I gay: «Giù le mani dai nostri bambini»

«Giù le mani dai nostri bambini perché è l'amore che crea una famiglia» queste le parole di Cinzia Gatto, responsabile per il Triveneto della «Famiglie Arcobaleno» che ieri è arrivata a Trento assieme al presidente nazionale di Arcigay Flavio Romani per chiedere al Comune di respingere l'ordine del giorno presentato dal consigliere Claudio Cia. Un documento che è balzato alle cronache nazionali in cui si chiede ai servizi sociali di individuare sul territorio casi di omogenitorialità, verificarne l'ambiente di crescita del bambino, in considerazione dell'assenza di una figura materna o paterna

di Giuseppe Fin

conferenza gay contro cia«Giù le mani dai nostri bambini perché è l'amore che crea una famiglia» queste le parole di Cinzia Gatto, responsabile per il Triveneto della «Famiglie Arcobaleno» che ieri è arrivata a Trento assieme al presidente nazionale di Arcigay Flavio Romani per chiedere al Comune di respingere l'ordine del giorno presentato dal consigliere Claudio Cia. Un documento che è balzato alle cronache nazionali in cui si chiede ai servizi sociali di individuare sul territorio casi di omogenitorialità, verificarne l'ambiente di crescita del bambino, in considerazione dell'assenza di una figura materna o paterna, per deliberata scelta che sottende motivi di illegalità, per poi segnarli immediatamente al sindaco.
«In tanti dopo aver letto questo documento - ha spiegato Cinzia Gatto - si sono spaventati e oggi vivono con il timore che qualcuno arrivi alla porta di casa per portare via il proprio bambino. Vogliamo informare il consigliere Cia che in Italia sono 100 mila i figli delle famiglie arcobaleno e vengono educati all'amore e al rispetto di tutti». L'ordine del giorno presentato da Cia, ha proseguito la responsabile delle famiglie arcobaleno, «fa inorridire perché rischia di far sottrarre i figli dal nucleo famigliare in cui crescono. È folle e contrario ad ogni principio di civiltà. Un provvedimento di questo genere, una città democratica e civile come Trento non se lo merita».
Il documento presentato dal consigliere Claudio Cia verrà discusso stasera, o più probabilmente domani, in Consiglio comunale. Paolo Zanella, presidente dell'Arcigay del Trentino ha assicurato che «saranno diversi i cittadini presenti alla discussione. Ognuno ha la libertà di esprimere il proprio pensiero e noi ci saremo per esprimere la nostra contrarietà a questo documento che sta portando la città ad uno scontro ideologico».
Ieri a Trento per esprimere la propria indignazione è arrivato il presidente nazionale di Arcigay Flavio Romani accompagnato da uno degli avvocati dell'associazione, Luca Morassutto. «Se questo documento - ha spiegato Romani - venisse approvato in consiglio comunale, noi siamo pronti a ricorrere alle vie legali fino ad arrivare alla Corte Europea dei Diritti umani. Trento sarebbe la prima città in cui succede una cosa del genere». Per Romani l'ordine del giorno presentato da Cia è «mostruoso» ed invita il sindaco Andreatta «ad esecrare il consigliere». «Cia - spiega -  sta usando i bambini per radunare attorno a sè consenso ed è una vergogna».
A dare man forte e a chiedere l'assunzione da parte della giunta di una posizione «dura» nei confronti dell'ordine del giorno, è stata anche  Elena Lazzari, presidente di Arcilesbica del Trentino.
Il Comune di Trento, fra le altre cose, da circa un anno è entrato a far parte delle rete nazionale delle «pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere». «L'approvazione di un atto come quello presentato da Cia - ha spiegato il presidente nazionale di Arcigay - andrebbe pesantemente contro i principi sanciti da questa rete. Occorre poi ricordare come la Cassazione si sia espressa più volte in maniera opposta ai principi che escono da questo documento».
Lapidario, infine, il commento di Lorenzo Modenese, rappresentante delle famiglie arcobaleno in Trentino. «Vogliono schedare i nostri figli - ha affermato - e siamo di fronte ad un ordine del giorno di matrice nazista».
In realtà, anche a prescindere dalla gran cassa fatta suonare da gay e lesbiche, l'ordine del giorno ha ben poche possibilità di essere approvato, visto che la maggioranza pare essere compatta a dire no alla proposta. Di sicuro si esprimeranno contro sia il Pd, sia la consigliera dei Verdi Coppola, sia Dario Maestranzi. «Noi dell'Upt - spiega il capogruppo Ducati - ne parleremo prima del voto. Personalmente voterò contro e l'orientamento del gruppo mi pare lo stesso. Anche Armellini del Patt è sicuro: «Non credo che appoggeremo l'ordine del giorno. Quelle di Cia sono provocazioni politiche».

 

LA REPLICA DI CIA
 «Nella mia azione politica non c'è nulla di nazista. È una ideologia che non mi sento per nulla addosso». Il consigliere comunale Claudio Cia replica alle accuse rivolte da Arcigay, Arcilesbica e dalle Famiglie Arcobaleno. «Nel mio ordine del giorno ribadisco il diritto di ogni persona di vivere la sua affettività - ha spiegato Cia - e il diritto di viverla senza sentirsi cittadini di serie B, ma quando ci sono di mezzo i bambini allora si va in un altro piano».
Claudio Cia ha nuovamente evidenziato come un bambino abbia bisogno della «bi-genitorialità». «Avere una mamma e un papà è la natura - spiega - basta avere delle finestre e guardarsi attorno. Detto questo non vorrei trovarmi nelle condizioni di chi deve decidere su questioni del genere che riguardano i bambini perché il minore deve essere comunque sempre tutelato». L'istituzione deve promuovere e salvaguardare la famiglia naturale. «La situazione presente - spiega - ci obbliga a stare attenti nell'intervenire ma noi dobbiamo lavorare affiché famiglie omogenitoriali non si generino in futuro perché un bambino ha bisogno di una mamma e di un papà».

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