Giustizia / Il caso

Valsugana, perseguita e insulta la vicina di casa: sessantenne condannato per stalking

In Tribunale a Trento la donna ha chiesto protezione per le vessazioni subite. Impossibile la perizia chiesta dalla parte civile per accertare le condizioni psicofisiche dell'imputato: l'uomo risulta irreperibile, non apre la porta a nessuno ed è sconosciuto al sistema sanitario

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TRENTO. Succede in un paese dell'Alta Valsugana: una sessantenne che cerca di godersi la pensione fra letture e passeggiate viene perseguitata dall'uomo che vive nella casa adiacente. Non ci sarebbero cause scatenanti: da un giorno all'altro il soggetto - denunciato per stalking e questa settimana condannato - ha iniziato a prendersela con la tranquilla vicina, che vive sola, facendole ogni tipo di dispetto e, in un caso, come spiegato dalla donna in aula, tentando pure di investirla con il motorino.

Basta un esempio per capire quanto le azioni dell'uomo, pure lui in pensione, siano poco razionali: ha coperto le finestre della propria abitazione con la carta stagnola e foderato i muri pure con la pellicola di alluminio per proteggersi dalle onde elettromagnetiche.

Tale circostanza non è contenuta nel capo di imputazione, ma è comunque emersa nel corso del procedimento: il soggetto avrebbe paura di "contaminazioni" dall'esterno. Rimangono agli atti gli insulti che l'uomo rivolgeva (e tuttora rivolge) alla vicina, gli episodi in cui la vittima si è trovata con i fili della corrente tagliati e il contatore manomesso.

La donna, che cerca sempre di evitare di incontrare il vicino, non può starsene tranquilla neppure all'interno del proprio appartamento, perché l'uomo colpisce con forza il muro di confine per disturbare, anche nel cuore della notte. Gli atti persecutori sono iniziati nel periodo 2017-2018 e continuano anche ora. La vittima, assistita dall'avvocata Romina Targa, ha deciso di denunciare l'uomo per stalking e di costituirsi parte civile.

È stata sentita in aula e ha spiegato, comprensibilmente provata, tutto ciò che ha dovuto sopportare in questi anni, specificando di essere stata costretta a cambiare le abitudini di vita, ad esempio a stare attenta a non incrociare il vicino sotto casa ogni volta che esce.

La perizia chiesta dalla parte civile per accertare le condizioni psicofisiche dell'imputato non è stata possibile perché l'uomo è praticamente diventato irreperibile: non apre la porta a nessuno (ha fatto crescere l'edera sul campanello) ed è addirittura sconosciuto al sistema sanitario (non ha il medico di base), inoltre non si è mai presentato in aula.

Assente anche ieri - rappresentato dal suo difensore, l'avvocato Stefano Tomaselli - quando la giudice Marta Schiavo lo ha condannato a un anno e tre mesi.

Alla parte civile è stato riconosciuto un risarcimento pari a 10mila euro. La pensionata in realtà non chiedeva denaro, ma tranquillità. La speranza è che, avvisato della condanna, lo stalker prenda coscienza della gravità del suo comportamento e degli errori del passato, decidendosi a lasciare in pace chi cerca di vivere in pace e serenità.

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