Opere / Il caso

Diga del Vanoi, l’assessore Mario Tonina: «Il Veneto fermi il progetto, senza il Trentino non si fa nulla»

La Provincia di Trento ha ribadito la propria contrarietà alla costruzione dell’infrastruttura in Val Cortella. Alla base della motivazione l’impatto ecologico e l’area soggetta a rischio crolli. Il muro di 116 metri a Lamon, ma l’invaso d’acqua ricadrebbe in zona Canal San Bovo

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di Andrea Orsolin

VANOI. Non si farà la diga del Vanoi. Non senza l'assenso della Provincia di Trento, a cui spetta l'approvazione di opere idrauliche come questa che, pur ricadenti in territorio bellunese (il muro da 116 metri verrebbe costruito nel comune di Lamon), hanno importanti ripercussioni sulle zone di propria competenza. Cioè sui territori di Canal San Bovo e Cinte Tesino.

Provincia che, peraltro, già in passato aveva più volte espresso la contrarietà alla realizzazione di un nuovo serbatoio di ritenuta sul torrente Vanoi, di cui se ne parla almeno dagli anni '60. Un bacino idrografico che potrebbe avere una superficie pari a 234 chilometri quadrati, sommergendo la selvaggia val Cortella (nella foto di Daniele Gubert) con 33 milioni di metri cubi d'acqua (più di tre volte di quelli dell'invaso dello Schener).Il vicepresidente e assessore all'ambiente Mario Tonina ha comunicato per iscritto la posizione ai colleghi della Regione Veneto, gli assessori Gianpaolo Bottacin (ambiente e clima) e Federico Caner (fondi UE e agricoltura).

Ha ribadito la posizione anche martedì mattina (27 giugno) nell'aula del consiglio provinciale, rispondendo all'interrogazione di Alex Marini (M5S). «L'intervento in questione deve in primo luogo essere oggetto di un confronto tra le nostre amministrazioni - ha detto Tonina ai due assessori veneti - Nel frattempo, intervenite tempestivamente per sospenderne la progettazione della diga». La Regione Veneto ha però deciso di fare di testa sua, senza dire nulla al Trentino (questo è ciò che sostiene Tonina). Il governatore Luca Zaia ha inserito l'opera tra quelle prioritarie sull'acqua: per risolvere il problema della siccità, ma anche per la laminazione delle piene e per scopi idroelettrici.

A dicembre il Consorzio di Bonifica Brenta si è aggiudicato l'incarico per la progettazione definitiva (finanziato dal Ministero delle politiche agricole) della diga, il cui costo di costruzione è stato stimato in 150 milioni. Le motivazioni del "no" della Provincia (a cui si aggiunge anche quello del Comune di Canal San Bovo) sono legate all'impatto ecologico dell'invaso, che per la maggior parte si estenderebbe sul territorio trentino, dove l'alto livello di naturalità degli ambienti interessati richiederebbe la loro conservazione.

Inoltre è stato evidenziato che le acque del torrente Vanoi sono già oggetto di concessione a scopo idroelettrico in una serie di impianti posti a cascata sull'asta del sistema Vanoi-Cismon (San Silvestro, Schener-Moline, Arsiè, Cavilla). «A queste considerazioni - ha detto Tonina ai due assessori veneti - si aggiunge anche l'evidenza della pericolosità dell'area dove è prevista la costruzione del serbatoio, connotata perlopiù da pericolosità massima della carta di sintesi della pericolosità provinciale dovuta a potenziali crolli e alla particolare situazione lito geomorfologica dei versanti, oltre che dalla massima pericolosità fluviale/torrentizia».

Trovandosi il serbatoio per la maggior parte della sua superficie in Trentino, spetta alla Provincia la competenza nel rilascio delle necessarie autorizzazioni. «Essendo un'opera che interesserebbe sia il Trentino che il Veneto - spiega Tonina - la sua realizzazione necessita di uno specifico accordo. L'opera è priva di qualsiasi riferimento all'interno degli strumenti di pianificazione in vigore, in quanto non è presente in alcuno degli strumenti deputati alla gestione delle acque a livello distrettuale».

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