Accoglienza / Il problema

Fra pochi giorni i profughi afghani potranno lasciare Riva: ma per dove? Nessuno lo sa

Quanti rimarranno in Trentino? Ne arriveranno altri? Provincia e Comune non hanno indicazioni e probabilmente da mercoledì – se i tamponi effettuati saranno negativi – l’Esercito potrebbe liberare la sua struttura

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di Paolo Liserre

RIVA DEL GARDA. Potrebbe durare meno del previsto la permanenza dei 110 profughi afghani presso la base logistica dell'Esercito in via Ardaro, a San Giacomo, dove sono arrivati mercoledì mattina e da dove potrebbero ripartire già all'inizio della prossima settimana.

Le voci, non confermate ufficialmente, di una loro partenza già nella giornata di martedì 31 agosto ieri si sono fatte ancora più insistenti ma molto, se non tutto, dipenderà dall'esito dei tamponi ai quali uomini, donne e bambini si sono sottoposti nella mattinata di ieri, operazione che ha richiesto un paio d'ore. Quelli ai quali erano stati sottoposti tutti dopo l'atterraggio a Fiumicino aveva dato esito negativo; la speranza è che il risultato degli esami (che si conoscerà domani mattina) sia lo stesso.

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In caso affermativo tutti i profughi sarebbero in grado di muoversi liberamente, quantomeno all'interno della struttura di via Ardaro, ma soprattutto si avvicinerebbe il momento della loro redistribuzione sul territorio nazionale, una «partita» gestita direttamente dal ministero degli Interni e rispetto alla quale Provincia e Comune di Riva sono completamente all'oscuro.

Un contatto nella serata di venerdì in verità ci sarebbe stato tra il governatore Maurizio Fugatti e lo stesso ministero per capire se una parte dei profughi potrà o dovrà rimanere in Trentino e se, qualora la data di martedì 31 venisse rispettata, sono previsti altri arrivi (operazione che richiederebbe comunque due o tre giorni per dar modo al personale della Croce Rossa di sanificare tutti gli appartamenti che attualmente accolgono gli ospiti afghani).

Un'ipotesi, tutta da verificare nelle prossime ore, è che anche la nostra provincia sia chiamata fare la sua parte sul lungo periodo nella misura dell'1-2% del contingente complessivo giunto in Italia da giugno a ieri (4.890 persone, oltre la metà donne e bambini). E poi c'è sempre da considerare nel lungo periodo la più che probabile ondata che arriverà nei prossimi mesi.

Tutti questi aspetti comunque sono gestiti dal ministero e i soggetti coinvolti, fino ai vertici della base logistica e alla Croca Rossa (oltre a Provincia e Comune) quasi sempre vengono a sapere cosa accadrà solo poche ore prima. Compresa la possibilità di ospitare alcune famiglie poco numerose in appartamenti messi a disposizione da privati che si sono fatti avanti nelle scorse ore.

Quel che è certo è che la solidarietà dei rivani non si ferma e proprio stamattina la Caritas provvederà a una nuova consegna di materiale di prima necessità, perlopiù vestiario, abbigliamento intimo per bambini, etc. Ieri c'è stata una prima distribuzione di questi generi all'intero della base, così come di giochi di società per trascorrere il tanto tempo libero.

Nel magazzino della Caritas in via Baltera si lavora (volontariamente) quasi senza soluzione di continuità: i 600 metri quadri di superficie sono divisi tra generi alimentari e altri generi di prima necessità e i mesi tremendi del Covid hanno rodato la macchina.

«Da parte dei rivani - osserva Carlo Tonelli della Caritas - c'è stata una manifestazione concreta di generosità che ci meraviglia. Per questo vogliamo dire grazie a tutti». Per rimpinguare i rifornimenti laddove scarseggiavano sono stati utilizzati anche i «buoni spesa» comunali non spesi a Natale dai rivani, donati alla Caritas e convertiti in gift-card.

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