per i servizi sanitari si dichiari «pronta ad ottemperare l'ordine del giudice» sul suo reintegro.

Sembra prendere sempre più piede l'ipotesi per cui l'ex primario del reparto di ginecologia e ostetricia (per il quale il giudice del lavoro Giorgio Flaim aveva definito il licenziamento «illegittimo»), non torni più a lavorare nel capoluogo sotto l'Apss. A confermarlo, allo stato attuale delle cose, il legale dell'ex primario, l'avvocato Vincenzo Ferrante secondo cui, appunto, «non ci sono più le condizioni per il rientro» del suo cliente. Nel frattempo però la partita con l'Azienda sanitaria rimane ancora aperta. Scambio di lettere.

Con il dispositivo del 14 settembre 2023 del giudice del lavoro, Tateo era stato reintegrato dopo quasi due anni con tanto di condanna dell'Azienda sanitaria al pagamento delle retribuzioni non percepite. Nelle motivazioni della sentenza però i vertici dell'Apss erano stati accusati di «inerzia» e di aver omesso le segnalazioni di determinati fatti che riguardavano l'allora primario, «nonostante la loro più che apparente rilevanza disciplinare». A dicembre dello scorso anno, era cominciato così uno scambio di lettere tra le due parti coinvolte, in cui fin da subito, l'Apss avrebbe sostenuto che avrebbe «ottemperato all'ordine del giudice» sul reintegro di Tateo, «fatto salvo dei poteri del datore di lavoro».

A essere sotteso perciò che, fra le competenze di quest'ultimo, potrebbero essere adottati dei provvedimenti amministrativi o di un trasferimento per incompatibilità. Questione, questa, che potrebbe aver inciso quindi sulla decisione di non tornare nella struttura ospedaliera del capoluogo. In questo scambio di messaggi, l'ex primario, dal canto suo, si sarebbe lamentato del fatto che l'azienda non si sarebbe voluta attenere alla decisione del giudice. Il quantum del risarcimento.

Sul fronte causa di lavoro si era chiuso quindi un primo capitolo, lasciando aperta però la questione del quantum sul risarcimento. Cifra che soltanto il giudice potrà stabilire. I calcoli, già depositati dalle due parti, presentano numeri differenti: da una parte l'avvocatura dello Stato si è basata su un'indennità di 24 mensilità, somma utile ai fini del tfr. Più alta invece quella presentata dal legale di Tateo, che sulle 24 mensilità avrebbe chiesto una retribuzione «integrale». Al contempo procede anche il filone del processo penale a carico di Tateo e della sua ex collaboratrice, sua vice, Liliana Mereu, accusati di maltrattamenti in concorso e in continuazione.

comments powered by Disqus