Rovereto: adesso i cinesi assumono gli italiani

di Nicola Guarnieri

C'è la crisi? E io assumo. Anzi, do lavoro agli italiani pur essendo straniero. Di più, cinese, figlio del più grande Paese asiatico che da qualche anno è il motore economico del mondo intero. Stavolta, però, non si tratta di posti in un ristorante dove si serve riso alla cantonese o pollo al bambù ma di un salone di bellezza. Eh già, perché la diversificazione professionale è fondamentale per tenere la barra dritta in tempi «pericolosi» per il portafoglio. E l'industriosa popolazione cinese lo sa bene. Adesso, dunque, arriva l'ampliamento anche nel settore dell'estetica che, visto il giro d'affari del «Salone orientale Style» di piazzale Orsi 23, offre opportunità di lavoro. Il signor Cheng Xuezhou, infatti, ricerca due persone da inserire in organico. Si tratta di un parrucchiere, o parrucchiera, con titolo di acconciatore ed un, o una, estetista esperto di manicure e di ricostruzione delle unghie.


Tipo di contratto? «Inizialmente a tempo determinato ma con possibile trasformazione in indeterminato. Ora siamo in tre a lavorare al salone - spiega il Cheng Xuezhou - ma abbiamo tanti clienti e dunque la necessità di incrementare il numero di addetti». Il salone vicino alla stazione ferroviaria è aperto da tre anni e mezzo ed ha subito trovato l'apprezzamento dei roveretani. A tal punto da offrire contratti di lavoro a prescindere dal genere e dall'età.
Altro che trasferimento di aziende ad Est per contenere i costi della manodopera! A Rovereto, adesso, sono proprio le aziende orientali a chiedere prestazioni locali. D'altro canto, come dicevano i latini «pecunia non olet» e quando sul piatto c'è un contratto regolare, specie in una città dove esiste una scuola che forma proprio parrucchieri ed estetisti (le Barelli), l'occasione è ghiotta.


La comunità cinese all'ombra della Campana, tra l'altro, non è nemmeno molto numerosa visto che rappresenta solo il 2,5% degli stranieri residenti (130 persone). Però, come detto, si dà da fare. Non solo in ambito culinario (anche se in via del Garda, di fronte al Millennium, c'è il più grande ristorante della città) ma soprattutto nel commercio di strada, mercati e fiere. Tra chi ha presentato domanda per avere un banco il martedì in centro storico un quinto sono proprio cinesi. Per non parlare dei bazar, negozi dove, metaforicamente, si può trovare dal seme all'astronave, che prolificano anche qui. Fino ad oggi, però, difficilmente si incontrava personale italiano in un'attività cinese. Ma i tempi cambiano e anche un popolo che difficilmente si integra nella realtà dove vive e lavora ha allargato i propri confini. L'ultimo tabù, insomma, è caduto e adesso, con la penuria di posti fissi e salari, sono proprio gli stranieri a proporre contratti e, di conseguenza, una busta paga. Per ora si tratta di due posti ma, come assicura il titolare del salone di piazzale Orsi, se gli affari continueranno a proseguire con il trend positivo nel prossimo futuro ci sarà la possibilità di nuove assunzioni.

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