Trento / Ambiente

«Esiste un'alternativa concreta alla costruzione di un inceneritore»

Ecco nel dettaglio la proposta di Wwf Trentino, Italia Nostra, Legambiente e altre realtà affinché la Provincia non proceda con l'annunciata progettazione di un impianto: «La soluzione è ridurre ancora la produizione pro capite (fino ai livelli attuali della val di Sole), portare la differenziata all'85% e per il poco residuo puntare su aziende che ricavano ricchezza dagli scarti»

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TRENTO. Se fossimo tutti solandri la situazione rifiuti in Trentino sarebbe già meno difficile. Se poi ognuno si impegnasse un po' di più in riciclo e riuso e si sfruttasse quanto le aziende ora sono in grado di fare per valorizzare alcuni tipi di "scarti", il residuo si ridurrebbe a quasi un quarto dell'attuale. E l'inceneritore sarebbe inutile.

A dirlo sono 11 associazioni (ambientaliste e non solo) che si sono riunite in un tavolo tecnico per capire cosa sia necessario fare per evitare di ritrovarsi con un inceneritore (o gassificatore) in provincia. E hanno cercato degli "spilli" con i quali forare la bolla che - dicono - si è creata attorno al progetto. Che non è ancora una realtà ma si appresta a diventare tale.

Un tavolo che comprende Wwf Trentino, Italia Nostra, Legambiente, Ledro Inselberg, Mountain Wilderness, Lipu, Comitato Sviluppo Sostenibile, Comitato Olivaia, Rotte Inverse, Salvaguardia Lago e Pan Eppaa e che lancia le "4 R": riduci, ricicla, ripara, riusa. Per arrivare ad un solo fine: dimostrare che ci sono strade che si possono seguire per arrivare a diminuire in maniera sensibile la quantità di rifiuto prodotta in Trentino. E i conti che hanno fatto portano il residuo dalle 63mila tonnellate attuali a meno di 18mila. Tonnellate che, dicono, potrebbero finire nell'inceneritore di Bolzano o in discarica.

Il punto di partenza è il quinto aggiornamento dei rifiuti e lo scenario 3.1. Che è quello in cui viene paventata (in maniera incauta, secondo chi siede attorno al tavolo) «la possibilità di realizzare un inceneritore oppure un gassificatore senza tuttavia fornirne dati tecnici ed economici».

«E ci sono stati interventi e articoli - viene spiegato - che hanno ingenerato il panico fra la popolazione come se il caso rifiuti fosse ingestibile» è stato detto. Ma così, assicurano le associazioni, non è. E soprattutto ci sono delle strade alternative. «È sbagliato o almeno fuorviante - ha spiegato Pietro Zanotti a nome del tavolo tecnico - il dato di partenza. O meglio, il dato relativo alla produzione di rifiuti in provincia che viene preso in considerazione sono le oltre 283mila tonnellate che è il peggiore degli ultimi 10 anni». E guardando alla differenziata, ci sono percentuali diverse negli ambiti trentini: «la media è del 78% ma in Val di Fiemme si arriva al 85,3% mentre l'Alto Garda e Ledro è al 64,4%».

Un passo importante, dicono, sarebbe riuscire ad uniformare verso l'alto queste percentuali. «Anche sul fronte della produzione di rifiuti, dati 2020, per abitante equivalente abbiamo i virtuosi abitanti della Val di Sole con meno di 360 chili a testa ed i meno virtuosi di Primiero con più di 460, ben 100 chili in più». E in questo senso va l'invito ad essere tutti solandri perché si arriverebbe a produrre circa 60mila tonnellate di rifiuto in meno rispetto al 2019.

«Quindi con una differenziata al 85%, traguardo possibile, con il dato di produzione obiettivo di circa 230.000 tonnellate l'anno avremmo un residuo intorno alle 34.000 tonnellate». Ma non è finita. Guardando alle tipologie da riciclare e guardando vicino a casa (Treviso) il lavoro di recupero ad esempio del tessile sanitario, permetterebbe di ridurre ulteriormente quello che finisce in discarica (o nell'inceneritore) a meno di 18mila quintali l'anno. Ma. D.

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