Trento / Il caso

Bypass ferroviario, il fronte del no chiede a Provincia e Comune tre impegni concreti a tutela della salute

Giudizi sferzanti dai comitati sul recente summit tra enti locali e Rfi: si chiedono trasparenza totale sul progetto esecutivo, un piano di prevenzione a cura dell'Apss e la pubblicazione rapida delle analisi svolte e in corso su tutti i terreni del cantiere

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di Domenico Sartori

TRENTO. Giudizi sferzanti, dai comitati che contestano il progetto bi bypass ferroviari, sul summit tra Comune, Provincia ed Rfi, con la commissaria del corridoio del Brennero, Paola Firmi. «Il summit della vergogna» lo battezzano Elio Bonfanti e Marco Cianci, militanti No Tav.

«L'esito dell'incontro» incalza la Rete dei cittadini (con Martina Margoni e Paolo Zadra) «fa cadere le braccia», perché «si è nella sostanza deciso, come unica forma di rassicurazione, di potenziare la comunicazione pubblica con nuovi addetti stampa e responsabili di cantiere. Come se alle gravi preoccupazioni dei cittadini bastasse rispondere con una campagna mediatica! Non ci siamo, davvero».

Altra cosa è la sostanza: «Il diritto alla salute dei trentini e le giuste domande della cittadinanza meritano risposte serie. Per dimostrare che si fa sul serio serve però vera trasparenza e occorre smetterla di trattare i cittadini come un "parco buoi" da imbonire con frasi di circostanza».

Per non «parlare a vanvera di "tutela della salute"», la Rete dei cittadini sollecita Provincia, Comune e tutti i partiti politici su tre impegni concreti.

Primo: «Garantire l'immediata pubblicazione del progetto esecutivo cosiddetto Pfte plus, in modo che siano verificabili le misure che le imprese appaltatrici adotteranno per garantire il rispetto delle centinaia di prescrizioni imposte dagli enti pubblici a tutela della salute e dell'ambiente».

Secondo: «Garantire la predisposizione immediata di un piano di prevenzione del danno alla salute da parte dell'Azienda sanitaria, da comunicare al più presto alla popolazione e alle imprese con prescrizioni chiare e intelleggibili».

Terzo: «Garantire la pubblicazione in tempi rapidi dei risultati dei sondaggi e delle caratterizzazioni ambientali già realizzati e in corso di realizzazione in tutti i terreni del cantiere».

È quindi chiaro che i comitati, dopo il sequestro cautelare di parte dell'areale ferroviario da parte della Procura, per verificare l'ipotesi di "disastro ambientale", e dopo il summit con la commissaria Firmi, mordono ai polpacci Comune e Provincia: «Chi non opererà in tempi rapidissimi per attuare questi impegni» aggiunge la Rete «perderà ogni legittimità agli occhi dei cittadini».

Per i No Tav, «le intenzioni del summit erano compattarsi, ma non riescono a nascondere che Rete ferroviaria italiana è stata presa con le mani nel sacco, nel tentativo di non ottemperare a nessuna delle prescrizioni avute dall'opera in riferimento alle aree inquinate di Trento Nord».

«Il vero capolavoro sono le decisioni del summit» commentano Bonfanti e Cianci «Continua la secretazione dei documenti relativi all'opera, a cominciare da quel Pfte plus che costituisce il progetto su cui a settembre 2022 si è svolta la gara di appalto, oltre che degli esiti della gara stessa, e su questo continuano anche l'omertà e la totale non trasparenza delle istituzioni locali».

Il giudizio è quindi duro: «Per fare fronte alla situazione viene istituito entro settembre 2023 (fra 2 mesi!) un infopoint e si darà vita ai "cantieri parlanti": siamo alla vergogna, alle domande dei cittadini si sceglie di non rispondere e continuano le "rassicurazioni" che alla luce dei fatti hanno l'effetto di mettere tutti, e giustamente, in agitazione».Rfi ha annunciato che nei prossimi giorni presenterà ad Appa (Agenzia provinciale protezione dell'ambiente) alcune ipotesi per la predisposizione del Piano di indagini preliminari, cioè l'avvio della procedura di caratterizzazione.

«Esattamente quello che chiedevamo da ormai quasi un anno e che solo mobilitazione dei cittadini e questo ultimo anno di lotte ha reso possibile» commentano i due esponenti No Tav. Che evidenziano anche il problema dei tempi e dei costi: «Rfi, Comune e Provincia sanno bene che fare davvero la caratterizzazione di quelle aree e realizzare il conseguente piano di bonifica richiede tempi assolutamente non in linea con la realizzazione della circonvallazione».

Quanto ai costi, per le 266 prescrizioni, avute, Rfi ha lasciato trapelare che sono disponibili poco più di 8 milioni di euro, ovvero una somma di danaro che non basta da sola neppure a realizzare il prolungamento di 165 metri della galleria artificiale che dovrebbe uscire dalla scalo Filzi. I lavori vanno sospesi, perché non ha alcun senso insistere su di un'opera che, al di là della sua discutibile utilità , non rispetterà in tempi dl Pnrr».

La prosposta: «I finanziamenti europei per il bypass siano trasferiti per la bonifica integrale delle aree di Trento Nord».

Feroce la critica al sindaco Franco Ianeselli che, «nell'evidente intento di uscire dall'impasse in cui si è cacciato comportandosi da maggiordomo di Rfi, prosegue i suoi sproloqui provocatori cercando di assimilare i comitati che oppongono alla circonvallazione ai terroristi. Una tesi farlocca e ridicola» dicono Bonfanti e Cianci.

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