Pandemia / Il caso

Rovereto: torna il covid in casa di riposo, 38 anziani isolati alla Sacra Famiglia

Le suore mettono in atto le restrizioni previste dalla legge, dura reazione dei parenti dei malati, che minacciano di chiamare i carabinieri. La direttrice della rsa: "Dispiace che dicano questo, perché la nostra priorità è tutelare l'ospite"

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di Nicola Guarnieri

ROVERETO. Il covid è meno violento ma ancora non è si è estinto. Certo, i tempi di guarigione sono ridotti al minimo ma rimane comunque una malattia contagiosa. Come tale, quindi, vanno preservati i potenziali «untori» e gli altrettanto potenziali contagiati. Per questo, alla casa di riposo Sacra Famiglia di via Saibanti a Rovereto - che ospita un centinaio di anziani non autosufficienti - domenica pomeriggio è stato chiuso il primo piano dove si è registrato, appunto, un caso di positività. I 38 ospiti, ovviamente, sono in isolamento in attesa delle verifiche e della fine del rischio, come detto pochi giorni.

I parenti, però, come al solito sono meno pazienti dei... pazienti e hanno contestato la decisione della struttura. Che, ovviamente, ha seguito le direttive evitando di propagare il coronavirus in una Rsa che, di suo, accoglie persone fragili e che dunque che possono correre pericoli. Il tam tam, sulle chat dedicate, della chiusura ha raggiunto i familiari di chi ha un anziano alloggiato in una qualsivoglia Rsa cittadina e la voce si è sparsa raccogliendo commenti più o meno accettabili.

Di fatto, però, per questioni sanitarie davanti ad un contagio non si può certo spalancare la porta, piuttosto il contrario.

«Prudenzialmente abbiamo deciso di chiudere il primo piano - conferma la direttrice suor Rosaria Messina -. É successo domenica pomeriggio e, come sempre, c'erano tanti parenti in visita. Purtroppo ci sono casi di Covid ma anche una quindicina di anziani con la febbre, pur essendo negativi, e altri ospiti in cura con antibiotici. Abbiamo comunque contattato il medico e abbiamo deciso di chiudere un piano alle visite».

Ma la reazione dei congiunti non è stata certo di comprensione. «Alcuni parenti si sono arrabbiati, addirittura minacciando di andare dai carabinieri. Ci hanno accusato di aver sottratto loro i familiari. Mi dispiace che dicano questo, perché la priorità è tutelare l'ospite. Sono persone fragili e, tra l'altro, l'isolamento dura solo tre giorni. E poi ci tengo a ricordare che il contagio arriva da fuori, da chi entra dall'esterno. E la procedura impone di circoscrivere il fenomeno. Questo abbiamo fatto, ma qualcuno purtroppo non ci pensa e si arrabbia».

Dopo il biennio da paura 2020-2021, insomma, tutto è finito nel dimenticatoio. Ci si è scordati dell'emergenza e dei lutti prodotti dalla pandemia e quando si è tornati alla normalità quel periodo da girone dantesco è stato cancellato dalla memoria. Il Covid, però, pur mutato c'è ancora (i numeri, in realtà, sono in aumento pur non generando allarmismo nella popolazione adulta) e ad essere in pericolo sono proprio gli anziani e i fragili. Che, come giustamente sottolinea suor Rosaria, «vanno preservati».

La Casa Sacra Famiglia di via Saibanti è, di fatto, la quarta Rsa della città con la Vannetti, la Kolbe di Borgo Sacco e la Fontana in piazzale Defrancesco. É una struttura per anziani non autosufficienti realizzata nel 1987 e completamente ristrutturata dal 2011 al 2015. É gestita dalle Piccole Suore della Sacra Famiglia con la collaborazione di consulenti e responsabili dei vari settori. I reparti di degenza delle residenti sono tre e in ognuno ci sono 20 camere (singole e doppie), una sala da pranzo, due sale tv e una fisioterapia di piano. Al piano zero si trovano la hall, la chiesa, la zona ristoro e gli uffici e il centro diurno Alzheimer mentre al piano interrato la palestra per la sala animazione, la parrucchiera, il salone delle conferenze, la cucina ed il guardaroba.

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