Grandi Opere / Il malumore

Bypass ferroviario, rabbia con vista cantiere per Pietrastretta: c’è chi pensa al trasferimento

Tra rumori e il marciapiede “sparito”, dal 9 luglio i movimenti dei pedoni sono stati limitati dai blocchi di cemento e dalle barriere in lamiera. Preoccupati soprattutto gli anziani: «Per noi è un rischio»

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Diego Morone

TRENTO. Il marciapiede che si è ristretto. Non ci passa nemmeno una carrozzina, uno che spinge la bici, uno a spasso col cane. E via Pietrastretta è arrabbiata. Parecchio. Lo si capisce subito, con una breve passeggiata tra quelle case che davano sulla città e ora danno sul cantiere del Bypass ferroviario.

Che una soleggiata domenica di luglio (il 9) potesse creare così tanto scompiglio nessuno, a San Martino, se lo sarebbe aspettato: il quartiere, che si affaccia - praticamente a strapiombo - sulla postazione dei lavori per il bypass ferroviario, si è trovato con un marciapiede in meno. Subito dopo l'interruzione di via della Spalliera, c'è via di Pietrastretta, che connette il sobborgo al centro della città: proprio dove sbocca la scalinata essenziale per gli spostamenti dalla parte alta della città al centro, percorribile in breve, il problema è spuntato fuori.

Il marciapiede ora è dimezzato: una buona parte del suo spazio è stato mangiato da una serie di blocchi in cemento armato. L'umore del vicinato, a riguardo, sembra essere indicativamente sulla stessa lunghezza d'onda: ci sono tanti cittadini perplessi, dubbiosi, altri che si dicono arrabbiati, e - chiaramente - alcuni del tutto indifferenti, forse perché dei «semplici» blocchi di cemento non possono ledere le loro necessità. La questione barriere, poste dal lato della panoramica, lascia quindi i pedoni con una lingua di asfalto affiancata al guard rail, ma priva sia della vista verso il basso che di uno spazio essenziale, come emerge dalle parole dei cittadini stessi.

Un esempio è quello di Marilena, 62 anni, residente a due passi dal muro di cemento e lamiere: «Ci siamo trovati, di domenica mattina, con degli operai che montavano alcuni pannelli e un blocco stradale poco più sopra, adesso questa è la condizione del marciapiede, sarebbe il caso di misurarlo: mi è capitato di vedere, lunedì, un ragazzo che percorreva la salita, accompagnando la bici che aveva con sé. Non riusciva ad entrare sul marciapiede. Ho provato a telefonare ai vigili e mi hanno risposto che avrebbero poi mandato qualcuno, si tratta di un rischio per i pedoni avere uno spazio così limitato. Io stessa, portando a spasso il cane, noto che si fatica a stare entrambi sul marciapiede».

La stessa difficoltà è stata riscontrata da altri, come Germana, di 88 anni: «Le barriere sono state posizionate veramente male, bloccano buona parte del marciapiede, noi che la sera vogliamo fare due passi facciamo davvero fatica». Un altro tasto dolente, per molti in zona, è relativo al «come» si è arrivati alla costruzione delle barriere: «C'è delusione e non possiamo nemmeno saperne i motivi. È perché non vogliono i lavori visibili? O c'è paura che del materiale possa cadere di sotto? La sensazione è quella di essere in mano a una politica che pensa solo al proprio tornaconto, stanno facendo come vogliono», dice una delle signore del quartiere.

I dubbi sono stati confermati da un altro dei vicini, che ha preferito l'anonimato, vista la sensibilità dell'argomento: «Nonostante le barriere, per via del rumore, non si può dormire, ed è davvero frustante, specie per chi ha dei turni di lavoro per cui deve riposare al mattino. È mancata una notifica, ci siamo ritrovati con una parte di paesaggio in meno, al suo posto delle barriere che potrebbero essere per ridurre l'impatto del rumore, ma se così fosse non sarebbero efficaci. Che il progetto Bypass sarebbe stato "qui" era noto ormai da tempo: in zona ricordo malumori e una mancanza di chiarezza e puntualità delle istituzioni. Sto attualmente valutando di trasferirmi, qui ci si sente abbandonati».

Toni molto più forti sono stati utilizzati da Ilaria, 72 anni, attualmente in sedia a rotelle, che ha mantenuto l'attenzione sui lavori in corso e i problemi causati all'area residenziale: «Mancano chiarezza e trasparenza su moltissimi fattori, a partire dai lavori. C'è un quartiere di cui si perderanno identità e storia, ci sono poi molti interrogativi, come l'acqua: sarà ancora possibile utilizzarla? Il Pnrr vietava di operare in situazioni pericolose dal punto di vista dell'inquinamento e dove c'è il Sin non si sarebbe dovuto operare. Ci sono poi queste barriere architettoniche: manca una segnaletica, un semplice avviso. Il sentimento è quello di essere stati, come città, venduti. Non sono sicura che ora come ora riuscirei a passare su quel marciapiede».

Il sentimento più diffuso non poteva che essere la rabbia, oltre che per i lavori, per quella che sembra essere stata la posizione della pubblica amministrazione: nessuno, quassù, è stato avvisato che il marciapiede, fondamentale specie per i più anziani e per chi ha mobilità ridotta, sarebbe stato dimezzato, con il rischio di dover camminare per strada, in una via piena di curve poco sicure. Non sono mancati i cittadini indifferenti; quelli meno colpiti sono i giovani, che in alcuni casi non avevano nemmeno notato della presenza delle barriere o altri che hanno riconosciuto a chi di dovere il diritto di prendere scelte per un "bene comune": «Chi sta facendo i lavori sa cosa deve fare, ben venga tutto quello che può essere utile per la sicurezza», ha commentato uno dei residenti di Via di Pietrastretta.

Ma rimangono una minoranza, almeno tra quelli che abbiamo incontrato noi.

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