Trento / Mobilità

Le piste ciclabili in città: restano molti aspetti critici da chiarire

Intervento dell'architetto Marco Chistè che parte dall'annuncio del Comune di una rete a pedali chiamata Bicipolitana per evidenziare le numerose criticità presenti che creano problemi a chi si muove a pedali e compromettono la creazione di percorsi sicuri realmente fruibili e collegati fra loro

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di Marco Chistè

TRENTO. Colgo l’occasione dell’annuncio da parte del Comune di Trento della nuova iniziativa riguardante la Bicipolitana per fare qualche riflessione sul tema delle ciclabili cittadine.

L’amministrazione del capoluogo ha individuato infatti 15 itinerari ciclabili principali che verranno caratterizzati da un colore e da un numero distintivo e identificati tramite pittogrammi a terra in forma di freccia.

Manca la continuità

La proposta presenta, a mio modo di vedere, alcune criticità derivanti dello stato dei percorsi ciclabili di Trento e che potrebbero pertanto rendere vano tale progetto. In primo luogo la quasi assenza di continuità dei vari percorsi ciclabili attraversanti la città.

Analizzando infatti i 75 km di itinerari ciclabili censiti nel Biciplan e realizzati negli anni passati a Trento, emerge come solamente circa 25 km siano delle vere e proprie piste ciclabili con una separazione dai percorsi pedonali, che avviene prevalentemente tramite linea bianca di demarcazione, essendo tali percorsi paralleli e affiancati senza soluzione di continuità al marciapiede.

I rischi del marciapiede

I restanti 50 km, ovvero più del 50% del totale, sono costituiti da «marciapiedi ciclopedonali» promiscui dove le interferenze bicicletta - pedone sono all’ordine del giorno.

La stessa Provincia di Trento suggerisce che «in ambito urbano l’utenza ciclabile va separata fisicamente da quella pedonale» e per fisicamente si intende come nelle vicina Bolzano dove la bicicletta, essendo un veicolo, raramente condivide lo stesso spazio del pedone ed anzi si trova spesso alla quota stradale dalle automobili e protetta da questa da una fascia verde di rispetto o da un cordolo.

A Trento di fatto succede il contrario, ovvero i ciclisti e i pedoni sono affiancati e divisi nei migliori dei casi da una semplice linea bianca, mentre la fascia verde è posizionata verso la strada carrabile.

Segnaletica carente

La segnaletica orizzontale purtroppo, se scarsamente manutenuta, scolorisce nell’arco di pochi mesi, risultando poco riconoscibile l’ambito di pertinenza dei pedoni e dei ciclisti, con i ben noti problemi di conflitti che ne derivano.

Ancora più paradossale è poi osservare come la progettazione del nuovo intervento di via Perini non si sottragga a tale logica, creando di fatto l’ennesimo percorso misto ciclopedonale, in quanto privo di una barriera fisica fra pedone e ciclista.

Conflitto fermate del bus

Da annotare inoltre la situazione delle fermate dell’autobus spesso posizionate direttamente sulla pista ciclabile.

Anche in tal caso sia la regola del buon progettare e sia la Provincia consiglia che «la pista ciclabile deve sempre passare dietro la fermata autobus, in modo da evitare pericolose interferenze con gli utenti che attendono e salgono sul bus, oltre che l’interruzione dei flussi ciclabili».

Riprogettazione necessaria

In conclusione l'iniziativa della Bicipolitana e della segnaletica colorata è sicuramente lodevole, in quanto va nella direzione di favorire la leggibilità del percorso ciclabile, ma è probabilmente molto ambiziosa, perché richiederebbe come presupposto una vera continuità fra i vari spezzoni di ciclabili, oltre che l’esistenza di ciclabili separare dal marciapiede, risolvibile solo con una intera riprogettazione e ricostruzione di quanto è stato realizzato fino ad ora, per poter poi solo successivamente essere messa in pratica.

Inoltre la manutenzione della proposta segnaletica colorata orizzontale rimane a mio avviso problematica: ridipingere o riapplicare periodicamente circa 200 pittogrammi in 15 differenti tonalità rischia di affossare il progetto e la sua continuità negli anni venturi.

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