Ambiente / Il tema

Arriva la primavera e tornano le moto lungo i sentieri sul Calisio e dintorni

Come sempre con la bella stagione arrivano segnalazioni di avvistamenti anche in altre zone del Trentino e si rinfocola la polemica sulla presenza dei motociclisti lungo i segnavia Sat

IL CAI "Basta moto e quad sui sentieri di montagna"

TRENTO. Con il ritorno della primavera si riapre anche la "giostra" delle moto su strade forestali e sentieri dove i motori sono vietati o limitati a casi eccezionali (con relativo permesso).

L'Adige ha già ricevuto più di una segnalazione sulla presenza di motociclisti su percorsi vietati, anche attorno alla città di Trento, nelle zone del Calisio e della Marzola.

Ma il fenomeno, come noto, è "tradizionalmente" diffuso un po' in tutte le vallate e il suo contrasto è difficile, per quanto le autorità preposte annuncino regolarmente un aumento dei controlli (anche nelle ore in cui gli autori delle scorribande potrebbero sentirsi più al sicuro, come dopo il tramonto).

Fra le segnalazioni più recenti giunte in redazione, un paio che riguardano la zona a ridosso del Calisio, sul versante orientale, verso il lago di Santa Colomba e dintorni.

Qui i motocicilisti sono stati avvistati lungo vari segnavia Sat, nella zonza fra Montevaccino e il lago.

A quanto pare, i protagonisti di queste azioni non temono di essere sanzionati e si spostano tranquillamente, senza preoccuparsi dell'impatto ambientale delle loro azioni.

Un impatto, sottoliea un lettore, che è composto anche dal pesante inquinamento acustico che oltre a disturbare gli escursionisti a piedi o in bicicletta, spaventa la fauna selvatica in un contesto naturale caratterizzato anche dalla presenza di riserve  e biotopi provinciali protetti.

Gincane nei boschi, risalite di prati irti sui quali restano profondi segni di pneumatici, "sgasate" sui sentieri e altri comportamenti non consono per un'area naturale sono segnalati da chi ha assistito a queste performance a motore.

L'impressione, denunciano i lettori, è che vi sia un diffuso senso di impunità, come se fosse del tutto normale utilizzare i sentieri alla stregua di piste da motocross, enduro o trial.

Della problematica si è ripetutamente interessata, negli anni scorsi, anche la Sat.

Il corpo forestale ha elevato numerose sanzioni, ma a quanto pare le multe, forse perché relativamente "leggere", non scoraggiano i motociclisti, che nella maggior parte dei casi sembrano essere tutt'altro che degli improvvisatori: sono equipaggiati di tutto punto e a quanto pare conoscono bene i sentieri.

Loro, gli appassionati di enduro, in passato si sono spesso difesi denunciando la carenza di luoghi in cui esercitare questa attività motoristica e affermando che l'impatto sull'ambiente naturale sarebbe minimo.

Il tema negli anni scorsi è stato anche oggetto di confronti e polemiche nazionali, con il Club alpino italiano che ha criticato le Regioni italiane che avevano introdotto norme più permissive su questo fronte:  "Il nostro Paese è percorso da una rete di itinerari di lunga percorrenza di grande valore naturalistico, storico e devozionale, che si appoggia in massima parte sulla rete sentieristica. Le numerose presenze di viaggiatori a piedi, provenienti spesso da altri paesi europei ed extraeuropei, su questi itinerari, dove vengono attivate iniziative imprenditoriali agro-turistiche anche da parte di giovani con possibili futuri sviluppi per l'economia montana, sarebbe fortemente disincentivata dalla convivenza con motociclette e quad".

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