Economia / La crisi

Dopo 50 anni chiude i battenti la Ceis: si cerca una soluzione per i dieci dipendenti

Fondata nel 1973 da Giusto, ora l’azienda di Pergine, specializzata in manufatti in cemento, è guidata dai tre figli Enzo, Marco e Lucia. Tra i motivi della scelta la mancanza di un possibile passaggio generazionale. Nell’ultimo bilancio 130mila euro di utile 

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di Daniele Battistel

PERGINE VALSUGANA. In paese e tra gli addetti ai lavori la notizia ufficiosa girava da qualche settimana. Forse per questo lunedì 15 gennaio Enzo, Marco e Lucia Avi con un comunicato ufficiale hanno voluto far saper che C.E.I.S. trading srl, storica azienda perginese produttrice di manufatti in cemento, ha chiuso la produzione.

Così nel giro di qualche mese, appena tutta la merce sarà stata consegnata ai clienti, i cancelli di viale dell'Industria si chiuderanno definitivamente. Va così a concludersi una lunga esperienza di imprenditoria perginese, che nel corso di 50 anni di vita diede lavoro a diverse generazioni di perginesi, per un totale di 300 persone. L'azienda mosse i primi passi nel 1973 quando Giusto, padre dei tre soci e scomparso nel 1995, fondò l'azienda nel solco dell'evoluzione del mondo edilizio, contribuendo alla crescita del settore tramite lo sviluppo di prodotti innovativi.

Tra le prime in Italia a produrre industrialmente le lastre solaio tipo predalle, C.E.I.S ha poi avviato all'inizio degli anni Novanta uno dei primi centri strutturati per la lavorazione acciaio. Successivamente iniziò la produzione di elementi prefabbricati per pareti che nel corso del tempo subirono più passaggi evolutivi: prima per rispondere alle esigenze di isolazione termica nei primi anni Duemila, poi per coniugare all'elemento strutturale anche l'effetto estetico, con la nascita di una nuova linea chiamata "Estatica".

In cinquant'anni di storia si stima che nei capannoni di Pergine siano stati prodotti più di 6 milioni di metri quadrati di elementi in calcestruzzo. Ma ora - come è stato spiegato nella nota - l'azienda, che attualmente occupa dieci dipendenti, si è trovata di fronte ad un bivio: «Da una parte la necessità di investire per restare competitiva sul mercato, dall'altra l'età dei titolari poco compatibile per nuovi finanziamenti e l'assenza di un possibile passaggio generazionale».

Dopo una fase difficile, il bilancio societario era tornato in buona salute: nel 2022 l'azienda ha raggiunto un valore della produzione di oltre 2,8 milioni di euro con un utile che ha sfiorato i 130 mila euro. Cifre in linea anche con il 2021, ma evidentemente i titolari non se la sentivano più di andare avanti.«Dopo aver esplorato approfonditamente anche tutte le altre opzioni alternative - spiegano i fratelli Avi - si è preso atto che l'azione più saggia fosse quella di chiudere l'attività su base volontaria in modo da poterla accompagnare verso una conclusione ordinata, portando a compimento con puntualità la consegna di tutti i materiali ordinati».

«La produzione si è chiusa a fine anno. Stiamo completando ora le consegne dei materiali già prodotti per rispondere alle commesse dei clienti. Questa fase durerà qualche mese. Ringraziamo tutti coloro che hanno fatto parte della storia della nostra impresa - dichiara la proprietà - con particolare riguardo per i nostri collaboratori, che sono stati da sempre e fin qui preziosi e irrinunciabili compagni di viaggio».

A questo punto il tema è proprio quello delle prospettive dei dipendenti. «Il loro futuro - spiegano gli Avi - è stato ed è tra le nostre priorità nella gestione di questa fase certamente delicata. Stiamo facendo quanto possibile perché anche per loro questa non sia che una fase di passaggio, valorizzando la rete dei nostri contatti - partner, clienti, fornitori - presso i quali i loro profili di esperienza e competenza potrebbero essere spendibili».

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