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Torino vuole il pattinaggio olimpico, la rabbia dell'altopiano di Piné: «Ci sentiamo beffati»

Per ora si tratta solo di un'ipotesi, ma tutto questo potrebbe diventare una realtà già a metà gennaio quando è attesa la pronuncia di giunta provinciale e del Comune di Baselga. Commercianti e imprenditori della zona perplessi

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di Daniele Ferrari

PINÉ. Una fine d'anno amara nella comunità di Piné tra disorientamento, incredulità e perplessità verso le istituzioni, dopo la possibile rinuncia da parte di Provincia e Comune alla costruzione del nuovo stadio e pista coperta per il pattinaggio velocità, con la conseguente perdita delle gare olimpiche della rassegna "Milano-Cortina 2026".

Per ora solo un'ipotesi, ma che potrebbe diventare una triste realtà già a metà gennaio quando è attesa la pronuncia di giunta provinciale e del Comune di Baselga, con la città di Torino ed il neo sindaco Stefano Lo Russo pronto ad ospitare le prove olimpiche della velocità su ghiaccio nel datato e in parte smantellato impianto del Lingotto (ha ospitato solo tre eventi sportivi oltre alle Olimpiadi del 2006, ed oggi è un anonimo padiglione in zona fiera Ndr.).

«Il presidente della giunta provinciale Maurizio Fugatti parla di sostenibilità dell'opera e l'assessore alla sport Roberto Failoni richiama il "senso di responsabilità del buon padre di famiglia" - scrive in una nota il gruppo consigliare di Baselga "Impegno di Pinè" espressione della passata amministrazione e oggi all'opposizione - meno di due mesi fa (il 7 novembre) davanti a 250 persone è stato presentato il progetto preliminare dell'opera e l'assessore Failoni indicava come l'opera fosse voluta, sentita e assolutamente sostenibile».

Nell'occasione si ricordava come il nuovo impianto coperto (costo stimato sui 55-60 milioni di euro, ma con tribune e condensatori rimovibili dopo le Olimpiadi) poteva contare su un contributo gestionale di 390 mila euro per 21 anni, sufficiente a colmare il disavanzo annuo di 340 mila euro.

«Parole che hanno determinato la sostanziale convergenza delle minoranze (espresso un solo voto contrario) - spiegano i consiglieri Elisa Viliotti capogruppo di Impegno per Piné, Damiano Fedel e Ivan Giovannini - sono stati condivisi i temi della sostenibilità ambientale, economica e sociale che hanno portato la precedente consigliatura ad accettare la candidatura olimpica, e la possibilità di avviare e co-progettare con la comunità locale un piano di sviluppo legato all'evento olimpico, acceleratore di un processo di crescita economico-sociale. Il presidente Fugatti ben sa che la sostenibilità delle scelte ed opere infrastrutturali è imprescindibile dalla politica e i due elementi non sono distinguibili».

Minoranze di Baselga che hanno promosso e sostenuto l'idea di Comunità energetica rinnovabile locale, per affrontare gli elevati costi energetici dell'Ice Rink Piné e produrre energia pulita per l'intera comunità pinetana.

«Mettendo in dubbio la sostenibilità dell'opera (da valutare per tempo e con ben altra serietà) si configura un potenziale danno erariale per il Comune di Baselga (che ha investito 420 mila euro la progettazione preliminare), creando un danno d'immagine al Trentino e alla credibilità della politica provinciale - conclude Impegno per Piné - il complesso processo olimpico è stata condotto con approssimazione e semplicismo e paghiamo ritardi e scelte dell'ultimo minuto, a discapito di tre anni e mezzo di speranze e promesse».

«Ci sentiamo ancora una volta beffati e paghiamo scelte che vanno a danno della nostra comunità - spiegavano ieri alcuni commercianti ed operatori turistici di Piné sulla loro pagina social - la Provincia ha stralciato nel 2015 il possibile centro acquatico-fitness (opera di 10 milioni di euro) aprendo un lungo contenzioso tra progettisti e Comune, e ora rischiamo di perdere lo stadio coperto e l'evento olimpico. Quale sostenibilità e legacy territoriale può garantire la città di Torino dove non esistono atleti, società e volontari legati allo sport del pattinaggio, mentre la comunità pinetana, da sempre legata a tale sport, viene privata di un'attesa occasione di rilancio turistico e sociale, senza alcuna reale contropartita. Un'eventuale rinuncia sulla quale l'intero consiglio comunale dovrà rispondere, e assumersi le sue pesanti conseguenze, valutando la presentazione di formali dimissioni».

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