Trento / Grandi opere

Bypass ferroviario, inquinanti oltre i limiti nei sondaggi: piombo, benzene, ferro ma anche solfati e nitriti

I monitoraggi sono di cinque tipi e riguardano le acque sotterranee, quelle di superficie, il rumore, la qualità dell'aria e il suolo. I report relativi ai rilievi ante operam sono stati consegnati da Rfi verso fine luglio e resi noti ieri dall'Osservatorio per l'ambiente e la sicurezza sul lavoro

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di Franco Gottardi

TRENTO. Ci sono macchie rosse nelle tabelle che riassumono i risultati dei monitoraggi delle acque sotterranee commissionati da Rfi Italferr. In rosso sono segnati su quelle tabelle gli sforamenti delle varie sostanze chimiche trovate nel sottosuolo rispetto ai limiti di concentrazione fissati dal decreto legislativo 152 del 2006 e in particolare dalla tabella B.

I rilievi sono stati effettuati in marzo e ripetuti a fine maggio in dieci punti che compongono la rete di monitoraggio tramite piezometri, punti scelti nelle zone interessate alla realizzazione delle gallerie, alle aree di cantiere e a zone soggette a movimenti terra nell'ambito del progetto di circonvallazione ferroviaria.

Sono i risultati di una campagna trimestrale che la società che ha commissionato l'opera si è impegnata a fare. I primi rilievi sono stati effettuati nel mese di marzo e con questa seconda campagna di maggio vanno a comporre i risultati che riguardano il monitoraggio ante operam, effettuato a bocce ferme allo scopo di descrivere lo stato ambientale esistente prima dell'inizio delle lavorazioni, in modo da dare un riferimento per valutare eventuali variazioni che potrebbero insorgere in corso d'opera o anche a seguito dell'entrata in esercizio della nuova tratta ferroviaria.

I monitoraggi sono di cinque tipi e riguardano le acque sotterranee, le acque di superficie, il rumore, la qualità dell'aria e il suolo.

Come prevede il Protocollo istitutivo dell'Osservatorio per l'ambiente e per la sicurezza sul lavoro del bypass ferroviario i cinque report relativi ai rilievi ante operam sono stati consegnati da Rfi verso fine luglio e sono stati resi noti l'altroieri dall'Osservatorio.

Documenti corposi, in alcuni passaggi piuttosto tecnici, ma che presentano in particolare sforamenti rispetto ai parametri sia per quanto riguarda i dati chimici nelle acque sotterranee che rispetto al rumore (vedi articolo a fianco).

I rilievi dei corsi d'acqua sotterranei sono stati effettuati a varie profondità, quattro nella zona di Mattarello e sei a Trento Nord. E se a Mattarello non risultano sforamenti a Trento Nord sì.

Quelli relativi ai prelievi effettuati in marzo in particolare mostrano in un caso il superamento del parametro del piombo, inquinante tipico dell'ex Sloi, trovato a 13,3 metri di profondità con una concentrazione di 72 microgrammi per litro rispetto a un limite di legge fissato a 50.

Nello stesso prelievo c'era una concentrazione di ferro alle stelle, ben 4.200 microgrammi per litro rispetto a un parametro limite di 200.

Ma i valori nell'acqua sotterranea non sono evidentemente costanti perché con lo stesso piezometro alla stessa profondità due mesi dopo il piombo era rientrato nei limiti mentre il ferro era sceso a 770 microgrammi per litro.Un altro prelievo fatto a marzo a Trento Nord, questa volta a una profondità di appena 7 metro e 70 centimetri, mostrava una presenza di composti organici aromatici oltre i limiti di legge.

In particolare benzene, con una concentrazione di 19,7 microgrammi per litro rispetto al limite di 1, e para-xilene con una concentrazione di 13,7 microgrammi, poco oltre il limite di 10. Anche in questo caso a maggio queste sostanze erano rientrate nei limiti mentre era comparsa una quantità di solfati, 292 microgrammi per litro, leggermente superiore al limite di 250. In maggio nel piezometro numero 5, sempre a Trento Nord, erano fuori parametro oltre al ferro anche i nitriti con un valore di ben 6.500 microgrammi per litro rispetto al limite di 500.

«Trattandosi di dati riferiti allo stato qualitativo dell'ambiente idrico sotterraneo prima dell'avvio del cantiere - commenta Italferr nella relazione - gli stessi non sono riconducibili alle lavorazioni previste dal progetto».

Ciò che non è specificato è che il progetto esecutivo dovrà prevedere un'attenta campagna di monitoraggio e bonifica di queste zone.

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