Mele, al produttore vanno solo 30 centesimi al chilo

di Guido Smadelli

«Quando prendi 30 centesimi al chilo di mele, sempre che vada bene, ti vien quasi voglia di smettere. Ormai siamo vicini al pareggio con i costi. Quest’anno, nella migliore delle ipotesi, il guadagno sarà di 5 centesimi al chilo. Significa che chi fa 10 vagoni (100 tonnellate, ndr) guadagna 5 mila euro». Lo sfogo è di un agricoltore della Predaia, dove sembra proprio che la media liquidata al produttore sarà di poco superiore ai 30 centesimi. Con le golden, le “reginette” tra le mele nonese, che forse ai 30 centesimi non ci arriveranno neppure.

Tutto vero? «La previsione di bilancio parlava di 33 centesimi al chilo, è presto per dire come andrà a finire, ma non ci si andrà lontani», conferma Renato Riddo, presidente del Consorzio Frutticoltori Cles, uno dei magazzini di Melinda. «Un anno fa c’è stata grande produzione in tutto il mondo, c’era tanta merce sul mercato, a prezzi molto bassi. Sembra che per la prossima campagna vi siano prospettive un po’ migliori. Dobbiamo però guardare anche gli aspetti positivi, nell’anno in corso si è verificato un aumento del consumo di mele...».
Buon segno, ma c’è qualche agricoltore in difficoltà. «Chi ha già fatto investimenti, tipo rinnovo impianti, negli anni scorsi, un margine di guadagno ancora ce l’ha. Certo chi sta rinnovando o deve rinnovare, e magari chiedere un mutuo per poter affrontare gli investimenti, qualche problema lo può incontrare. Rinnovare un impianto significa investire 30-50 mila euro ad ettaro. Non è poco...». Aggiungiamo che le spese ziendali sono notevolmente aumentate, ed il quadro è completo. «Comunque a primavera sembrava addirittura peggio», conclude Riddo. «Poi c’è stata una ripresina, grazie alla mela bicolore, che il mercato sembra apprezzare maggiormente. In ogni caso, che sarebbe stata un’annata così lo si sapeva, non ci si discosterà molto, dalle previsioni di bilancio».

Torniamo ad altri produttori, e le note tristi proseguono. «Delle golden prenderemo meno di 30 centesimi, e questo vuol dire avere un ristrettissimo margine di utile, sempre che ce ne sia. Inoltre non si capisce come mai agli agricoltori vengano fatte tante difficoltà, per ottenere un prestito dalle banche, anche dalle cooperative di credito. I contadini hanno sempre pagato, non riusciamo a comprendere perché vi sia nei nostri confronti scarsa disponibilità. Ci sono situazioni di agricoltori molto “tirati”, che hanno difficoltà ad ottenere un prestito da 30 mila euro, anche se hanno beni immobili di ben superiore valore».

Un altro agricoltore va oltre. «Qui abbiamo puntato tutto sulle mele, forse è il caso di pensare a qualcosa di diverso. In Alto Adige non è che guadagnino più di noi, sulle mele, ma ogni azienda agricola ha anche qualche camera ad uso turistico, quindi qualche entrata che in periodi come questo sono ossigeno. Purtroppo qui abbiamo una diversa mentalità, e non si è pensato a differenziare. Se va male la mela, va male tutto».
Il binomio agricoltura-turismo è presente in tutti i discorsi di politici da diversi anni; anche nel programma di legislatura della nuova - e prima - amministrazione del comune di Predaia esso occupa una posizione di rilievo, con il rapporto tra i due settori indicato come obiettivo primario. Chissà che il periodo di magra delle mele non dia «una spinta» in tale direzione.

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