Ambiente / Il caso

Sarche, il cementificio è in produzione, con il mistero delle "fumate" sulla valle: la preoccupazione della popolazione

Il sindaco Bortoli chiede notizie, la Provincia tace, l’azienda annuncia che sono «pienamente operativi» e lunedì si terrà una nuova manifestazione davanti all ostabilimento

TEST Altra fumata dal cementificio: il comitato attacca, l'azienda risponde
L'AZIENDA «Questo è un vulcano industriale, abbbiamo tutte le autorizzazioni»
OPPOSIZIONE
in corteo per dire no ai fumi del cementificio: verso un'azione legale

di Andrea Tomasi

SARCHE. «La nuvola grigia che si è vista salire dal cementificio? Sono solo test». Anzi no, anzi sì. In giorni in cui «La rete contro il cementificio» chiede chiarezza, è proprio questa che viene a mancare.

Dopo le polemiche sulla riaccensione dei forni dello stabilimento industriale della piana di Sarche - nel bel mezzo del Distretto Biologico, noto in Trentino e in Italia per le pregiate coltivazioni destinate alla produzione di Vin Santo, TrentoDoc e Nosiola - e dopo quattro fumate scure registrate (una il 20 aprile, 2 il 5 maggio e una il 30 maggio) che hanno fatto preoccupare i residenti e gli operatori economici della Valle dei Laghi, la versione ufficiale, riferita dal sindaco di Madruzzo Michele Bortoli è che la combustione vera e propria è partita solo dal 3 giugno.

Insomma gli "effetti collaterali" visti finora sono da ricondurre alla fase di prova. Solo che qui la questione si fa più complessa, verrebbe da dire "fumosa". Sì, perché il sindaco lunedì ha riferito a l'Adige che il fumo e la polvere segnalati dagli abitanti erano appunto da ricondurre ai test, ma le sue parole sono state smentite dall'ufficio comunicazione che in poche righe ha spiegato: «È in funzione, a regime». Impianto operativo dunque. Il giorno dopo il primo cittadino ha chiamato la direzione della fabbrica Italcementi. «Mi hanno assicurato che si partirà il 3 giugno».

Insomma - premesso che le immissioni nell'aria della Valle dei Laghi sono a norma di legge (Italcementi - Heidelberg Group ha in mano una regolare Autorizzazione integrata ambientale) se l'idea era di infondere fiducia attraverso la chiarezza siamo ancora ben lontani dall'obiettivo.

«Sono comunicazioni che competono ad Appa (Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente)» replica Bortoli, che si trova a muoversi tra il cementificio che vuole i motori al massimo per fare profitto, la Provincia di Trento silente e una fetta di cittadini che invece si sta facendo sentire grazie anche ai giovani di Fridays for Future.

«Stiamo cercando di fornire tutte le informazioni in modo corretto» sostiene Bortoli. Ma l'amministrazione comunale - chiediamo - non è preoccupata per il possibile danno (di immagine e di qualità della vita) derivante dalla riattivazione della fabbrica del cemento? «Beh, anche noi possiamo dire di esser preoccupati. Tutto quello che possiamo fare lo facciamo. Cos'altro possiamo fare se non chiedere dati all'Appa?».

Intanto la «Rete contro il cementificio» - frutto della collaborazione tra Comitato salviamo la Valle dei Laghi, Wwf, Fridays for future, Extinction rebellion, No Tav, Circolo di Aspasia, Trentino Biologico - si muove. Per il 6 giugno è prevista una nuova protesta davanti allo stabilimento di Ponte Oliveti. Vedremo.

Lunedì al teatro di Calavino, in assemblea, sono stati sentiti gli esperti: il dottor Roberto Cappelletti (Isde - Medici per l'Ambiente) e l'ingegner Vittorio Ubezio, che ha inviato dei contributi video.

Quest'ultimo, in riferimento alle nuvole salite dalla fabbrica, ha spiegato: «Appa ha visto diverse volte che l'umidificazione non funzionava e quindi ha trasmesso la diffida. Continuo a vedere polveri e questo significa che l'impianto probabilmente è gestito o con fretta o con poca attenzione. Le polveri quando escono dai camini se sono nei limiti corretti non si vedono, anche per altri filtri. Si vedono ad occhio nudo quando cominciano ad essere qualche decina di mg/m3. Sono persistenti. In inverno se i fumi sono caldi possono generare pennacchi di vapore, ma sono diversi».

L'elemento più forte emerso nel corso della serata è però quello dei dati presentati dal dottor Cappelletti e da Sergio Negrisolo del Wwf. Gli effetti delle emissioni inquinanti sulla salute di bambini e adulti sono impattanti e gravi, e non riguardano solo i decessi, ma anche e soprattutto i disturbi e le malattie a carico di diversi sistemi: cardiocircolatorio, respiratorio, nervoso, endocrino. «Se un genitore sapesse - si legge nella nota - quale "dono" sta facendo a suo figlio, già a partire dallo sviluppo del feto, in termini di nanoparticelle, sostanze tossiche, metalli pesanti, diossine, non dormirebbe la notte e ripenserebbe al sistema economico e sociale nel quale stiamo vivendo».

Cappelletti ha ricordato come a Rezzato (Brescia), le amministrazioni abbiano promosso uno studio epidemiologico nel territorio su cui grava un cementificio. «In prossimità dello stabilimento l'incidenza di ricoveri, malattie e disturbi è notevolmente maggiore rispetto alle zone più distanti. Grazie a questo studio e alle conseguenti pressioni dell'opinione pubblica, Italcementi ha proceduto al totale ammodernamento del suo stabilimento di Rezzato».

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