Tragedia sul Monte Biaina: muore Cristian Brenna, guida alpina e campione dell'arrampicata italiana
Nato nel 1970, viveva ad Arco con sua moglie Jana e i due figli, Sofia e Filippo. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo è inciampato sul sentiero, scivolando lungo il pendio boschivo per decine di metri prima di precipitare sulle rocce sottostanti. Il compagno di escursione, dopo aver perso il contatto visivo e telefonico, ha immediatamente allertato il Numero Unico per le Emergenze 112
ARCO. Il mondo dell'alpinismo italiano piange la scomparsa di Cristian Brenna, l'arrampicatore e guida alpina 55enne di origine milanese che ha perso la vita questa mattina sulla Cresta del Monte Biaina, nell'Alto Garda trentino. L'incidente è avvenuto intorno alle 12 di oggi, 3 giugno, mentre Brenna si trovava in escursione con un compagno a quota 1.350 metri.
Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo è inciampato sul sentiero, scivolando lungo il pendio boschivo per decine di metri prima di precipitare sulle rocce sottostanti. Il compagno di escursione, dopo aver perso il contatto visivo e telefonico, ha immediatamente allertato il Numero Unico per le Emergenze 112.
Sul posto sono intervenuti l'elicottero del soccorso alpino, gli operatori della Stazione Riva del Garda del Soccorso Alpino e Speleologico Trentino, il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Tione e i Vigili del fuoco. Nonostante i tempestivi tentativi di rianimazione, per Brenna non c'è stato nulla da fare: il medico ha potuto solo constatare il decesso. La salma è stata recuperata con l'elicottero e trasferita a Riva del Garda.
Cristian Brenna rappresentava una delle punte di diamante dell'arrampicata sportiva italiana. La sua carriera agonistica era stata costellata di successi. Dopo il ritiro agonistico, Brenna si era dedicato all'alpinismo di alta quota, partecipando a spedizioni leggendarie. Nel 2005 aveva preso parte al progetto "UP-Project" in Pakistan, dove aveva liberato la via "Up & Down" sullo scudo del Chogolisa, superando difficoltà fino al 7c a 5000 metri di quota. Nel 2008, insieme a Hervé Barmasse, aveva conquistato l'inviolata parete nord del Cerro Piergiorgio in Patagonia con "La Routa de l'Hermano".
In falesia aveva segnato il suo nome nelle vie più difficili d'Europa: dalla prima italiana del 9a con "Underground" a Massone nel 2005, alle numerose prime salite in 8c+. Era entrato a far parte del prestigioso gruppo dei Ragni di Lecco, continuando a esplorare nuove frontiere dell'arrampicata.
La notizia della sua morte ha scosso profondamente la comunità alpinistica italiana, che perde uno dei suoi rappresentanti più carismatici e tecnici. Brenna aveva saputo coniugare l'eccellenza agonistica con la passione per l'esplorazione alpinistica, incarnando lo spirito autentico della montagna.