Arco

Il dolore per la morte di Cristian Brenna: «Talento unico, sempre umile ed esempio per i giovani»

Il dramma lungo un sentiero esposto sul monte Biaina: qui è precipitato e ha perso la vita lo scalatore di fama internazionale. Sarebbe andato in pensione tra pochi giorni e aveva ricevuto dalla federazione la proposta di diventare allenatore tattico della nazionale di arrampicata italiana. Protagonista assoluto al
«Rock Master» e presenza costante ad Arco Climbing, assieme alla famiglia che vive a San Martino

TRAGEDIA  Monte Biaina: muore Cristian Brenna, guida alpina e campione d'arrampicata

di Elena Piva e Davide Pivetti

ARCO - Aveva scelto Arco per amore dell'arrampicata. E Arco lo ha ricambiato diventando il luogo in cui ha vissuto gli ultimi decenni, dove ha incontrato la moglie Jana, fatto nascere e crescere due figli stupendi (un maschio e una femmina, di 14 e 16 anni), dove ha potuto conciliare la grande passione per il climbing e l'alpinismo con il lavoro nella Guardia di Finanza e l'attività del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle.

Cristian Brenna era milanese di origine (nato a Bollate), aveva lavorato come Finanziere a Ponte di Legno, a passo Rolle, a Tione e gli mancavano davvero pochi giorni alla meritata pensione.

Era guida alpina e membro del Soccorso alpino della Guardia di Finanza.

Una vita in verticale, su ogni parete del pianeta, dalle Dolomiti alla Patagonia, ma col cuore ben piantato a terra in quel di Arco. Dove è sempre stato di casa al "Rock Master", prima come atleta di primo piano e poi come collaboratore di "Arco Climbing" dove continuava a dare il suo contributo nel tempo libero dal servizio.

Qui, a Prabi, aveva tracciato alcune vie delle pareti artificiali, percorse poi negli anni da migliaia di appassionati, molti anche in tenerà età.Ad Arco la notizia è arrivata ieri pomeriggio e ha lasciato tutti senza fiato.«È stato uno degli atleti di punta del climbing mondiale tra gli anni Novanta e i Duemila - dice Angelo Seneci, per il comitato organizzatore del "Rock Master" - un vero top climber italiano. Era spesso qui da noi a Prabi, collaborava con la Federazione di arrampicata qui al centro federale, trasmettendo il suo sapere alle squadre giovanili.

Nell'ultimo periodo arrampicava meno, si stava dedicando alla bicicletta. Ma era una presenza gradita e importante qui a Prabi».

Tra quanti lo hanno conosciuto bene in questo ambito c'è Mauro Girardi, fondatore e direttore della Scuola di alpinismo, oggi "Mmove": «Ci siamo visti lunedì sera - ricorda - mi stava raccontando che sarebbe andato in pensione a giorni e che aveva ricevuto una proposta interessante: quella di fare l'allenatore, nel ruolo di tattico, della Nazionale italiana di arrampicata. Avrebbe accettato volentieri.

Cristian era una bellissima persona, buono, umile in un ambiente in cui non molti sanno esserlo. Lui si portava a casa i trofei, gli altri si vantavano. Ad Arco, sotto le pareti di arrampicata, ha incontrato vent'anni fa anche Jana, poi diventata sua moglie, anche lei impegnata nel mondo dell'arrampicata e allenatrice per "Arco Climbing". Hanno due figli in età adolescenziale. Ultimamente non faceva più gare, ma scalava e andava in bici. Per noi era una presenza importante, un riferimento».

Tra quanti lo hanno conosciuto in ambito alpinistico c'è anche Mattia Bonanome, di "Remoove": «Lo conoscevo come alpinista e guida, ammiravo e seguivo le sue realizzazioni che negli anni sono state di ispirazione a tantissimi ragazzi. Nonostante tanti amici in comune e alcune volte in cui ci siamo incrociati ad eventi pubblici, non abbiamo mai stretto un'amicizia personale quindi non mi sento in grado di esprimere un ricordo da amico, sicuramente da alpinista e da membro del Soccorso Alpino condivido il profondo dispiacere».

«Aveva sempre, ma dico sempre, il sorriso sulla bocca - racconta un caro amico, con il quale condivideva la passione per la montagna e l'impegno nel Soccorso alpino - un grande ottimista, sempre positivo. Ho affrontato diverse vie di roccia legato con lui, dopo averlo portato sulla Presanella per fargliela conoscere. Andava così fiero dei suoi due "ragazzini". Una grande disgrazia».

Cristian Brenna viveva a San Martino, assieme alla moglie Jana Kuchejdovà e ai due figli. Anche loro piccoli scalatori. 

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