Ambiente / Giudicarie

L’acqua del lago d’Idro risucchiata dalle campagne lombarde: ogni giorno 10 centimetri in meno

Dal 18 giugno prelievo visibile e costante di 15 milioni di metri cubi, tanto da far calare il bacino di un metro e 25 centimetri. Gianluca Bordiga, presidente della Federazione che raggruppa 28 associazioni a difesa del lago: «La Provincia di Trento si faccia vedere»

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di Giuliano Beltrami

IDRO. Estate siccità; siccità acqua; acqua fiume; fiume lago. No, non giochiamo al bersaglio. Però quando arriva la bella stagione, esplodono i problemi del lago d'Idro, al confine sud-occidentale del Trentino. Ed esplode il malumore dei suoi difensori.

Per tutti, come sempre, parla Gianluca Bordiga, presidente della Federazione che raggruppa 28 associazioni che difendono il lago fra Trentino e Lombardia, il quale caccia non solo il dito, ma l'intera mano nella ferita partendo dalla situazione attuale. «Fino al 18 giugno 2023 il lago è stato riempito fino a 369,02 metri sul mare. Se consideriamo che 368,50 è il massimo della regolazione e che si può alzare per un massimo di mezzo metro, ma solo per laminare eventuali piene, si è andati addirittura oltre senza piene o bombe d'acqua. È un problema di sicurezza. Sa cosa succede quando arrivano le grandi piogge? I primi ad andare sotto sono i comuni del Mantovano».

E dal 18 giugno che accade? «Elementare. È arrivato il caldo, e con esso la sete delle campagne. Così il lago cala a vista d'occhio: 10 centimetri al giorno; un milione di metri cubi. È' già calato oltre il metro e 25 centimetri (più di 15 milioni di metri cubi), con i guai causati dalla diminuzione rapida. Aipo (l'Agenzia interregionale per il Po, ndr) ha ascoltato esclusivamente le pressioni degli agricoltori lombardi».

E i trentini che dicono? Gianluca Bordiga è prudentemente ottimista. «La Provincia di Trento è attenta. Però ci piacerebbe che facesse sentire la sua autorità». Torniamo in Lombardia per spiegare: «L'acqua del lago irriga i terreni di 40 comuni della pianura medio-alta orientale lombarda», sbotta Bordiga. E poi: «Di questi 40 solo 12 sono comuni bagnati dal Chiese. Gli altri 28 prendono acqua dalle rogge e da varie derivazioni».

A Bordiga piace ricostruire la storia data per data, evento per evento. Ed è bene costringerlo alla sintesi, altrimenti ci starebbe un libro. Allora stavolta parte dal 22 marzo dell'anno scorso, quando la Commissione agricoltura della Regione Lombardia portò in aula la proposta di risoluzione di un contratto di fiume sul lago d'Idro. Risparmiando tutti i retroscena , arriviamo all'approvazione all'unanimità del Consiglio regionale, con un principio nobile, ma annacquato, perché prevede sì l'attenzione al fiume, ma partendo da Lavenone, un paio di chilometri a sud del lago.

E il lago? «È il segnale - ha una buona ragione Bordiga per denunciare - della volontà di non tutelare il lago d'Idro».Bordiga non si ferma, e racconta dell'incontro ottenuto con la responsabile unica del procedimento dal direttivo della Federazione il 15 febbraio scorso dopo aver bussato alla porta tante volte da rovinarsi le nocche delle dita. Motivo della richiesta? Le nuove opere di regimazione del lago, abbandonate dalla Regione Lombardia a seguito dell'opposizione (se possiamo sintetizzare) delle rappresentanze delle comunità rivierasche.

«Quel giorno - spiega Bordiga - andammo a sentire cosa pensa l'Aipo riguardo al nuovo progetto. La Rup, con tono ruvido, ci rispose che si sta utilizzando il vecchio progetto: presenza della savanella (doppia paratoia) con lo scopo di abbassare il lago di 3,25 metri, con la filosofia dello sfruttamento abnorme dell'acqua del bacino naturale». Il ricordo dell'ambientalista scivola verso il secchissimo luglio 2022, quando Aipo decise, sic et simpliciter, di abbassare il livello di mezzo metro, alla faccia delle regole, di fatto confermando che l'Eridio viene trattato come un bacino artificiale, da abbassare ed alzare in base ad esigenze lontane dalle sue sponde. «Sa dov'è la conferma di quanto dico?» alza la voce Bordiga, «nella situazione attuale, che non è diversa da quella del passato».

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