Ambiente / Il caso

Cementificio Sarche, ennesima fumata: il Comitato “Salviamo la valle dei Laghi” vuole vederci chiaro

“Non alziamo forconi o barricate, abbiamo un atteggiamento tecnico-costruttivo, siamo dialoganti ma chiediamo informazioni precise su polveri e fumi - spiega il portavoce Marco Albino Ferrari -. Ci siamo fidati delle promesse che sono state però disattese: l'avviamento difficile, guasti e nuove emissioni ci preoccupano. I cittadini attendono risposte chiare e non da oggi»

PRODUZIONE Dopo i test si va a regime, ma continuano le proteste
L'AZIENDA «Questo è un vulcano industriale, abbbiamo tutte le autorizzazioni»
OPPOSIZIONE 
in corteo per dire no ai fumi del cementificio: verso un'azione legale
EMISSIONI Appa e azienda: secondo i dati impatto limitato
IL RITORNO Sarche, riapre il cementificio, per almeno 20 anni

SARCHE. Una nuova, l'ennesima, "fumata" da una delle ciminiere del cementificio Italcementi - Heidelberg Group risveglia (in realtà mai sopite) le preoccupazioni nella piana di Pergolese e delle Sarche. L'ultimo episodio in ordine di tempo risale a giovedì pomeriggio quando da un camino dell'impianto si è sprigionata una nuvola grigiastra, un fumo denso di incognite e di timori. Perché, nonostante le rassicurazioni dell'azienda e il monitoraggio delle emissioni, il clima non è per nulla sereno in Valle dei Laghi.

«Dal camino principale non esce nulla da un mese a questa parte. Vogliamo capire allora da quale ciminiera arriva quel fumo, se sia il risultato di una riaccensione degli impianti o cos'altro. Importante - sottolinea Marco Pisoni, presidente del Comitato salviamo la Valle dei Laghi - è che la popolazione sia informata su quanto avviene al cementificio. E a proposito di informazioni stiamo ancora aspettando un tabellone luminoso, all'interno del perimetro industriale, con i risultati in tempo reale delle emissioni ben visibili dall'esterno: non bastano i dati forniti dall'Agenzia provinciale per l'ambiente sulla qualità dell'aria riportati nel sito del Comune che non tutti hanno la possibilità di controllare».

«Non alziamo forconi o barricate, abbiamo un atteggiamento tecnico-costruttivo, siamo dialoganti ma chiediamo informazioni precise su polveri e fumi - aggiunge il portavoce del Comitato Marco Albino Ferrari - Ci siamo fidati delle promesse che sono state però disattese: l'avviamento difficile, guasti e nuove emissioni ci preoccupano. I cittadini attendono risposte chiare e non da oggi».

C'è un altro aspetto che Ferrari tiene a sottolineare e riguarda «l'incrongruenza dell'impianto nell'area del Distretto Biologico» vocato alle pregevoli coltivazioni di vite destinate alla produzione di Vin Santo, TrentoDoc e Nosiola. «Vogliamo parlare del danno di immagine per il turismo? Ce lo raccontano green e slow, lo promuovono con le foto del lago di Toblino e lo slogan "Respira, sei in Trentino" quando, girato l'angolo, si scopre l'ecomostro con le sue fumate... Aggiungiamoci poi il traffico di camion per il trasporto di combustibile che alimenta il cementificio e il risultato è una viabilità ingolfatissima. A questo punto la questione cruciale - conclude Ferrari - è chiara: quale è la scelta dell'utilizzo dei luoghi? cosa si vuole fare del territorio in termini di sviluppo economico e turistico? Anche in questo caso un ragionamento profondo va fatto».

Di futuro sostenibile e di mobilitazione contro la riapertura degli impianti parla Andrea Stella di "Fridays for Future", componente della "Rete contro il cementificio": "Proteste ed azioni dimostrative ne abbiamo fatte e qualche piccolo risultato lo abbiamo ottenuto: piccole vittorie che non devono essere il punto di arrivo ma di partenza. Ma ora pare di essere tornati al punto di partenza visto che le fumate continuano e che questi eventi diventano sempre più periodici. La preoccupazione in Valle dei Laghi - assicura - aumenta".

"Non solo per le emissioni, non solo per i forni che vengono alimentati con i combustibili fossili (una fonte energetica anacronistica), ma anche perché con il decreto energia che consente di bruciare scarti e rifiuti per alimentare i forni l'impatto sull'ambiente sarebbe fortissimo, al pari degli inceneritori. Come vede rimane ancora da fare chiarezza su molte questioni, a partire da quali dati monitorare o meno per individuare le sostanze inquinanti presenti nell'aria e sulla terra. Non lasciamo per ultimo, comunque, la questione del display luminoso per il monitoraggio diretto delle emissioni e gli ipotizzati scavi dietro la montagna per estrarre la materia prima".

L'azienda, interpellata, ha scelto di non rispondere.

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