Volatili / Il riparo

Una nuova casa per la civetta, preziosa alleata dei contadini di Mattarello

Oreste ed Alessandro Tamarini, padre e figlio, hanno aderito alla campagna promossa da Eugenio Osele. Nella casetta in legno del frutteto ci sono i primi pulli. La nidificazione agevolata è utile perché caccia i distruttori nocivi, piccoli topi e talpe, coleotteri, lombrichi e anche merli e tordi

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di Marco Bridi

MATTARELLO. Oreste ed Alessandro Tamanini, padre e figlio, famiglia di contadini ben conosciuta a Mattarello, hanno aderito alla campagna "Una casa per la civetta" promossa da Eugenio Osele dell'Associazione De Gaspari di Trento con lo scopo di agevolare la nidificazione del rapace notturno lungo l'asta dell'Adige.

La civetta comune, infatti, non avendo a disposizione siti idonei quali cavità naturali, fessure nei muri o casolari diroccati, incontra difficoltà ad insediarsi e quindi a riprodursi, ma la sua opera riesce particolarmente utile, quindi è un'alleata dei contadini, perché caccia i distruttori nocivi, piccoli topi e talpe, coleotteri, lombrichi ma anche merli e tordi. E così, sotto la gronda del "casòt" di campagna, fra i frutteti del Lidorno, i Tamanini hanno installato una casetta artificiale in legno di larice, dove una civetta ha avuto la possibilità di nidificare e covare tre pulli.

Appassionato della natura e in specie di rapaci, Eugenio Osele ha avviato il suo progetto durante l'anno scolastico 2020-'21 coinvolgendo l'Istituto comprensivo Trento 3 e l'Associazione De Gaspari e trovando la collaborazione della Cooperativa Laboratorio Sociale Anffas, dell'Associazione "Circolo Tonini Amici del legno" e dell'Auser del Trentino. Grazie a loro ha realizzato centosei casette e trovato l'adesione di privati contadini e di cooperative che si sono offerti di appenderle nelle loro campagne, prevalentemente in vigneti e meleti.

La zona geografica interessata è la valle dell'Adige con copertura da Mezzolombardo fino a Volano, Trento Sud e Martignano nell'area del capoluogo. Per Eugenio Osele, «lo sforzo e l'esempio di cooperazione svolto dall'Associazione De Gaspari uniti alla disponibilità delle realtà contadine hanno dimostrato che la carenza di siti idonei per la nidificazione ha effettivamente un ruolo importante nell'insediamento della civetta, carenza superabile con l'installazione di cassette a tunnel».

Alla luce della ricognizione che ha effettuato quale primo bilancio trae dall'esperimento? «Questo è il primo anno e probabilmente negli anni a venire, con la dispersione giovanile ed un auspicabile aumento dei territori occupati, si potranno capire meglio alcune dinamiche sull'espansione, le preferenze ambientali, di dieta ecc. di questa bella, curiosa e misteriosa specie che vive nei nostri fondovalle».

La civetta comune o nottola (Athene noctua), testa grossa e mobilissima che può ruotare per 270°, occhi frontali e sviluppatissimi, piumaggio bruniccio macchiettato di bianco che le rende un volo assolutamente silenzioso, deriva il suo nome dalla dea greca della saggezza, Atena, che l'aveva come simbolo. Da lei ha preso il nome la capitale della Grecia, luogo dove le civette erano talmente diffuse che ancor oggi l'espressione "Portare civette ad Atene" equivale a compiere un'azione stupida ed inutile.

Addomesticata dai cacciatori per attirare gli uccelli nella caccia, nella superstizione popolare il suo grido monotono la vuole portatrice di disgrazie. «È una piccola grande storia - conclude Alessandro Tamanini - che sottolinea l'importanza della biodiversità in agricoltura e mostra come le campagne di Trento Sud sono popolate da animali diversi che garantiscono il giusto equilibrio dell'ecosistema».

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