Rovereto / Il caso

"Costretti dall'Azienda sanitaria a 21 giorni di quarantena, ma sbaglia: il nuovo decreto ci consente di uscire"

Lo sfogo di un operaio: «Dopo l'accertata positività di mia figlia, abbiamo ricevuto una lettera che indica tre settimane di quarantena per me e mia moglie in quanto conviventi. Ho cercato di segnalare l'errore ma non ricevo risposta. Siamo vaccinati e in realtà con le nuove regole possiamo uscire di casa indossando la mascherina Ffp2...»

IL RACCONTO "Test falso negativo e covid in famiglia: nonno compreso"
TRENTINO Over 50 non vaccinati: sono oltre 21 mila, la metà lavora
IL DECRETO Obbligo di vaccino e pass per over 50: regole e sanzioni
I DATI Un altro morto in Trentino, balzo dei ricoveri e quasi mille contagi

di Nicola Guarnieri

ROVERETO. «Ma questi ci sono o ci fanno?».

É imbufalito R.A., operaio roveretano che si è visto costretto alla reclusione domestica per colpa dell'Azienda sanitaria. «Ho sempre rispettato le regole, mi sono vaccinato e così ha fatto la mia famiglia. Poi arriva il decreto del governo che, evidentemente, non è stato recepito dall'Asl di Trento».

Risultato? Figlia sedicenne positiva al Covid e lettera che impone l'isolamento fino al 25 gennaio e la quarantena per i conviventi.

Tradotto, mamma e papà devono stare tre settimane tappati in casa nonostante la punturina sul braccio regolarmente fatta all'ex Manifattura e le nuove direttive romane che limitano al minimo il lockdown proprio per i vaccinati.

La positività dell'adolescente è stata riscontrata il 4 gennaio, anno nuovo ma soprattutto decreto legge nuovo. Tanto che, dopo il tampone, è arrivata a domicilio la segnalazione dell'Asl che impone la quarantena fino al 25 gennaio. Non solo alla sedicenne ma pure, è scritto chiaro nella nota, ai conviventi.

Questo nonostante le direttive governative che, da fine dicembre, hanno ridotto i tempi.

«Io ho provato inutilmente a contattare l'Azienda sanitaria. - racconta il papà - Perché i tempi indicati nella lettera, per altro arrivata a mia figlia e non ai genitori, sono di gran lunga più ampi rispetto a quanto stabilito dal governo. Un errore? Può darsi ma se io sbaglio sul lavoro mi bastonano mentre nell'ente pubblico si perdona tutto. Non mi interessa colpire chi ha sbagliato però esigo che, di fronte a questa missiva, qualcuno mi risponda. Invece né al telefono e nemmeno in Internet ho trovato un interlocutore. Né io né mia moglie possiamo stare chiusi in casa fino al 25 gennaio, bruciandoci tutte le ferie. Siamo vaccinati e, carte alla mano, possiamo uscire di casa indossando la mascherina Ffp2».

A lasciare perplesso R.A., ovviamente, è la mancanza di spiegazioni.

«Ho continuato a provare a contattare l'Azienda via telefono, ho controllato il Trec ma niente. Eppure il decreto è chiaro ma, in base alla carta arrivata a casa, nessuno di noi può muoversi fino al 25 gennaio. Adesso, però, mi sono stufato.

Credo che non farò la terza dose ma soprattutto sono sicuro che non andrò più a votare. Ho sempre cercato di rispettare le regole ma ogni volta che guardo la tivù vedo gente che dice tutto e il contrario di tutto.

Voglio essere sincero: avevo dei dubbi sul vaccino ma poi, in famiglia, abbiamo deciso di farlo per rispetto agli altri. Adesso che, nonostante la legge, mi arrivano dall'Asl indicazioni diverse e nessuno mi risponde al telefono o su Internet per dei chiarimenti non so più cosa fare. Qui non si tratta di politica, di destra o sinistra ma di amministratori che non hanno idea di come si vive nella realtà».

Per il governo, chiariamo, chi ha ricevuto la terza dose di vaccino o ha completato il ciclo primario (doppia dose) entro 120 giorni dal contagio, può accorciare l'isolamento da 10 giorni a 7 ma a patto che si tratti di un soggetto asintomatico o dall'inizio dell'infezione o da almeno tre giorni. In caso contrario, quindi di soggetti sintomatici che abbiano ricevuto la dose booster o indifferentemente dai sintomi che abbiano ricevuto la doppia dose più di quattro mesi prima o non siano proprio vaccinati, l'isolamento resta di dieci giorni dal primo tampone che attesta la positività.

Passati 7 giorni nel primo caso o 10 nel secondo, si deve effettuare il tampone che, se dà risultato negativo, pone fine all'isolamento.

Nel caso della figlia di R. A, però, stiamo parlando di 21 giorni, oltre ogni «ragionevole» dubbio. «Posso capire che qualcuno si sia sbagliato ma almeno rispondete al telefono».

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