Rifiuti / Lo scontro

Mobilitazione contro l'inceneritore: «Coinvolgeremo tutto il Trentino, ecco l'alternativa che non inquina»

Nel centro civico di Lizzana la serata informativa contro il progetto della Provincia, definito «inquinante e antieconomico», che potrebbe riguardare i Lavini di Marco. Si propone invece di migliorare la raccolta differenziata e di realizzare un impianto per il trattamento meccanico come quello di Sidney

ALTERNATIVA Associazioni: l'impianto non è necessario, ecco perché
TONINA "Bisogna farlo, decisioni entro dicembre"
FRONTE DEL NO "Si crea inquinamento dannoso per ambiente e salute"
COMUNE Anche il sindaco Ianeselli dice sì: "Ma il territorio riceva compensazioni"

di Enrico De Rosa

TRENTO. Hanno dissotterrato l'ascia di guerra, gli esponenti del movimento "No all'inceneritore ai Lavini", riunitisi l'altra sera nel centro civico di Lizzana. La serata informativa, organizzata da Gloria Canestrini e dal consigliere comunale Gabriele Galli di Rinascita Rovereto, vuole coinvolgere l'opinione pubblica della città, contraria alla realizzazione di un inceneritore di rifiuti ai Lavini di Marco, «inquinante e antieconomico».

E fornire una proposta alternativa: migliorare la raccolta differenziata e realizzare un impianto meccanico come quello di Sidney. Un'iniziativa che vorrebbe ripetere il successo di quella degli anni Novanta, che costrinse l'allora presidente della provincia Lorenzo Dellai a fare marcia indietro sulla realizzazione di un inceneritore.Intendiamoci: si tratta di una guerra di controinformazione con volantini, serate pubbliche e manifestazioni.

«Bisogna svegliare la città - ha spiegato Gloria Canestrini -. Partiamo da Rovereto, ma coinvolgeremo tutta la provincia. Entro il 31 dicembre la Provincia deciderà se collocare la mole di rifiuti a Lizzana e poi avviare l'iter per l'inceneritore. Per conoscere le ragioni del "No" abbiamo invitato Claudio Della Volpe, già docente universitario di chimica, e Marco Ianes, consulente tecnico ambientale».

Quest'ultimo già protagonista della stessa battaglia d'opinione all'epoca del presidente della Provincia Lorenzo Dellai, che, sotto la pressione dei comuni di Lavis, Zambana, San Michele e Mezzocorona, rinunciò all'idea di costruire un inceneritore. Ma stavolta, è la convinzione degli organizzatori, il rischio è serio. Infatti le discariche di Monclassico e Imer sono state dichiarate chiuse. Poi c'è stato l'incendio di quella di Ischia Podetti. Perciò i rifiuti, spediti all'estero, «costano - si è detto nel corso del dibattito - 300 euro a tonnellata».

Come è noto ai Lavini sono depositate mille tonnellate di rifiuto residuo proveniente da tutto il Trentino. Il materiale è in attesa di essere smistato e inviato in inceneritori fuori provincia.

«In questa situazione il primo passo - ha spiegato Ianes - è aumentare la differenziata oltre il 73%. Non solo, le imprese devono produrre merci dai materiali più facilmente separabili. L'inceneritore è antieconomico, brucia gas insieme ai rifiuti. Oltretutto servono le discariche. Gli inceneritori producono una tonnellata di cenere ogni tre tonnellate di rifiuti. Perciò la soluzione è il trattamento meccanico, in grado di separare i rifiuti in modo più approfondito».

Nel frattempo un posto dove collocare i rifiuti si doveva pur trovare e alla fine l'Appa, l'Agenzia provinciale per l'ambiente, ha elevato la capacità di deposito dei Lavini da 5 a 6 mila tonnellate. La serata è servita soprattutto a contarsi, rilanciando la sfida alla giunta Fugatti. «In Val di Fiemme e di Sole - ha ricordato Galli - si ricicla fino al 90%».

Serve una nuova consapevolezza. Come ha spiegato il professor Della Volpe: «Si può controllare l'ambiente intorno a un inceneritore (che è una fregatura, perché produce poca energia e consuma molta acqua) con le api, usandole come sensori. Infine la combustione, producendo Co2 aumenta l'effetto serra».

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