Prima ha battuto la leucemia Ora studia da infermiera già in prima linea contro il virus

di Elena Piva

Il coraggio non si impara, si vive. Di coraggio e di altre forti attitudini caratteriali parla la storia di Sofia Agnolin, studentessa al primo anno di Infermieristica presso l’Università di Verona e membro dei Vigili del fuoco di Arco. Sofia non si è tirata mai indietro di fronte a una sfida, che sia senza o con la mascherina - come venerdì, quando si è precipitata con la squadra arcense a spegnere l’incendio originatosi a Laghel. Mai si è arresa, né ha mai pensato di barattare le proprie emozioni: neppure quel 16 aprile del 2012, data in cui i medici le hanno diagnosticato la leucemia.

«Quante cose sono cambiate in otto anni - ha spiegato la ragazza, ora guarita dalla malattia, sottolineando l’attenzione costante di chi è in prima linea contro il Covid-19 - quante ancora cambieranno. Quante le persone conosciute, dai medici agli infermieri che mi hanno protetta sin dal giorno della diagnosi di leucemia, con il primo prelievo del sangue. Grazie alla mia dottoressa, la mia campana di vetro, mi sono sentita sempre protetta. Le mie infermiere hanno reso la malattia più leggera, tra scherzi e parole dolci». A 12 anni Sofia si è sentita impotente di fronte ad una malattia di cui non sapeva l’esistenza. Il 24 aprile compirà 20 anni, nelle vesti di vigile del fuoco e futura infermiera.

«Loro hanno ispirato il mio futuro - ha aggiunto Sofia - desidero essere l’infermiera premurosa in grado di entrare nel cuore, colei che fa il suo lavoro per passione. Vedere un paziente guarire e affezionarsi è di gran lunga più significativo del partecipare solo al percorso di guarigione. Sono legata ai ricordi e alle persone che li hanno resi stupendi nonostante la malattia, sono fiera di ciò che ho passato. Ho imparato ad affrontare i problemi e conosciuto il valore dell’aiuto. Due aspetti presenti nella quotidianità dei vigili del fuoco, una seconda famiglia per me. È tanta la soddisfazione che si riceve dalle persone e questa vale più di qualsiasi ricompensa. Sono ancora un’aspirante e non ho molta esperienza nelle urgenze, ma il cerca-persone fa sempre scattare l’adrenalina. Non si ha tempo di pensare alle paure, alle azioni richieste dall’intervento o, vista la mia statura, al timore di non essere fisicamente alla pari dei colleghi. Per fortuna il Corpo di Arco è fantastico, non esistono differenze tra uomini e donne. Ogni giorno ho la possibilità di custodire la fiducia delle persone».

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