Val di Fiemme / La scultura

Dopo il drago e la lupa arriva anche il demonio che evoca le devastazioni di Vaia e sospinge la rinascita

L'opera di Federico Vanzo, sulla strada del passo Manghen, nasce dal recupero del cirmolo monumentale "Torre di Pisa" che dopo circa trecento anni di vita fu abbattuto dal vento, che soffiava spaventoso nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2018. "Vaia tempesta diabolica" è il nome scelto per la scultura, riportata a fine estate nel luogo in cui la storica pianta aveva le radici

VETRIOLO La gigantesca Lupa di Vaia è già un'attrazione turistica
LAVARONE Il magnifico «drago» di legno fatto di scarti di Vaia
ULULATI La Lupa di Vaia e il bellissimo Samoiedo Duke

di Andrea Orsolin

VAL DI FIEMME. Prima il drago di Lavarone, poi la lupa di Vetriolo e ora anche il demonio di località Cadinello. Dai resti di Vaia in Trentino prende vita una nuova opera d'arte.

Un'attrazione per i visitatori, che nel caso delle precedenti creazioni hanno già dimostrato di apprezzare molto questa forma d'arte, ma al tempo stesso un luogo che con l'intervento umano diventa lo scenario per un momento di riflessione sull'evento meteorologico estremo che ci ha fortemente colpito.

La novità è rappresentata dalla creazione di Federico Vanzo, ex operaio della Magnifica Comunità di Fiemme che, attraverso il suo Ufficio tecnico forestale e il dottor Giorgio Behmann, ha ideato la realizzazione della struttura partendo dal recupero del cirmolo monumentale "Torre di Pisa" (così chiamato per il suo fusto pendente) lungo la strada provinciale del passo Manghen.

Dopo circa trecento anni di vita nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2018 è stato abbattuto dal vento e ora trasformato in un demone per rappresentare la devastazione della tempesta, ma anche per aiutare a crescere nella rinascita.

"Vaia tempesta diabolica" è il nome scelto per la scultura, riportata a fine estate al suo luogo di origine, un po' più a monte di località Cadinello, nel Comune catastale di Castello Molina di Fiemme, lungo la strada del passo, in un luogo facilmente accessibile parcheggiando al rifugio e scendendo lungo il sentiero.«Per noi Vaia è stato un qualcosa di demoniaco - spiega Enzo Delladio, il custode forestale che si è occupato dell'allestimento della scultura - Forti venti di scirocco con raffiche superiori ai duecento chilometri orari hanno devastato ampie zone delle alpi orientali, causando schianti arborei per centinaia di metri cubi di legname pregiato.

La Magnifica Comunità di Fiemme è stata pesantemente segnata da questa calamità naturale, risultando una delle zone più colpite». Lo scultore Federico Vanzo ha voluto dunque rappresentare un diavolo che esce dalle viscere della terra, creando un terremoto per poi scomparire. Accanto, impresso sul legno, un breve racconto di quella notte e un messaggio lasciato dallo stesso Vanzo. «Come boscaiolo alle dipendenze della Magnifica Comunità di Fiemme ho lavorato con la motosega nel groviglio delle piante sradicate, toccando con mano la forza distruttiva della natura. Con il passare del tempo è sorta in me la consapevolezza che in natura esiste una forza ancor più grande, l'immensa forza della rinascita. In noi è nata una consapevolezza che nulla è per sempre, ma non vi è notte tanto lunga da non permettere alla fiamma della speranza di rinascere e di illuminare un nuovo giorno».

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