Val di Fassa / Il progetto

Canazei, via il bosco: arriva il bacino per l'innevamento artificiale

Pino cembro, larici e abeti abbattuti ai piedi del Picol Pordoi: a breve un paio di chilometri a valle del passo, gli scavi per l'invaso da 120 mila metri cubi a servizio delle piste da sci

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di Giorgia Cardini

CANAZEI. È un vuoto che colpisce l'occhio, quello che riprende l'elicottero a circa 2.060 metri di quota, alle pendici del Picol Pordoi, con la telecamera che inquadra prima Canazei, poi la strada che sale al Passo e le piste da sci, e quindi si sofferma per una decina di secondi su quanto resta del bosco.Là dove c'erano pini cembri, larici e abeti rossi oggi c'è infatti una spianata ovoidale marrone e grigiastra.

I tronchi che la riempivano sono già stati in gran parte asportati e al lavoro ci sono i mezzi meccanici diventati presenze abituali - nella nostra provincia - sui versanti denudati dalla tempesta di fine ottobre 2018: imponenti "mietitrici forestali", frese in grado di estrarre le ceppaie dal terreno. Dopo queste arriveranno anche gli escavatori che dovranno realizzare il grande buco ideato per assicurare tutta le neve necessaria, fin dall'inizio di dicembre di ogni anno, alla Skiarea Belvedere e Col Rodella, gestita dalla Società Incremento Turistico Canazei, in sigla Sitc spa.

Saranno 119.570 i metri cubi di capienza dell'invaso, secondo il progetto firmato dall'ingegnere Alessandro Rizzi per conto dell'impresa che ha circa 300 soci ed è probabilmente la più grande azienda fassana. Il progetto sta dunque per essere realizzato, a quasi 5 anni dalla sua previsione nella variante al Prg di Canazei e a 3 precisi dalla valutazione d'impatto ambientale favorevole ottenuta il 17 maggio 2019.

Daniele Dezulian, presidente della società, conferma che l'80% dell'area interessata dall'opera è stata disboscata in tre settimane e che, nel giro di un'altra settimana, questa fase preliminare sarà conclusa. Poi la ditta appaltatrice - la Mayer Joseph di Prato allo Stelvio - inizierà le operazioni di sbancamento per la costruzione del muro di tenuta principale alto 13 metri, occupandosi poi di tutto il resto: scavi, impermeabilizzazione, edificazioni, ripristini, magari con l'aiuto di qualche ditta locale.

«Siamo in ritardo di due anni sui tempi previsti - spiega Dezulian - ovviamente per via dell'incertezza legata al Covid, ma adesso contiamo di terminare il bacino entro il prossimo mese di novembre, così da iniziare a riempirlo. Difficile utilizzarlo per l'inverno 2022-2023, ma ci proveremo». «Sempre più, in questi ultimi anni - scriveva all'epoca della presentazione del progetto alla Via l'autore dello Studio d'impatto ambientale, ingegnere Matteo Giuliani - si assiste a un difficile avvio di stagione, con temperature "calde" per alcune settimane di novembre e dicembre (ultimo caso emblematico proprio la stagione 2015-2016).

Poter, quindi, innevare buona parte della propria area sciistica ad inizio stagione con tempistiche ristrette pone le stazioni sciistiche in evidente vantaggio competitivo e, nel caso particolare del Belvedere e Col Rodella, evita notevoli ripercussioni sulle skiaree limitrofe, visto il loro inserimento in un contesto sciistico molto ampio quale quello del Dolomiti Superski ed in particolare del Sellaronda. Attualmente, però, la rete di innevamento è alimentata tramite pompaggio da pozzi di Canazei, da corsi d'acqua della zona e da superi dell'acquedotto locale, con quantitativi autorizzati che spesso non soddisfano istantaneamente la richiesta e con costi molto elevati».

Un costo molto elevato comunque lo avrà anche quest'opera, per cui appena due anni fa si prevedeva una spesa di circa 5,6 milioni di euro al netto di Iva, ora saliti a 7: «Siamo comunque riusciti a contenere abbastanza i forti aumenti dei materiali», commenta Dezulian.

Il bacino, in costruzione lungo la statale 73, un paio di km a valle del Passo Pordoi, rafforzerà la rete d'innevamento programmato che ora dispone in tutto di circa 70mila metri cubi di acqua (tramite 4 stazioni di pompaggio): troppo pochi, ha calcolato la società impiantistica, rispetto a un fabbisogno complessivo di 196.698 mc per innevare con uno strato di 50 cm le piste interessate. Ecco il perché dell'invaso, che prevede un sacrificio di 49.600 mq di superficie boscata, pari a 818,4 metri cubi, mentre altri 82,5 mc di bosco cadranno per realizzare lo scarico di fondo. Solo in piccola parte gli alberi abbattuti saranno rimpiazzati alla fine dei lavori, che prevedono il riutilizzo di gran parte del materiale scavato.

Invece, conferma Dezulian, la Sitc spa ha rinunciato alla parte del progetto complessivo che prevedeva la riduzione del laghetto nell'area "Gonzaga" racchiusa tra l'albergo Pordoi e il garnì Gonzaga: il piccolo invaso artificiale, svuotato durante la stagione della neve per permettere il passaggio degli sciatori che si recano alla sciovia "Gonzaga" dalla pista 7-Pordoi e 8-Gonzaga, resterà com'è. Non ci sarà alcun riempimento della conca e il materiale che si prevedeva di riutilizzare qui sarà usato invece per la riprofilazione di un'altra pista della stessa skiarea.

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