Rurale di Mezzorocona, passivo di 4,3 milioni

di Giorgia Cardini

La pesante crisi del settore del credito non ha risparmiato, nel 2015, neppure la Cassa Rurale di Mezzocorona, che ha dovuto iscrivere a bilancio accantonamenti straordinari per 6,4 milioni di euro, chiudendo l’esercizio con una perdita di 4,3 milioni rispetto a un attivo 2014 di circa 200mila euro.

Il presidente Sandro Pancher spiegherà la situazione sabato, durante l’assemblea convocata al Palarotari alle 15. All’ordine del giorno anche un approfondimento del progetto di autoriforma del credito cooperativo a livello nazionale e il rinnovo di una parte degli organi sociali: Pancher è in scadenza e si ricandida («lo ritengo doveroso», dice) e con lui scadono il vicepresidente Valerio Galassi e i consiglieri Luciano Giovannini e Tiziano Pancher, oltre al collegio sindacale.

Gli indicatori che saranno presentati ai soci non sono tutti negativi: la raccolta totale si attesta a 234,3 milioni di euro (era 232,09 nel 2014) e registra un rilevante aumento della raccolta indiretta, pari a 35,8 milioni e in crescita del 18,5%. Un indice della fiducia che i soci e clienti riservano comunque alla Cassa. Sostanzialmente stabile è poi la concessione di finanziamenti a sostegno delle famiglie e delle imprese, e il totale dei prestiti al netto delle rettifiche  si attesta a 171 milioni, per un rapporto impieghi/depositi pari al 91%. «A fronte di rientri pari a 20 milioni - dice Pancher -, sono stati erogati nuovi mutui e sovvenzioni per un importo di 19 milioni con una particolare attenzione all’acquisto della prima casa».

Insomma, l’annata sarebbe anche andata bene se non fosse per le maggiori coperture a garanzia dei crediti deteriorati, arrivati al 16,3% (netti) e al 22% (lordi), in media col dato delle Casse rurali trentine (24%), mentre le sofferenze lorde ammontano al 7,4% e quelle nette al 4%: crediti protetti al 91% da ipoteche, iscritte però su beni immobili il cui valore non è più quello di una volta. Nonostante tutto, comunque,, l’indice di solidità della Cassa è al 13,15%, superiore al dato medio del sistema nazionale, pari al 12%. E un buon viatico per il futuro è la presenza tra i 2.038 soci (26 in più) del 22,4% di giovani.

«L’uscita dal lungo periodo di crisi - commenta Pancher - si sta rilevando faticosa, per tutti. Ma in un anno particolarmente difficile per la nostra Cassa e per tutto il sistema del credito cooperativo trentino devono  essere sottolineati anche i meriti delle Casse rurali, che in questi anni si sono fatte carico di sostenere comunque le famiglie e le imprese, anche quelle che si erano ritrovate sole e abbandonate dal resto del sistema bancario». «In qualità di amministratori - prosegue Pancher -, dobbiamo comunque ammettere, con umiltà, che anche il  sistema  del Credito cooperativo e quindi anche la nostra Cassa non sono immuni da errori: forse è stata usata troppa pazienza in situazioni difficili, sicuramente sono stati fatti errori di valutazione sulla durata e profondità della crisi e mentre a livello nazionale si riducevano anche gli organici, il sistema delle Bcc li ha mantenuti e aumentati. Dobbiamo ammettere che non abbiamo capito in tempo utile come stava cambiando il quadro,ma l’evoluzione negativa prolungata della situazione economica non ha aiutato. Ora riposizionarsi è difficile, ma possibile».

Per riposizionarsi, conclude il presidente, la riforma del sistema del credito cooperativo è «una scelta inevitabile» così come «le fusioni, che possono aiutare a rafforzare e compensare qualche fragilità, ma devono essere costruite su basi di sostenibilità e proiettate a generare nuovi frutti per le Comunità che in esse si riconoscono». E di fusione, la Cassa di Pancher sta parlando da qualche settimana con le consorelle della Piana Rotaliana e di Cembra: un dialogo che va avanti e di cui sicuramente si farà un accenno sabato.

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