Trova l'amore in rete ma rimane «spennato»

Cercava l'amore, ma si è ritrovato con il conto corrente prosciugato. Intenerito dalla storia strappalacrime di un'avvenente ventenne - sommersa dai debiti per colpa di un datore di lavoro fallito e pure malata - un giovane trentino le ha consegnato il suo cuore, ma soprattutto migliaia di euro. Quello che il poveretto non sapeva era di essere attore inconsapevole di una commedia rodata, un copione in cui l'epilogo era sempre lo stesso: qualcuno finiva «spennato»

di Flavia Pedrini

tribunaleTRENTO - Cercava l'amore, ma si è ritrovato con il conto corrente prosciugato. Intenerito dalla storia strappalacrime di un'avvenente ventenne - sommersa dai debiti per colpa di un datore di lavoro fallito e pure malata - un giovane trentino le ha consegnato il suo cuore, ma soprattutto migliaia di euro. Quello che il poveretto non sapeva era di essere attore inconsapevole di una commedia rodata, un copione in cui l'epilogo era sempre lo stesso: qualcuno finiva «spennato».
 
Si è aperto a Trento il processo che vede imputati una 24enne originaria di Mazara del Vallo trapiantata a Verona, Antonia Accardi, e il suo compagno 26enne, il romeno Andrei Aschiopoaie: sono accusati di avere architettato una truffa da 40 mila euro (lui deve rispondere anche di minaccia). E il giovane trentino, stando a quanto emerso da un'indagine del 2011 della procura di Grosseto, che ha portato all'arresto della coppia, non sarebbe che una delle tante vittime. I Bonnie e Clyde della rete, come li hanno soprannominati, avrebbero infatti raggirato decine di uomini, riuscendo a farsi consegnare migliaia di euro. 
 
Per il giovane trentino i guai iniziano nell'agosto 2010, quando risponde ad un annuncio su un sito di incontri: «Cerco uomo serio e generoso che voglia creare una famiglia». I due si conoscono e il compagno di lei, presentato come un fratello, partecipa ad ogni incontro. Il fascino della giovane fa colpo, ma è soprattutto il racconto della sua vita travagliata a fare cadere ogni difesa. E così il giovane, che la considerarla come una fidanzata, avrebbe iniziato ad assecondare tutte le sue richieste economiche.Secondo l'accusa la ragazza, fingendosi interessata al poveretto e prospettando di volta in volta drammatiche situazioni, sarebbe riuscita a farsi consegnare - sia in contanti che con ricariche su carte Postepay intestate a lei o al compagno - oltre 20 mila euro. Richieste di denaro giustificate con l'urgenza di denaro liquido in attesa che l'ex datore di lavoro fallito saldasse il suo debito e perfino con costose cure mediche per curare un nodulo al seno.
 
Con la scusa di dovere avviare un nuovo lavoro - peccato che l'imputata risulti sprovvista di patente - la donna avrebbe convinto il giovane a sottoscrivere un finanziamento da 19.250 euro per acquistare un'automobile. Un mezzo che la donna, spiegando di essere già perseguitata dai creditori, chiese fosse intestato al presunto «fratello». Quanto al fatto che questi risultasse nato in Romania, ecco pronta una spiegazione: era stato adottato. Ma poi c'erano la riparazione della macchina da pagare, una contravvenzione da mille euro per le gomme fuori norma, le spese per il viaggio in Sicilia dalla famiglia, i soldi per evitare uno sfratto, il denaro necessario per liberarsi di un creditore che le impediva di lasciare il meridione e quello per tornare in Trentino, dove avrebbero dovuto vivere insieme.
 
E così, nel giro di tre mesi, dal conto corrente del trentino sarebbero usciti 40 mila euro. Inutile dire che le promesse della donna di restituire quei soldi - sancite con una scrittura privata - sono rimaste lettera morta. Anzi, secondo l'accusa, quando la vittima si è rivolta al «fratello» per riavere i suoi soldi, è stato minacciato: «Posso procurarmi una pistola e un coltello», gli avrebbe detto, intimandogli di non farsi più vedere. Alla fine al trentino, con il cuore infranto e il conto in rosso, non è rimasto altro da fare che sporgere denuncia.

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